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VIOLENZA DOMESTICA, VERBALE E PSICOLOGICA, ATTACCO DI PANICO, OMICIDIO

-Dove credi di andare? Ti ho detto di fermarti!

Il silenzio che aveva regnato nella casa fino a quel momento venne squartato da un urlo impetuoso della donna, la quale sembrava non essere più in sé.

Il suo viso lasciava trasparire un profondo disprezzo nei confronti di sua figlia, che aveva fatto appena in tempo a nascondersi dietro il divano, cercando di sfuggire alla sua furia accecante e al suo odio incontenibile, che si stavano manifestando con azioni violente, fuoriuscendo in tutta la loro devastante intensità.

Sua madre era come un vulcano di sentimenti repressi, covando dentro di sé emozioni nocive che si era sempre proposta di nascondere, nella certezza che un giorno sarebbero finalmente esplose in uno scoppio talmente potente da distruggere completamente colei che credeva fosse responsabile, insieme a quel fannullone di suo padre, di tutte le sue disgrazie, colpevole di aver reso la sua vita terribilmente infelice, il suo presente insulso e patetico, il suo futuro rovinato.

La sua nascita era stata un errore, un evento spiacevole che lei non avrebbe mai voluto che accadesse, perché per colpa sua era diventata così.

Ogni volta che si guardava allo specchio, non poteva fare a meno di notare le profonde e scure occhiaie che le contornavano gli occhi stanchi e spenti, il grigiore della sua pelle, costellata da molteplici rughe, segno inevitabile della sua vecchiaia.

Il suo corpo, fiacco e denutrito, stava per cedere ai ritmi frenetici con cui lavorava, solo per mantenere e sfamare quella bocca ingorda di sua figlia, visto che non sembrava avere la minima intenzione di andare a cercarsi un modo per guadagnarsi da vivere, prendendosi ovviamente lei a suo carico.

Era stanca di lavorare, adesso voleva solo vivere a sue spese e condurre una qualità di vita migliore, che credeva di meritarsi sul serio, dopo aver vissuto nella miseria e nello squallore fino a quel giorno.

Lo sguardo della donna, intriso di veleno, vagava per l'intero salotto, in cerca della sua preda, che sapeva non avrebbe potuto nascondersi al meglio, essendo il loro appartamento molto piccolo e quasi privo di locali e mobili.

Di conseguenza sarebbe riuscita a trovarla molto presto, in men che non si dica, ponendo finalmente fine alla sua inutile corsa per darle una bella lezione, che si meritava per aver assunto un atteggiamento ribelle e sfrontato ultimamente, come se non avesse più paura di sua madre e assolutamente nulla da perdere.

Era giunta l'ora di attuare una vendetta nei confronti di quella ragazzina, aveva decisamente bisogno di essere rimessa in riga.

Chaeyoung si era accovacciata contro il divano, nel tentativo di riprendere fiato e calmare il battito del suo cuore, che riusciva a sentire perfino nelle orecchie, dove stava rimbobando a un ritmo velocissimo e irregolare.

Poteva già avvertire il principio di un attacco di panico, uno di quelli che si manifestava nella sua forma più grave e che non le capitava da un po'.

Le faceva terribilmente male il petto e le sue mani avevano cominciato a tremare senza che la ragazza potesse cercare di riprendere il controllo del proprio corpo, che sembrava di essere sul punto di crollare.

La sua gola era diventata così secca che non credeva di essere più in grado di respirare e aveva timore che di lì a breve avrebbe perso conoscenza a causa della mancanza di ossigeno, dovuta a una condizione di asfissia.

Lacrime di dolore avevano iniziato a scendere inevitabilmente dagli occhi spaventati di Chaeyoung, che in quel momento si sentiva come paralizzata e incapace di compiere qualsiasi movimento, tenendosi entrambi le mani sul petto e pregando che sua madre non si sarebbe accorta di nulla, trovandola in quelle condizioni, altrimenti l'avrebbe punita ancora più severamente, come era già successo molte volte in passato.

where's my love // michaengDove le storie prendono vita. Scoprilo ora