Capitolo uno

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Era una di quelle giornate in pieno inverno,sapete,una di quelle giornate in cui il tempo sembra capirvi,come se volesse dirvi" non sei l'unica ad essere spenta" ,quasi a volervi confortare . Forse è quello di cui lei aveva bisogno: conforto,da qualcuno che la capisse. Lei era proprio come il cielo in quel momento : triste,scura,fredda,insicura,pungente; ma c'era una differenza fra lei ed il cielo : il cielo cambiava giorno dopo giorno,mentre lei,da tre anni a questa parte, era sempre la stessa. Forse era per quello che le persone la evitavano,forse erano spaventati dal suo stile spento e macabro,definito " strano" .

Poco le importava,quel suo modo di vestire,le piaceva ed era intenzionata a tenerlo con se,era parte di se,era ciò che era. Certo,per lei era straziante essere isolata ed essere sempre la ragazza depressa e stramba del posto,ma lei,continuava,imperterrita,ad essere del parere che la gente : o ti accettava per quella che eri o fingeva che tu non esistessi,fino ad allora le persone avevano preferito la seconda opzione. Lei continuava la sua vita " normale" e sedentaria,trascinando quel chiodo fisso su di se.

-Neveah,tesoro,sei pronta?- chiese suo padre aprendo la portiera del veicolo.

Non rispose,si limitò ad annuire. Pronta o meno,doveva affrontare, a testa alta,quell'ultima settimana di scuola.

Frequentava l'ultimo anno del liceo artistico,gli studenti e le studentesse di quel posto non le piacevano per nulla,o forse non le piacevano le persone in generale. Le ragazze erano ingenue,si lasciavano abbindolare dai ragazzi,che diventavano sempre più pieni di se,diventando le loro sgualdrine,i loro burattini. Tutto quello le faceva rivoltare lo stomaco. Lì tutti erano particolarmente gioiosi,soprattutto verso la fine dell'ultimo semestre,ma erano allo stesso tempo irascibili. Lei lasciava che gli infuriati sfogassero le loro collere,il loro dolore su di se,ma nonostante tutto,lei taceva,era sicura di meritare quel dolore.

Lei e la vita terrena,o in generale,non erano mai andate d'accordo,erano l'una l'opposto dell'altra come: il sale e lo zucchero,il fuoco e l'acqua,il sole e la luna,il giorno e la notte.

Il nome di quella ragazza era Neveah Collins,forse quest'ultimo era l'unica cosa che le piacesse,l'unica cosa che non la irritasse di se stessa. Era bassina,i suoi capelli erano corti fino alla spalla,con una frangia che arrivava fino alle sopracciglia ed essi erano di un nero simile al petrolio. Infine c'erano i suoi occhi, beh..Essi erano alquanto particolari,motivo,spesso,delle risate e dei bisbigli delle persone. Possedeva l'occhio sinistro di un marrone chiaro,simile al miele ma piuttosto lontano da esso mentre il colore dell'occhio destro aveva lo stesso colore del ghiaccio,azzurro,quasi bianco. Erano la sua condanna.

Suo padre fermò l'auto dinnanzi a quel vecchio istituto,vecchio e rovinato con gli anni e dalla poca civiltà degli studenti,compresa la sua. Spesso si " divertiva" a scrivere i suoi pensieri sui muri dei bagni,come sfogo.

Osservò davanti a se ed il cuore iniziò a martellarle nel petto,non perchè fosse innamorata. Lei odiava l'amore,lo disprezzava,lo travava rivoltante,credeva che fosse stato creato da Dio per indebolire il cuore e la mente umana.

Il suo cuore accellerò notando Mike ed i suoi " amici" che,probabilmente, la attendevano all'entrata principale. Mille idee frullarono nella sua mente, voleva capire perchè lui fosse lì ad aspettarla,dopo tanto tempo.

-Nev,tesoro,sono tuoi amici?-chiese il padre osservando i ragazzi.

-Ehm..si,suppongo-mentì con un filo di voce. Non voleva confessare ciò che viveva quasi ogni giorno,sarebbe scoppiata,metaforicamente,una bomba e sarebbe rimasta ancora più sola.

Il padre della ragazza fece un enorme sorriso-Finalmente!-esclamò-Sono così fiero della mia bambina!-l'abbracciò felice. Neveah,a quel contatto,si sentì disgustata e delusa. Delusa dalla cecità del padre dinnanzi all'evidente menzogna,forse non conosceva abbastanza la sua stessa figlia da saper distinguere la verità dalla bugia. Era disgustata da quella sottospecie di abbraccio,che lei,prettamente,non ricambiò. Odiava gli abbracci,le cose dolci,le facevano arrivare il sangue al cervello. Lei non era in grado di abbracciare,ci aveva provato ma con scarsi risultati. Non aveva più abbracciato nessuno dopo sua madre, suo padre questo lo sapeva,ma da tredici anni a questa parte si ostinava ancora a provarci,irritandola.

Nevah sciolse l'abbraccio e,senza emettere alcun suono,scese dall'auto e si diresse verso l'entrata,determinata a fingere di non vederli.

-Neveah-sussurrò Mike con voce profonda,facendola sussultare.

Can you fix the broken?Where stories live. Discover now