CAPITOLO 8

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<<Signor Divit... Come si sente oggi? Le sue ferite stanno migliorando. E questa è una buona notizia. Al momento la migliore che posso darle...>>
Il tono sommesso del dottor Murat mi fece capire che della mia amata Sanem, al momento, non avevano ancora notizie.

Questo vuoto, che invadeva il mio corpo e la mia anima, mi tolse il respiro e rallentò i battiti del mio cuore.
Impotenza. Dolore. Paura. Angoscia.
Loro erano i miei compagni da quando, qualche giorno fa, ero stato tirato fuori dalle macerie del terremoto che avevano sepolto me e Sanem...

Un violento terremoto aveva colpito il Sud della Turchia e raso al suolo intere città. Bursa ed anche Istanbul erano state colpite.
I danni erano ingenti ma non come in altre zone dove i morti erano centinaia.

Can fu ritrovato molte ore dopo, sepolto sotto le macerie: era ferito ad una gamba, un taglio molto profondo, aveva una spalla lussata ed escoriazioni varie.
Era stato molto fortunato malgrado tutto.
Di Sanem invece non c'erano notizie. Né buone, né brutte. E la mancanza delle ultime era quello che lo rincuorava dandogli speranza.

Improvvisamente si spalancò la porta.
<<Can! Finalmente ti ho trovato...>>
<<Oh Metin...>>

Il suo sguardo era un misto di emozioni che trafissero l'anima del povero Metin.

<<Noi stiamo tutti bene. I bambini e i tuoi suoceri sono al sicuro nella nostra fattoria che non ha subito danni. Ai bambini non ho detto nulla, tranquillo. Nihat e Mevkibe aspettano di sentirti... Siamo stati in pensiero Can... Poi tu hai chiamato e avevamo tirato un sospiro di sollievo... Ma poi...>>
<<Ma poi ho dovuto raccontarvi che Sanem è dispersa...>>

Le mani di Can si  strinsero a pugno arricciando il lenzuolo e poi si lasciò andare in un pianto trattenuto a lungo...

<<Ah Metin... Vorrei dormire e non svegliarmi fino a quando Sanem non verrà ritrovata... Dormire e sognare... Perché lei nei miei sogni è sempre con me, avvolta solo dalle mie braccia, prigioniera dei miei baci... La guardo negli occhi mentre mi sorride... Un brivido percorre il mio corpo mentre assaporo il nostro ardore bruciando di passione... Poi un sussulto del mio cuore mi sveglia e ...>>
<<Sfogati pure Abe...>> disse Metin.
<<Poi il vuoto mi prende, scuotendomi il cuore e arrivando fino all'anima... Un senso di impotenza mi avvolge, la mia voce vorrebbe urlare ma intorno a me c'e' solo il silenzio della notte... Penso che domani sarà un giorno migliore, invece... Invece sono qui, solo, senza lei, senza i suoi baci, senza i suoi abbracci... Che senso ha tutto questo???>>
<<Can non disperare... Vedrai che la troveranno e tutto questo sarà solo un brutto ricordo... Ho chiesto ad un mio collega di informarsi in tutti i gli ospedali, anche in quelli da campo... Dobbiamo solo aspettare... E tu riprenderti perché quando troveremo Sanem dovrai essere in piedi... Non vorrai mica farla preoccupare vero?>>

Can guardava l'uomo che aveva davanti. Il suo amico, il suo Abe di cuore...

Metin è il fratello di cuore ritrovato, un uomo devastato da un grande dolore che Can adesso comprendeva meglio anche se, in cuor suo, sperava di non dover mai vivere...
Can e Metin avevano capito che la vera amicizia non consiste nell'essere inseparabili ma nell'essere in grado di separarsi senza che nulla cambi.
E per loro era stato così.

Lo squillo del telefono di Metin...
<<Alo...>> la lapidaria risposta.
Metin guardò Can.

Ci sarà sempre nella vita l'amico con cui parlare col cuore in mano perché capisce tutto di te. Soprattutto il silenzio...
E il silenzio di Metin investì in pieno Can che inizio' a piangere senza rendersene nemmeno conto...

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