Capitolo 15

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Macarena guarda Zulema. Zulema guarda Macarena. Noi guardiamo loro. In questo giardino cala un silenzio assordante, l'unico rumore in sottofondo è quello dei grilli.
"Beh? Dì qualcosa no?" sbuffa Zulema mentre Maca rimane impassibile con la bocca spalancata. Per un attimo immagino di vederla voltarsi e scappare via distruggendo la magica favola che si stava creando. Poi però sorride, non dice nulla ma sorride.
"Era ora!" esclama avvicinandosi alla mora e raccogliendole il viso fra le mani per poi lasciarle un bacio delicato sulla punta del naso - Ti amo anche io Zulema" le sussurra e un piccolo sorriso si fa spazio sul volto di mia sorella. E sul mio. Nello stesso istante, lo stesso sorriso. Era così quando eravamo bambine, ci bastava che una di noi fosse felice e finivamo per sentire entrambe la stessa emozione.
"Cosa ci aspetta ora?" chiede Zulema guardando Raquel.
"Domani ci godiamo il tempo con le ragazze senza pensare a nulla, d'accordo? Poi da lunedì inizieremo a preparare il processo con Alma" le risponde mia moglie con sguardo sicuro. Abbiamo stretto un patto silente: sarà lei a seguire la fase preparatoria, io non sono lucida, non abbastanza. Per tutte noi è personale, ma per me un po' di più.
"Okay" risponde Zulema. Prima che possa nuovamente calare il silenzio, mi inserisco nella conversazione.
"Resterai qui Zulema, chiaro? Non andrai da nessuna parte. Non puoi andare via di nuovo. Le bambine hanno bisogno di te, Raquel, Maca, le ragazze, tutte hanno bisogno di te. Io ho bisogno di te" le dico iperventilando. Mi sento soffocare così Zulema si alza per poi piegarsi sulle ginocchia proprio di fronte a me, mi prende il viso tra le mani e parla.
"Qualunque cosa accada, non mi perderai habibi, ovunque io sia, questa volta resterò con te. Chiaro? Non mi perderai Alicia, mai. Succeda quello che succeda" mi dice fissando i suoi occhi nei miei che, senza controllo, si fanno scappare lacrime amare, lacrime di paura. Scuoto la testa sconvolta.
"Zulema sei tutto quello che mi resta di noi, credevo di averti persa e ho convissuto con quel dolore per tutta la vita, ma ora che ti ho ritrovata non posso affrontare un'altra separazione, non posso" le dico in preda al panico. Raquel mi posa una mano sulla gamba e io istintivamente la copro con la mia.
"Sarò con te. Te lo giuro" mi dice baciandomi la fronte. Nascondo il naso fra i suoi capelli inspirando il profumo della sua pelle e solo ora capisco che tornare a casa non è stata la fine dell'incubo dell'ospedale, ma l'inizio di un nuovo terribile momento: quello del dubbio. Riusciremo a vincere? Oppure il giudice mi porterà di nuovo via la mia sorellina?
"Ora basta pensarci. Per due giorni facciamo finta che sia tutto normale e che non ci sia un processo a breve, vale?" parla Macarena.
"Vale" le sorride Zulema lasciandole un delicato bacio sulle labbra.

Il resto della serata sfugge senza che ce ne accorgiamo. Parliamo, ridiamo, fumiamo, beviamo vino e io, in cuor mio, spero che le mie figlie dormano tutta la notte perché ho intenzione di fare l'amore con mia moglie dopo tanto tempo.
Ci congediamo da mia sorella e dalla bionda, che a giudicare dall'impazienza che avevano di allontanarsi, non devono avere piani troppo diversi dai nostri. Sorrido al pensiero della donna in cui si è trasformata la mia innocente sorellina, quella pelle ed ossa che cercava la mia approvazione per qualunque cosa e si sentiva insicura a ogni passo. Ora quella bambina è una donna coraggiosa, carismatica, determinata e sorprendente ed io non posso che essere orgogliosa di lei nonostante tutto.
"Sono stravolta" mi dice Raquel non appena varchiamo la soglia della nostra camera. Muove qualche passo per entrare nel bagno ma io la afferro per un polso e la trascino a me facendola voltare. I nostri naso si sfiorano.
"Eh no" le dico. Lei corruccia la fronte guardandomi negli occhi, poi porta lo sguardo prima sulle mie labbra e poi nuovamente nel mio. Inclina leggermente la testa di lato e vedo le sue pupille dilatarsi. Sorrido mentre mi avvicino delicatamente a lei unendo le nostre labbra in un tocco delicato che subito si intensifica. Le nostre bocche si divorano, le nostre lingue si ricorrono, le nostre mani sfiorano i nostri corpi privandoci immediatamente dei nostri vestiti. La spingo sul letto e salgo a cavalcioni su di lei fiondandomi sui suoi seni nudi. Stuzzico con la lingua i suoi capezzoli mentre le sue mani sono già fra i miei capelli accompagnandomi nel percorso di baci che dal suo seno mi porta all'elastico delle sue mutandine passando per l'addome che riempio di baci umidi. Sollevo lo sguardo e Raquel è già in trance, così le sfilo rapidamente gli slip e, in un secondo, la mia lingua sfiora la sua apertura assaporandola.
"Dio quanto mi sei mancata" mi dice mentre, con una lentezza quasi dolorosa, la stimolo e scivolo in lei fino a portarla all'orgasmo rapidamente.
"Anche tu" le sorrido baciandola e mischiando il sapore del suo piacere a quello dei miei baci. Con un movimento fulmineo inverte le posizioni trovandosi a cavalcioni su di me e incastrandomi con la schiena sul materasso.
"E tu saresti quella che i dottori definiscono ancora in convalescenza?" le chiedo sollevando un sopracciglio.
"Taci" mi risponde chinandosi su di me e baciandomi con passione. Mi morde il labbro inferiore mentre la sua mano scivola lungo il mio corpo fino a raggiungere la mia apertura pronta ad accoglierla. Non mi lascia il tempo di capire, mi morde il lobo dell'orecchio e mi bacia il collo fino a farmi perdere completamente il controllo poi, in un attimo, scivola in me. Trova il punto che mi fa raggiungere l'apice del piacere e spinge ritmicamente, con passione e violenza, fino a farmi abbandonare completamente a lei con il suo nome sussurrato sulle labbra come ormai siamo abituate a fare da quando ci sono le bambine in casa con noi.

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