CAPITOLO 5

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"Lascia i gemelli con Sanem. Ti aspetto a casa..."
Can lesse il messaggio appena arrivato: perché Metin lo aveva ignorato tutto il giorno e poi lo invitava a casa sua?
Questo pensiero impediva a Can di concentrarsi sul lavoro così decise di andare anticipatamente a prendere i gemelli da scuola.

<<Annecim... Siamo a casa!>>
La voce squillante di Deniz fece sobbalzare Sanem che non si aspettava i gemelli a casa così presto.
Sorrise. Con loro era tutto più bello e riusciva a non pensare costantemente a quello che era successo.

Annecim, ossia mammina: solo Deniz la chiamava così invece Ateş e Yıldız preferivano chiamarla mamy.
Ma non le importava molto come la chiamassero.
Per Sanem era importante solo che i suoi figli sapessero che lei c'era e che ci sarebbe sempre stata...

<<Sono qui...>> si annunciò Can versandosi un whisky e sedendosi di fronte a Metin.
<<Questo non serve!>>
Metin allontanò il bicchiere e porse a Can una tazza di caffè.
<<Perché non sei entrato stamattina in camera, Can? Ti ho visto. Ho visto che ti sei nascosto. E so anche cosa hai pensato. Non ti vergogni Can?>>
Il tonfo del pugno che Metin diede al tavolo fece trasalire Can che chinò il capo in avanti.
<<Piangi pure... Fallo Can... Non vergognati fratello...>>
La mano di Metin si posò sulla spalla di Can che cominciò a piangere.
<<Tiralo fuori il tuo dolore Can...>>
Metin fece per allontanarsi ma Can lo abbracciò e si lasciò andare in un pianto liberatorio.
<<Io vi guardo, vi osservo... Voi due vi appartenete: come marito e moglie, come amanti, come amici, come famiglia o anche come qualcosa di completamente diverso...
Siete parte della mia vita. Anche nelle circostanze più difficili mi avete aiutato a sentirmi vivo...
Vi guardo e vi osservo. E torno a credere. Nel destino? Non so. Ma voi e il vostro amore mi fate credere in qualcosa.
Torna anche tu a credere nel vostro futuro. E infondi questo in Sanem... Ha bisogno di te... Ha bisogno di credere in qualcosa che potrà ancora essere...>>

Metin toccò l'anima ferita di Can, lo consolò e quando poi Can si calmò lo aiutò a ricomporsi.

Dal bagno, dove Can si sciacquava la faccia, Metin lo  sentì urlare.
<<Ho trovato Metin! Ho trovato un modo per aiutare Sanem a distrarsi! Prepara un thè che ti racconto!>>

Siamo fatti di anima e di forza...
Si può superare un dolore così forte?
Si piange così tanto da affogare in noi stessi e toccare il fondo...
Ma proprio quando tocchiamo quel punto, ecco che l'anima trova sempre la forza che ci spinge a rialzarci...

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