Un momento personale

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"Sveglia. Colazione. Vestirmi. Lavarmi i denti. Sistemare camera. Uscire. Prassi. Un continuo della solita prassi. Camminare verso scuola. Arrivare. Sedermi. Cinque ore di scuola. Non posso sopportare ancora questo. Ogni tanto vorrei avere un'avventura. Non in termini amorosi, si capisca. Intendo un'avventura che mi stravolga. Che mi faccia vivere un'altra vita, fin quando non diventa prassi pure quella e poi ricambio vita. Voglio vivere quella vita che oggi è sicura e domani può essere da tutt'altra parte. Voglio vivere oggi sulla vetta dell'Everest domani su una palafitta in mezzo all'Atlantico. Voglio essere felice. Qui non lo sono. Non riesco a parlarne con Gloria, però. Non voglio appesantirla con tutte le mie chiacchiere. Infatti scrivo. Scrivo lettere a me stesso. Mi sfogo così. Mi sfogo parlando a un me futuro che leggerà questo e avrà passato tutto. La scrittura è la mia terapia. Posso scrivere di vivere con la mia anima gemella nella nostra villa a due piani a palm spring con la nostra principessina che gira per casa e ci chiama papà. Posso essere chiunque io voglia. Io amo scrivere. Amo scrivere lettere a me stesso, lettere per gli altri, temi scolastici, articoli per il giornalino. Posso gestire tutto io. Ho il pieno controllo di quello che devo fare. Nessuno mi dice <<Fallo così>> <<Così è meglio>> <<Ma seriamente stai scrivendo tutto ciò?>>. Sono io. Io mi giudico. Nessun'altro. Non passi il messaggio che io non accetti le critiche. Semplicemente non le voglio. Si dice di accettare le critiche, quelle costruttive però. Ma chi fa questo tipo di critiche al giorno d'oggi? Ormai, la maggior parte della popolazione è soggetta all'invidia, che è causa di critiche offensive. Le critiche offensive feriscono, gli invidiosi vogliono ferire. Non gli interessa che tu sia felicissimo del tuo lavoro e che tu li supporti, mireranno sempre a distriggerti. Sono sicuro che se un invidioso leggesse questo direbbe <<Ma ce la smetti di essere così vittima? Mamma mia, non ti sopporto più. Fai venire il latte alle ginocchia.>>. Eh va bene dai. Ormai sto scrivendo tutto ciò. Nessuno lo leggerà. È tutto per me. Ho bisogno di questo spazio mio. Solo mio. Nessuno può contaminarlo. Qui posso parlare dei miei problemi, e nessuno può minimizzarli. Posso parlare del mio rapporto col cibo, della se mancanza di mamma e di Vanessa, dell'ansia, della stronzaggine di Gabriele, della mancanza di amore nella mia vita. Di questo, però c'è da riparlarne. Grazie a Gloria ho conosciuto questo ragazzo. Ceh, nel senso, so solo il nome. Però meglio di niente. Chissà se ho trovato l'altro papà di Federica (nome del tutto provvisorio di mia figlia) o è solo una cotta passeggera."
Piego il foglio in quattro. Scrivo il mio nome, sotto la data, sotto ancora un mini titolo. Poso la lettera ultimata nella pila del primo cassetto della mia scrivania. Ora si inizia a studiare Dante.

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