Capitolo 12

58 9 10
                                    

"Mi perdoni ispettrice Sierra, se ho capito bene mi sta dicendo che la detenuta Zahir, ben nota per i problemi che ha sempre dato in ognuna delle carceri in cui è stata rinchiusa, è dentro per un errore giudiziario? Lo escludo nella maniera più assoluta" afferma il giudice Martinez, un uomo sulla cinquantina noto per la sua capacità di riconoscere che le situazioni possono cambiare, a differenza di alcuni suoi colleghi che credono che le loro parole siano oro colato.
"No vostro onore, Zulema Zahir ha commesso due omicidi e questo non è in discussione, ma durante il suo processo non è stata interrogata nemmeno una volta e il suo avvocato non vi ha presentato questa relazione psichiatrica da cui si evince che Zulema era terrorizzata da quell'uomo e da sua madre per quello che ha dovuto subire a causa loro." rispondo io ormai sicura di me, Alma è accanto a me pronta ad intervenire.
"Non è un buon motivo per uccidere" risponde il giudice.
"No, ma per difendersi sì" sorrido e così dicendo appoggio sul tavolo di fronte al giudice un foglio bianco con poche righe. Il giudice Martinez vi posa sopra gli occhi e, nel leggere, li sgrana.
"Non è possibile" esclama. Quella che ha di fronte è una lettera che scrisse Zulema a sua figlia Fatima nella quale racconta per la prima volta a qualcuno ciò che ha vissuto dalla mia partenza, anche se di me non parla.
"È stata una sposa bambina molestata e abusata per sei anni, ha partorito una bambina che le è stata strappata e nulla di tutto questo è messo agli atti?" chiede il giudice. Io scuoto la testa.
"D'accordo, alla guarigione Zahir tornerà a Cruz del Norte in attesa del processo in appello, chi la seguirà?" domanda Martinez.
"Io, ma Zulema non è nelle condizioni di rientrare a Cruz del Norte, è troppo pericoloso e dopo la perdita della figlia ha smesso di difendersi. Chiedo che possa attendere il processo agli arresti domiciliari presso la dimora della sorella" attacca Alma.
"È fuori discussione" scuote il capo il giudice.
"Sarà sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro, la sorella è una persona fidata e anche la sua famiglia" continua Alma.
"Dove si trova la casa?" chiede il giudice accigliandosi.
"A Madrid, vicino all'ospedale" risponde l'avvocato.
"E come ho la certezza che la sorella non sia una delinquente e non permetta che Zahir scappi? In fondo ci ha già provato più volte" l'espressione del giudice è indecifrabile.
"Zulema è mia sorella, la voglio fuori di lì in maniera onesta giudice Martinez" esclamo finalmente io. Il giudice spalanca lo sguardo e lo posa su di me, io sollevo le spalle e lui si passa una mano sul viso.
"Vale, accordato, ma se il processo stabilirà che deve tornare dentro, tornerà dentro" sentenzia lui. Noi annuiamo, sicure che il finale sarà differente.
"Gli altri casi di cui volevate parlarmi?" domanda, io e Alma ci guardiamo, sorridiamo e ci chiniamo recuperando tutti gli altri fascicoli che lasciamo cadere sulla scrivania.
"Da dove vuole cominciare?" chiedo io con ironia.
"Sarà un lungo pomeriggio" sbuffa il giudice e io sorrido.

"Cosa cazzo è appena successo?" chiedo io ridendo istericamente non appena usciamo dall'ufficio del giudice Martinez.
"Hai vinto" mi sorride Alma. Sento l'adrenalina scorrermi nelle vene mentre cammino di fretta per le strade di Madrid. Raggiungo l'ospedale immerso nel buio della notte e solo ora mi rendo conto di aver trascorso così tante ore chiusa in quel tribunale, nella saletta accanto all'aula delle udienze, da aver perso la cognizione del tempo.
"Sei ancora qui?" domando a Raquel quando la vedo su una sedia di plastica accanto alla porta della stanza di Zulema.
"Dovevo sorvegliare Maca, l'abbiamo promesso" mi dice lei. Il suo viso è stanco e provato. Nel giro di poco la sua vita è cambiata, stravolta dagli avvenimenti. E lei si è semplicemente adattata sostenendomi in ogni momento.
"Scusami, so che è pesante e che ti chiedo così tanto. Ma è finita Raquel, abbiamo finito" le dico espirando. Alle mie spalle c'è Alma, Raquel ci guarda perplessa.
"Tua moglie è stata emozionante davanti al giudice, se non fosse la migliore ispettrice e negoziatrice della Spagna, direi che ha una promettente carriera da avvocato. Credimi Raquel, ti saresti innamorata di lei una seconda volta" esclama la mia amica baciando mia moglie sulla fronte. Sono molto amiche, nonostante Raquel abbia sempre pensato che Alma provasse qualcosa per me.
"Che cosa avete combinato?" chiede Raquel guardandomi intensamente negli occhi.
"Sta a vedere" dico io entrando nella stanza di Zulema. Mia sorella giace addormentata nel letto con i capelli neri come l'ebano sparsi sulla federa immacolata del cuscino. Macarena invece è seduta sulla sedia con la testa appoggiata sul letto. Deve sentirmi entrare perché si solleva stropicciandosi gli occhi.
"Ciao ispettrice, speravo che almeno qui avrei dormito decentemente. A cosa devo la sveglia così presto?" mi domanda assonnata. Io taccio e mi avvicino al letto.
"Zule..." chiamo. Lei mugugna e apre leggermente gli occhi.
"Che cosa vuoi?" mi chiede irritata. Una volta appurato che sono entrambe sveglie, Raquel accende la luce.
"E quella chi è?" domanda Maca indicando Alma.
"Lei? Oh beh è una mia carissima amica nonché il vostro nuovo avvocato che vi ha tirate fuori da Cruz del Norte" dico io fingendo indifferenza e sollevando le spalle.
"Cosa?" gli occhi di Maca corrono da me ad Alma per poi posarsi nuovamente su di me.
"Diciamo che io ho solo dato l'assist, il resto l'ha fatto Alicia" sorride Alma.
"Volete spiegarmi?" chiede Maca. Zulema non proferisce parola, si limita a guardarci e a studiare i nostri movimenti.
"Dunque, le cose stanno così: ho promesso a Zulema che l'avrei tirata fuori dal carcere e lei mi ha detto che senza la sua famiglia non sarebbe uscita. Così ho passato giorni e notti ad analizzare ogni singolo dettaglio dei vostri casi, le vostre amiche sono state più semplici e per entrambe ho ottenuto la condizionale, ma voi due siete state più complesse. Mi ci è voluto tempo e anche il grande aiuto di mia moglie ed Alma, ma ci sono riuscita. Zulema, avrai un processo in appello tra un mese perché il tuo caso è stato valutato senza i precedenti che ti hanno portata a compiere gli omicidi e..." inizio a spiegare ma Zulema mi interrompe.
"Io lo rifar..." prova a dire, ma questa volta comando io.
"Zitta! Ora parlo io. L'hai fatto a causa degli abusi che hai subito, del matrimonio precoce, di nostra madre che non ti ha protetta, di Fatima. Altrimenti non l'avresti mai fatto. Sei scappata e sei finita tra le mani di gente che ti ha usata ancor più di prima, ma l'hanno fatto in maniera subdola. Hanno sfruttato te per arrivare ai loro obiettivi e tu eri ancora una ragazzina desiderosa di essere amata. Non eri lucida e non hai saputo difenderti. Le tue tentate evasioni sono state il desiderio di libertà, quella che non hai mai avuto in un'intera vita. Il tuo avvocato precedente non ha proferito parola sul tuo passato, ma noi sì. E per questo, oltre alla collaborazione con la polizia nel consegnarci Karim e Hanbal Hamadi, ti garantiranno, dopo il processo, un anno di condizionale e poi la libertà. Attenderai il processo ai domiciliari, con noi. E non hai diritto di parola su questo. Chiaro?" chiedo. Zulema non risponde, mi guarda con gli occhi che sono ormai fessure.
"È chiaro Alicia. Zulema accetta tutte le condizioni, compreso Hanbal, e ti ringrazia. Per quanto riguarda me?" domanda Maca, posso giurare di vedere un mezzo sorriso mentre pronuncia l'inciso su Hanbal, come se gongolasse all'idea di saperlo fuori dai giochi.
"Tu hai l'udienza domani Macarena. Il carcere non ti ha tutelata quando ce n'è stato il bisogno e a causa loro hai perso tuo figlio, nonché la prova che la tua relazione con Simon era reale. Abbiamo recuperato, grazie a un nostro hacker, tutte le email che ci sono state, anche quelle in cui tu hai detto a Simon che le cose stavano diventando troppo grosse e che non volevi più assecondarlo. E Maca, abbiamo la mail in cui gli dici che sta rubando all'azienda, quella a cui lui risponde minacciandoti. Abbiamo tutto, anche quello che non hai mai detto per tutelarlo. Sarai libera, senza condizionale, semplicemente libera. Domani Alma ti accompagnerà in tribunale invece che a Cruz del Norte, rettificheranno la tua condanna e potrai uscire. Avrai un risarcimento da parte dello stato di duecentomila euro per il danno morale e la scarsità di interesse dell'avvocato d'ufficio che ti è stato assegnato. Abbiamo affittato per te, con una piccola parte di quei soldi, una casetta a trecento metri dalla nostra, in modo tale che tu possa stare vicina alla tua, come la chiami tu? Ah si, socia. Dovrai lavorare, reinserirti nella società e riprendere la tua vita da dove l'hai lasciata. A tal proposito cerchiamo un contabile al commissariato, se sei d'accordo, sarò felice di fare il tuo nome e..." senza che io possa concludere Macarena corre verso di me e mi getta le braccia al collo appendendosi come una scimmia.
"Grazie ispettrice, grazie" esclama e io sorrido.
"Tutto questo perché? Perché lo stai facendo?" mi chiede Zulema.
"Avrei spostato le montagne e prosciugato i mari per te Zulema, dovevo solo sapere che eri ancora qui. Ti avevo promesso che ti avrei tirata fuori e l'ho fatto. Devi reggere a casa con noi solo fino al processo, la scelta era o con me, o in carcere. Ho convenuto che fosse meglio per te stare con noi anche perché là dentro saresti stata sola. Poi potrai prenderti un appartamento, avrai il braccialetto localizzatore e sarai libera di starmi lontana. È solo un mese, poi sarai libera davvero." le dico io con un sospiro di dolore. Lo sguardo di Macarena si posa su di me, ha un misto di compassione e comprensione, ma non voglio questo, così mi volto e raggiungo mia moglie sul ciglio della porta.
"Saray e Rizos?" chiede Zulema.
"Come ho detto, loro avranno la condizionale. Si tratterà di alcuni mesi con i braccialetti, poi saranno libere" dico per poi lasciare la stanza definitivamente richiudendomi la porta alle spalle.
"Vai a casa dalle bambine per favore, hanno bisogno di te. Resto io" mi dice mia moglie.
"No" rispondo semplicemente.
"D'accordo, puoi almeno andarmi a prendere un caffè?" mi chiede allora lei. Io annuisco con la sensazione che mi voglia allontanare, ma non mi oppongo. Mi incammino verso le macchinette solo dopo averle baciato le labbra per un secondo, giusto il tempo di tornare a respirare grazie a quel breve contatto.

RAQUEL'S POV

Non appena vedo Alicia voltare l'angolo, spalanco la porta senza preoccuparmi del rumore.
"Sono stufa del tuo comportamento Zulema, ora basta" dice Macarena prima di incrociare il mio sguardo, per poi lasciare la stanza. La sento accasciarsi sulle sedie di plastica fuori dalla porta, Alma si trova lì di fronte, quindi non mi preoccupo.
"Cosa vuoi?" mi chiede Zulema.
"Verrai a stare a casa mia con le mie figlie e loro non c'entrano nulla in tutta questa storia. Non devono percepire tutto questo odio, Paula ne ha passate tante e Victoria è ancora troppo piccola. Tua sorella sta facendo i salti mortali, non dorme, non mangia, è pelle e ossa. Non posso importi di perdonarla per quello che non ha potuto fare perché è evidente che la tua rabbia ti stia mangiando dentro, ma non permetterò che tutto questo dolore arrivi alle bambine. Esigo rispetto, fingi se non sei in grado di andare oltre e se sei così piccola da rimanere ancorata a un passato che non può essere cambiato, ma in casa mia deve esserci serenità. Non costringermi a farti aspettare il processo là dentro perché sono pronta a farlo. Amo mia moglie e di conseguenza amo e amerò te, ma le mie bambine vengono prima anche di me stessa. Sono innocenti, così come lo eri tu e così come lo era lei. Sono stata dalla tua parte fin dall'inizio, ora tocca a te, per una volta, stare dalla mia" e così dicendo le volto le spalle per tornare fuori da questa stanza senza lasciarle il tempo di rispondermi.
"Cosa le hai detto?" mi chiede la bionda.
"Quello che doveva sentirsi dire, posso comprendere che per lei non sia stato facile, ma non lo è stato nemmeno per Alicia e non si merita tutto questo" affermo io scuotendo il capo e passandomi una mano fra i capelli.
"Sì, è più o meno quello che le ho detto io" sussurra Maca.
"È troppo orgogliosa, ma prima o poi si renderà conto che quel sentimento non sta facendo altro che logorarla, non c'è nulla di male nell'andare avanti" rispondo io.
"E le altre?" domanda ancora Macarena. Alma sorride e si intromette.
"Non avrebbe potuto mai tirare fuori voi e lasciare dentro loro, Alicia non lo avrebbe fatto. Saranno in condizionale anche loro per alcuni mesi, Stoccolma riavrà Cincinnati e piano piano andranno verso la libertà a loro volta" spiega. E io mi sento sollevata. Le cose stanno prendendo la direzione giusta, mi chiedo solo se Zulema sara in grado di non mandare a monte tutto.

* spazio autrice *

Buon weekend a voi. Questa storia la sento dentro, mi sento vicina ad Alicia e in qualche modo anche a Zulema, ecco perché la sto cullando particolarmente. Ho bisogno di sentire bene le emozioni per scrivere.

- Elle 🦂

MitadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora