Capitolo 4

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"Ali..." mi chiama Raquel.
"Sto bene, ho solo una brutta sensazione, adesso mi passa" le dico io mentre guardo fuori dal finestrino. È così, c'è qualcosa che mi turba da quando ho messo piede in quel carcere e non riesco a fare a meno di pensarci. Non so spiegarmi cosa sia, so solo che c'è, è lì.
"Che cosa c'è che non va?" mi guarda spostando per qualche secondo gli occhi dalla strada a me, ha deciso di guidare lei, io non sono in condizioni di farlo non tanto per la nausea perenne, ma perché la mia testa sta macinando informazioni e pensieri incessantemente e la mia soglia dell'attenzione è drasticamente calata.
"Non lo so, ho solo voglia di passare del tempo con te, possiamo farlo senza parlare di queste cose?" le chiedo. Lei annuisce, il suo sguardo però resta pensieroso, ma io fingo di non farci caso.

Un'ora dopo stiamo parcheggiando nel vialetto di casa nostra, stanche dopo questa giornata che, sebbene non sia stata faticosa, è stata intensa.
"Mami" esclama Victoria correndo fra le braccia di Raquel non appena varchiamo la soglia.
"Hola preciosa, como estas?" le chiede Raquel, la piccola le sorride dandole un bacino sul naso e ignorando completamente la domanda, poi tende le braccine verso di me che la accolgo in un abbraccio perdendomi nel profumo dei suoi capelli corvini.
"Mamma bella" mi dice accarezzandomi con la sua piccola manina. Lo dice sempre quando mi vede triste e io le sorrido perché non posso fare altro.
Raquel congeda la babysitter che ogni tanto ci aiuta fin da quando Vì era molto piccola e, finalmente, rimaniamo sole. Paula è nella sua stanzetta immersa nei compiti, così ci sediamo sul tappeto insieme alla più piccola e prendiamo il the delle principesse insieme. Victoria si è fissata con questo rituale quando l'ha visto in Grey's Anatomy qualche mese fa e non c'è stato verso di farle saltare questo appuntamento nemmeno per un giorno. Mentre bevo the immaginario e guardo la donna che amo giocare con mia figlia, mi sento improvvisamente calma, per qualche secondo sento la mia preoccupazione alleviarsi nonostante questa non pensi minimamente di lasciarmi.
"Voglio stare con te Raquel, voglio farlo per bene" le dico. Lei mi guarda sollevando un sopracciglio mentre addenta un buonissimo biscotto invisibile che le porge Victoria.
"Mmm è squisito – dice masticando, poi si volta verso di me – che cosa significa questo?" mi domanda.
"Significa che io ti voglio sposare, voglio farlo il prima possibile" le dico sentendo che in parte questa è la verità, cioè lo è completamente, non solo in parte, lo è perché io voglio davvero vivere il resto della mia vita a sistemare il tubetto di dentifricio che lei preme sempre a metà e voglio riaccoppiare tutti i calzini che infila sempre separati nei cassetti e voglio spegnere la sua sveglia ogni mattina sbuffando perché lei non la sente e voglio tutto quello che stare con lei mi ha insegnato ad amare nonostante prima fossero cose che non sopportavo. Però non capisco perché in questo momento io lo voglia con tutta questa fretta, come se questo fosse il mio ultimo giorno al mondo. Forse quella che stiamo vivendo è davvero la quiete prima della tempesta, non lo so, ma se c'è una cosa che so è che qualunque cosa accada io voglio affrontarla con la mia famiglia.
"Per caso questo è il tuo di tentativo per chiedermi di sposarti?" sogghigna lei riferendosi a ciò che le ho detto in macchina, ma io sono serissima.
"No Raquel, non è un tentativo. – dico alzandomi e raggiungendo la piccola scatola di legno che giace appoggiata su una delle mensole del soggiorno, ne estraggo una minuscola scatolina di velluto bianco e torno verso di lei – Alzati. – le dico, lei mi guarda spaesata e io le accenno un sorriso tendendole una mano per aiutarla a raggiungermi, non appena lo fa inizio a parlare – Sei la persona più insopportabile che io conosca, sono settimane che conservo questo anello nell'attesa del momento perfetto per chiederti di passare il resto della tua vita con me, ma se c'è una cosa che ho capito di te è che tu hai un tempismo terribile e con le tue paranoie rovini sempre tutto, ma è anche per questo che ti amo così tremendamente tanto. In fondo con te il momento perfetto non esiste, con te il momento perfetto è l'adesso, il qui, l'ora... – dico con sicurezza, poi riprendo a parlare mentre mi inginocchio – per questo Raquel ti chiedo di sposarmi così, in ginocchio nel nostro soggiorno con Victoria che prepara the immaginari e Paula che studia, te lo chiedo in una delle nostre tipiche serate senza programmi che finiranno con una notte nel lettone in quattro nonostante forse sarebbe più giusto passarla a fare l'amore, te lo chiedo nella nostra meravigliosa vita imperfetta che non potrebbe essere più perfetta di così: Raquel, mi vuoi sposare?" la guardo e vedo le sue labbra arricciarsi nella sua solita smorfia, poi si lascia cadere sulle ginocchia e mi prende il viso fra le mani unendo le nostre labbra umide e salate delle sue lacrime.
"Questo è un sì?" le chiedo.
"Alicia, è sempre stato un sì, prima ancora che ne fossimo consapevoli entrambe, è un sì dai tempi dell'Accademia" mi sorride porgendomi il dito su cui faccio scivolare l'anello. E io so che è vero. Non riesco a crederci, mi sento talmente felice che, improvvisamente, quella brutta sensazione mi abbandona completamente. Bastava così poco per essere felice. A me bastano loro.
Amo Raquel dal primo giorno, il mio cuore l'ha amata prima che la mia mente potesse accettare di farlo, l'ho amata da vicino e da lontano, l'ho amata ogni giorno della mia vita anche quando lei era di qualcuno che non fossi io, l'ho amata quando l'ho odiata, l'ho amata quando mi sono sentita sola, l'ho amata in tutti i più piccoli attimi che compongono la mia vita. E so che la amerò fino a che non esalerò il mio ultimo respiro, lei è il senso di ogni mio giorno, di ogni respiro. E non c'è nulla al mondo che io desideri più di poter trascorrere il resto della mia vita al suo fianco.
"Vi sposate?" ci chiede Paula comparendo dietro al divano.
"Sì amore, mamma me lo ha appena chiesto" le sorride Raquel.
"Era ora ma, non ti sopportavo più" ride lei guardandoci per poi girare intorno al divano e abbracciarci.
"Cosa significa?" domanda Raquel scompigliandole i capelli.
"Lo abbiamo scelto insieme e tutti i giorni mi chiedeva come fare per dartelo, era diventata noiosa" sbuffa Paula e io la bacio sulla fronte.
"Hai reso Paula complice? Sei perfida" mi sgrida.
"Se solo tu sapessi stare zitta ogni tanto" dico io riferendomi al discorso che abbiamo affrontato in auto mentre andavamo a Cruz del Norte.
"Non sarei io" afferma lei e so che ha terribilmente ragione.

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