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I suoni familiari della mia città, Cagliari, riempirono improvvisamente le mie orecchie una volta messo piede fuori dal treno. Il borsone sul braccio era pesante come non mai, la valigia un macigno trascinato lentamente dal mio braccio però il peso più grande è quello che portavo sullo stomaco.
La mia esperienza in uno dei programmi di punta di Mediaset era finita la sera prima e adesso stavo tornando a casa, non la casetta, e ci sarebbero stati i miei genitori ad aspettarmi, non i miei coinquilini occasionali.
Prima di uscire definitivamente dalla stazione sentì l'annuncio per il treno successivo che sarebbe partito da lì a pochi secondi per Roma Termini, pensare che solo sette mesi fa mi trovavo in quella stazione per salirci anche io sembrava quasi surreale. 
Frugai  nelle tasche dei jeans alla ricerca dei miei auricolari bianchi, non c'erano, in compenso trovai una polaroid.
 Sorpresa vidi il mio volto e quello di Alex vicini, girai la foto per cercare qualche messaggio ma non trovai niente solo un piccolo cuore bianco e una piuma. Sorrisi, sapevo che era opera del ragazzo che aveva lasciato non pochi enigmi nella mia vita.

Alex ed io ci conoscevamo prima dell'inizio del programma, non avrei saputo definire il nostro rapporto al tempo e non riesco a farlo neanche adesso. Lo conobbi a Londra, io avevo ricevuto una borsa di studio per un corso di un anno presso la Royal Ballet mentre Alex studiava a Oxford. Per la lontananza e la mia paura di consegnare la mia fiducia a una persona a chilometri di distanza non ci sentimmo più, cancellai il suo numero e non lo cercai neanche su Instagram una volta che entrambi fummo tornati in Italia.
Entrati ad Amici sembrammo aver ristabilito un rapporto d'amicizia e convivenza fino all'entrata della sua attuale ragazza, Cosmary. Decisi di mia spontanea volontà di farmi da parte e lui non sembrò più cercarmi.
Ieri sera nel mio angolo sicuro insieme a lui, però, sembrò che tutti questi avvenimenti fossero solo frutto della mia immaginazione.

Un colpetto dolce sulla spalla mi distolse efficacemente  dai miei pensieri ossessivi, quando mi voltai vidi la ragazza con la quale avevo condiviso tutti gli anni della mia vita. Non molto più bassa di me con folti capelli castani che contornavano il suo viso minuto. Mi rivolse un dolce sorriso che mi fece sentire a casa, facendone allargare uno assai ampio sul mio volto. L'abbracciai di getto, senza pensare alla valigia che si sbilancio e cadde a terra producendo un rumore sordo, era mancata così tanto la sua presenza all'interno della casetta che mi sembrò surreale averla lì davanti a me. Rotto l'abbraccio feci due passi indietro per osservarla meglio e con mia sorpresa in queste due settimane la ragazza che conoscevo era scomparsa e sul suo volto vi era dipinta una così nuova persona per me che mi venne da ridere.
Aveva tagliato i capelli, cosa che avevo programmato anche io di fare nei giorni successivi, ed il suo portamento era diventato molto più maturo e sicuro di sé stesso. 

<<Giulietta eh? Che mi dici?>> Rise la ballerina che a differenza mia era stata convocata dalla Scala di Milano per interpretare Giselle. <<Sono uscita ed è così strano ma comunque piacevole allo stesso momento, un po' un ossimoro.>> Esclamai ridendo. L'ossimoro era una delle figure di significato che avevo appreso durante il mio percorso ad amici, me l'aveva insegnata Alex e avevo compreso che avrei potuto adattarla a molte situazioni della mia vita.
<<Sono pienamente d'accordo, penso di essermi sentita come te una volta fuori e ti devo dire che la parte più bella è appena iniziata.>> Era strano perfino per me vedere Carola ottimista nei confronti della vita, era sempre stata pessimista fin da quando era bambina. Arrivammo davanti alla sua piccola auto bianca, quell'automobile conteneva quanti più ricordi possibile. Io e Carola eravamo solite a passarci interi pomeriggi, girovagando per Cagliari senza metà solo con la radio al massimo cercando di sovrastare la musica con la nostra voce.

Arrivammo nel paesino dove abitavamo entrambe, Salergius, in pochi minuti e con stupore potei notare davanti la porta di casa mia entrambe le nostre famiglie riunite, in attesa del nostro ritorno. Scesi dall'auto, senza recuperare la valigia, fiondandomi tra le braccia accoglienti e famigliari dei miei genitori, mia madre pianse sulla mia spalla mentre mio padre, che piangeva raramente davanti ai suoi figli, mi accarezzava dolcemente i capelli. 
Dietro di loro a braccia conserte scorsi Edoardo, mio fratello maggiore, che si asciugava con un dito una lacrima che era sfuggita al suo controllo. Non appena si accorse che lo stavo guardando si ricompose e mi sorrise, non potei far a meno di ridacchiare per poi ricambiare.
<<Sei stata bravissima tesoro, siamo così orgogliosi!>> Mia madre mi prese le guance nelle mani sorridendomi con le lacrime che le bagnavano il volto. Lasciai un bacio ad entrambi i miei genitori per poi sorpassarli ed abbracciare la persona che all'interno della mia famiglia mi era più vicina, mio fratello. Mi strinse a sé, alzandomi di qualche centimetro da terra, e potei sentire le sue lacrime calde scendere lungo il tessuto della mia maglietta. Una volta che ci fummo allontanati asciugai le sue guance con un pollice, che lui scansò con una mano come se fosse un moscino facendomi ridacchiare. 
<<Ma con Alex? Devi dirmi qualcosa?>>

LUCE// Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora