Piccoli passi

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Mi sveglio. Fuori è ancora buio. L'unica cosa che illumina tutta camera mia è la luna, e la spia verde sul mio telefono che indica che è carico. Guardo la sveglia. Tre e mezza. Noo, dai! Non voglio svegliarmi ora. Solitamente, quando mi sveglio ad un certo punto della notte senza un'apparente motivo, non mi riesco ad addormentare più. Come fate voi col sonno pesante a dormire fino all'ora di inizio della vostra giornata, senza mai aprire gli occhi neanche per un secondo. Ma d'altronde, sapete anche voi di essere supereroi. Non capisco da chi io possa aver preso questa parte del mio carattere. In teoria, né mia nonna né mio nonno si svegliano così tanto facilmente. Penso neanche Gabriele, né mia madre. Mah, passiamoci su... Sarà una cosa che capirò solo vivendo. Chiudo gli occhi. Uno. Due. Tre. Ma domani siamo sicuri che c'è l'interrogazione? Ma se Gloria non dovesse venire, chi si metterà al banco con me? Domani colazione con latte e biscotti o solo col caffè? Ma se Jacky un giorno scappasse, come potrei fare i volantini di smarrimento? Va bene, cervello, hai vinto tu. Se un giorno dovessi mai smettere di andare a duemila, dimmelo. Voglio essere il primo a saperlo, però. Cambio metà del cuscino. Può sembrare una cavolata (e lo è), ma se prima avevo la testa poggiata sulla metà destra, e lì la mia testa produceva duemila pensieri, cambio metà, dove è scentificamente provato che non penserò a nulla. Allora, la scienza non ha fatto uno studio appropriato, però sono allo scientifico, qualcosa la potrò pur sapere. Comunque, si riprova a dormire. Chiudo gli occhi. Uno. Due. Sette. Aspetta. No. Ricominciamo. Uno. Due. Tre. Quattro. CONTARE NON STA RISOLVENDO ASSOLUTAMENTE NULLA! Con calma. Come diceva la mamma: <<Prima ti calmi, prima riuscirai ad arrivare ad una soluzione razionale>>. Mettiamo in pratica questo consiglio. Mi alzo. Vado due secondi in bagno. Poi scendo in cucina per bere un sorso d'acqua. Ora torno su. Entro in camera. Mi rimetto sotto le coperte, che non so grazie a quale Santo siano ancora calde, e provo a dormire. Guardo l'ora, le quattro. Poi ovviamente il tempo non passa mai. Dai. Devo dormire. Devo recuperare le forze per domani. Susu, cervello, spegniti. Ora, dai. Spegnimento tra: uno, due, tr...
DRIIIIIIN
Ecco qui. Ora ecco l'ora giusta.
<<Buongiorno cucciolotto.>> Mi dice la nonna, in piedi di fronte a camera mia. Di solito , la mattina, non viene fino in camera mia. Ci salutiamo sempre in cucina. Speriamo non sia successo nulla.
<<Buongiorno>> Dico con la solita voce di uno che si è appena svegliato (e che già non ne può più di questa giornata).
<<Alzati, presto. Oggi non accetto scuse. C'è una visita speciale!>> È troppo entusiasta. È così felice solo quando viene a trovarci Gabriele. <<Tra una decina di minuti arriverà tuo padre!>> Lo sapevo.
<<Grazie per il preavviso. Vado a prepararmi e a non farmi trovare qui. Baci, nonna.>> Mi alzo, mettendoci il meno possibile per prepararmi ed evitare di incontrare Gabriele. Impiego sette minuti. Nuovo record!
<<Ci vediamo... Ci vediamo! Vi voglio bene.>> E adesso, solito messaggio a Gloria
Io: Oggi è QUELLA giornata. Posso venire da te, vero?
Le arriva il messaggio. Dopo qualche secondo, mi scrive qualcosa. Cancella. Riscrive.
Gloria: Ma secondo te, IO, la tua MIGLIORE AMICA, ti lascio in quel mucchio di PAZZI?! Ma non lo auguro neanche al mio peggior nemico.
Io: Grazieee. Baci baci.
Le mando uno sticker con i cuoricini perché uno sticker salva la situazione sempre e comunque (anche questo è scientificamente provato). Eccomi al bar. Mezz'ora prima di entrare a scuola. Da solo. Mi dirigo verso il bancone.
<<Un cornetto al cioccolato, grazie.>> Chiedo alla barista. Me lo da subito. La cosa bella è che non c'è nessuno, e con questa calma posso ancora ripassare filosofia. Mi metto a un tavolo con due sedie. In una mi ci siedo io, l'altra la uso per poggiarci lo zaino. Mangio. Aprono la porta. Mi giro per curiosità, ed entra Federico. E adesso? Non posso farmi vedere qui. Sembra lo stia stalkerando. Non lo sapevo neanche. Poi sarò sicuramente fatto di cioccolato, ma se mi pulisci velocemente noterebbe che mi sto pulendo di corsa perché è entrato lui (poi mi si irriterebbe anche la pelle). Va bene. Calmiamoci tutti. Guardo gli appunti, poi lui, poi gli appunti. Guardo gli appunti. Guardo gli appunti.
<<Ehi, ciao.>> Sento la sua voce usignola calma e pacata, certamente non sta urlando. Quindi è vicino a me. Perfetto. Ho il controllo della situazione. Non è vero. Facciamo finta di sì. Meglio rispondergli, direi che è buona educazione.
<<Ciao. Federico, giusto?>> Che domanda stupida. Speriamo non la prenda male.
<<Si, bravo. Bella memoria.>> Mi risponde sorridendo. È un buon segno, credo. Non lo so. Si è messo a guardare il mio quaderno. Per fortuna ho una scritura bella <<Che stai ripassando?>>
<<I tre filosofi miglior che siano mai esistiti al mondo. Oggi la professoressa interrogherà, e sono sicurissimo che farà il mio nome.>> Rispondo con molta fluidità. Sto migliorando, dai.
<<Se vuoi, dato che siamo tutti e due qui come due scemi a mezz'ora dall'inizio delle lezioni, puoi ripeterla a me.>> Mi propone lui. Mi sta migliorando la giornata. Posso ritenermi tranquillamente soddisfatto dalla vita. Vada come vada, uno come Federico vuole ripassare volontariamente filosofia con me.
<<Sarebbe utile se mi facessi delle domande così da non avere ansia davanti la professoressa.>> Colgo la palla al balzo. Si sta sedendo. Non stava scherzando allora. Già un passo avanti. Si è preso il mio quaderno. Autoritario, devo ammettere. Lo sta sfogliando, e sta sorridendo. È un buon segno o no. Devo fare una foto a sgamo da mandare a Gloria. Mi metto il telefono davanti, apro la fotocamera, faccio finta di sistemarmi i capelli e gli scatto la foto. La posso mandare. COME SI FA A ESSERE COSÌ CARINII. Adesso, torniamo a quello che dobbiamo fare.
<<Li hai trovati gli argomenti?>> Gli chiedo, preoccupato che non ci stia capendo assolutamente nulla. Provo a essere una persona ordinata, ma non ci riesco sempre sempre.
<<Si, tranquillo. Stavo leggendo un po' il tutto per farti bene le domande. Ti voglio proprio mettere in difficoltà.>> Mi sorride. È sarcastico, mi piace. Provoca pure il giusto. Perfetto. Poi, comunque, da vedere se ci vuole una domanda di filosofia per mettermi in difficoltà. Ci sta già pensando lui. <<Ecco qui. Dimmi allora...>> E passano così cinque minuti, poi dieci, poi venti, poi venticinque. Mi fa una domanda, poi due, arriviamo a cinque e persino a otto. Poi ci accorgiamo dell'orario.
<<Ma guarda che ora si è fatta. Penso che sia proprio ora di andare.>> Ho pensato alla strada che c'era da fare mentre stavo dicendo questo.
<<Bene, allora andiamo. E non avere ansia che sai tutto. E adoro la tua scrittura.>> Mi ha confortato lui. Ma aspetta. Ha usato il plurale. Vuole andare a scuola con me? Direi che vuole decisamente andare a scuola con me dato che prende il mio zaino da terra, gli mette dentro il mio quaderno, lo chiude e me lo passa. Ci incamminiamo. Gloria ancora non mi ha risposto, eppure la foto l'ha vista. Va bene, dai. Sicuramente sclereremo vicino scuola. Dopo un paio di minuti di cammino, in cui abbiamo parlato del più e del meno, vedo Gloria sotto il solito albero. Appena ci vede, sorride e viene verso di noi. Così, dopo i giusti convenevoli, il nostro nuovo trio è entrato a scuola. Le persone parlano, anzi, è meglio dire che le persone bisbigliano. Ma ce ne freghiamo. Io e Gloria stavamo per entrare in classe quando Federico mi chiama.
<<Ludovico, due secondi vieni, per favore.>> Affretto il passo per non perdere troppo tempo essendo che tra un po' suonerà la campanella della prima ora.<<Se mi dai il tuo telefono con Instagram aperto posso mandare la richiesta al mio account, se per te non è un problema.>> Problema? Sta scherzando, vero? È tutto ciò che desideroo.
<<Ma certo, tieni.>> Gli do il mio telefono, lui scrive il suo account e manda la richiesta. Tutto fatto.
<<Ora puoi dirmi come andrà la tua interrogazione.>> Mi sorrise di nuovo, e se ne andò. Abbiamo molto di cui parlare io e Gloria.

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