Capitolo 9 - I ricordi di Urian

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Guardai con odio il mistico.

Lui si avvicinò, mi diede una pacca sulla spalla, mi disse: "ecco il mio ragazzo! aggrappati a questa rabbia, usala! Sopravvivrai alla procedura, non ti frantumerai come loro", si piegò sul mio orecchio con mia somma gioia, "a dire il vero, per essere soldati dell'Imperatore si sono rivelati piuttosto fragili".

Allungai di scatto le braccia intorno al suo collo. Il movimento fu scomposto e poco fluido, ma mi aggrappai forte, perché quando arretrò rimasi agganciato a lui. Il mio corpo cadde dal lettino trascinando a terra anche lui.

Gli morsi il collo. Stracciargli la giugulare con i denti non sarebbe stata la mia prima opzione, ma ne avevo vagliate tante e non mi erano sembrate altrettanto efficaci, o soddisfacenti. Forse nel buio alla fine ero impazzito davvero.

Quando i suoi scagnozzi mi trascinarono via dall'alchimista gli avevo strappato un bel pezzo di pelle. Mi rimisero sul lettino strinsero le cinghie intorno alle gambe e al petto, ma ormai non aveva più alcuna importanza. Non sarei riuscito nemmeno ad alzare un dito. Inghiottii il pezzo di pelle con fatica, mi leccai le labbra, erano carta vetrata, ma il sangue umido aveva un buon sapore.

Non appena il mistico tornò in sé, lo vidi riemergere nel mio campo visivo, aveva i capelli arruffati e si premeva il suo fazzoletto bianco sulla gola. Si avvicinò puntandomi il dito contro e sbraitando.

"Terrò in vita i tuoi amici per molti, moltissimi anni. Solo per divertimento!"

"Io ti ucciderò."

Non riuscii a pronunciare quelle parole ad alta voce, ma il mistico dovette intuire comunque i miei pensieri perché sorrise debolmente.

"Tu mi obbedirai", annuì per darsi un tono, "servirai un bene superiore. Servirai me. Aleph dell'Alchimista. Facci l'abitudine a questo nome, lo pronuncerai spesso dopo la frase Sì, mio signore."

M'iniettò qualche intruglio di cui andava fiero. Me lo mostrò con una certa soddisfazione. A dire il vero mi mostrò ogni strumento che utilizzò, mi spiegò ogni misticismo che impresse sulla mia pelle. Credo lo facesse perché non voleva che perdessi i sensi. Voleva godersela.

Eppure, ricordo a malapena ciò che accadde. Solo frammenti e il volto del mistico che mi parlava, fastidioso come una mosca davanti agli occhi. Scivolai piano dentro le mie stesse viscere. Il buio accolse la mia discesa con dolcezza, un buio in cui non mi sentivo perso. Non sentivo niente. Sopra di me, sempre più lontana, c'era la realtà. Riuscivo a vedere il mistico e le sue mani sporche di sangue. "Perché ha così bisogno di me?" mi domandai.

"Perché ha bisogno di un soldato."

Era una voce di donna, una voce antica, proveniva dal buio tutt'intorno.

"Chi sei? Non riesco a vederti."

Non appena lo dissi, o lo pensai, emerse un volto immenso, grigio e offuscato. Il fumo che l'avvolgeva formava volute setose intorno ai lineamenti del suo cranio. Non era un volto, ma un teschio, la sua pelle era la foschia.

Mi raccolse con il palmo della sua mano ossuta e mi sollevò. Mi piegai sulle ginocchia per non perdere l'equilibrio, vidi così che verso il basso il fumo diventava sempre più consistente, ondulato, si allungava a perdita d'occhio in una veste cinerea.

"Urian. Ora sai chi sono?"

La osservai sorpreso, poi abbassai la testa in segno di rispetto.

"La Morte"

Annuì, "stai cambiando, Urian. Stai affrontando un cambiamento più grande di quanto il corpo di un essere umano possa affrontare".

"È così. Ma è necessario che io cambi. Devo sopravvivere per uccidere quel mistico e i miei compagni."

"Tu attribuisci molti significati alla morte, Urian. Liberazione. Punizione. Aspirazione. Essa tuttavia, è solo una forma del cambiamento. In un certo modo tu stai morendo."

"Perché mi sta succedendo?"

"L'uomo che si fa chiamare Aleph sta facendo qualcosa che va al di là di ciò che è consentito agli esseri umani. Se l'equilibrio non fosse così profondamente turbato una cosa del genere non sarebbe mai accaduta. Ma qualcuno lo aiuta."

"L'Alchimista?"

"Anche, sì"

"Perché?"

"Perché è necessario che ogni cosa cambi, anche l'equilibrio e ogni volta che accade sono gli empirici a subirne le conseguenze. Empirici come te, Urian. Tu hai ucciso centinaia di uomini. Sei il flagello dell'Imperatore. Tuttavia, in questo momento di transizione, è necessario che io intervenga. Lì dove lui non può arrivare, io posso. Almeno in questa circostanza."

"Mi permetterà di sopravvivere?"

"Tu morirai Urian. Ma rinascerai. Solo che non lo farai per diventare lo schiavo di Aleph."

"Mai."

"Il tuo nome d'ora in poi sarà Urian della Morte. Proteggerai l'equilibrio, faciliterai il cambiamento affinché la stabilità venga ritrovata. Punirai Aleph dell'Alchimista. Per farlo porterai la morte con te."

"Il tuo scopo è il mio scopo, mia signora. Lo era prima che arrivassi e lo sarà ancora. Lo giuro."

Poi l'Arcano lasciò il suo tocco su di me e così facendo rubò una pedina dal gioco dell'equilibrio per riposizionarla sulla scacchiera. Sapevo di non essere nient'altro che questo, ma non avevo bisogno di essere blandito. Il mio bisogno di vendetta era sufficiente ad alimentare la mia volontà.

"Urian"

"Sì?"

"Ricorda sempre che la morte non è la fine delle cose, è solo una parte di un ciclo molto più importante. Tuttavia, a volte la morte può essere anche un'arma. Attento. Dovrai imparare a dominarla, o ne sarai dominato."

La Morte mi sollevò per avvicinarmi alla superficie, il dolore che pativa il mio corpo tornò a mordermi l'anima.

"Non posso rimanere qui ancora un po'?" le domandai vigliaccamente.

Mi rispose con una dolcezza materna, ma risoluta, "no".

"Come farò a sopportare il dolore?"

"È il tuo battesimo di fuoco, Urian. Supera il dolore e supererai te stesso."

Credevo nelle sue parole, ma il demone della mia trasformazione era un vessatore dagli occhi neri che non faceva altro che tentare di piegarmi. Una parte di me sentiva che il coraggio mi sarebbe venuto a mancare.

"Urian. Sarà nel dolore che avverrà la tua ascesa. Non esserne spaventato."

Annuii, con il gelo nello stomaco, ma annuii. Alla fine lei mi lasciò, e io tornai cosciente.

Guardando il mistico questa volta vedevo l'ombra della morte con una mano posata sulla sua spalla.





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