2. strange

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è già trascorsa la prima settimana qui.
riassunto? enid mi confonde, quando c'è non la sopporto, quando non c'è quasi, e sottolineo quasi, mi preoccupo e voglio che torni.
non posso credere di aver appena detto questa cosa, la ignorerò fino a dimenticare di averlo fatto.
poi, ajax è un coglione.
non voglio che mi sia chiesto il perché. non lo so. è così e basta.
ho conosciuto un ragazzo, xavier.
amico di ajax, anche lui con un nome strano quanto il suo (sì mi ricordo qual è il mio, ma i loro sono più strani, punto).
inutile dire che penso quasi le stesse cose che penso di ajax di lui.
in più, non ho mai amato ammetterlo, ma ho trovato qualcuno che mi è stato simpatico fin dal primo momento, anche se non gliel'ho mai detto e mai glielo dirò.
eugene, un ragazzino bullizzato. mi rivedo tanto in lui.
ogni giorno vado al suo club dei ronzatori, di cui solo io e lui siamo membri, e parliamo.
lui mi ha raccontato tanto, io mi limito ancora ai monosillabi.
<<avanti mercoledì, faremo tardi>>
<<perché insisti tanto per aspettarmi? vai da sola, oppure fatti accompagnare da... ancrox?>>
<<ajax... e comunque non segue questo corso con noi, e in più vorrei passare più tempo con te.
non ci conosciamo quasi per niente, anche se stiamo nella stessa stanza>>
<<è questo che voglio, infatti>>
<<va bene... vado da sola allora>> dice rattristandosi, per poi uscire dalla porta delusa.
<<no enid aspetta!>>
se n'è andata.
perché mi sento una merda?
mi comporto male con tutti e non ho risentimenti, perché con lei dovrebbe essere diverso?
cosa mi è preso a urlarle di restare?
menomale che non ha sentito, mi sono evitata una figura di merda epocale.
esco dalla stanza dopo qualche minuto, e vedo che il posto che di solito mi riserva al banco con lei oggi è occupato da Yoko, una vampira del nostro anno.
non mi scompongo e mi vado a sedere da sola, molto meglio così.
di solito mi sento obbligata a sedermi con lei, molto meglio la mia amata solitudine.
<<uh, finalmente posso avere l'onore di sedermi accanto alla signorina addams>>
<<chi ti ha detto che puoi, xavier?>>
<<beh, posso sedermi dove voglio, la classe è di tutti, quindi...>> dice, prendendo la sedia accanto alla mia e sedendosi.
roteo gli occhi e lo ignoro.
<<quindi? ci hai pensato? verrai al rav'n con me?>>
<<ci avevo già pensato, xavier, appena me l'hai chiesto, no. e la risposta non cambierà mai>>
<<vedremo>>
inizia la lezione, che dura due ore, e poi esco in cortile.
oh perfetto, eccoli qua insieme.
<<cosa succede, amore? qualcuno ti ha fatto qualcosa?>> dice ajax, avvicinandosi a enid per abbracciarla.
<<mercoledì mi ha un po' offesa...>>
<<le parlerò io, a quella stro->>
<<non parlare di lei in questo modo. so che sotto sotto è una brava persona, fa solo fatica ad esprimere i suoi sentimenti>> dice, liberandosi dall'abbraccio del ragazzo.
<<se li avesse...>>
<<li ha, ajax.
più di te a volte>>
<<ma se non la conosci nemmeno>>
<<si da il caso che io ci stia in stanza insieme da una settimana.
ho imparato a conoscerla anche senza parlarci molto>>
<<non ti fa bene la sua compagnia, enid>>
<<oh, ma sta' un po' zitto>>
<<perché insisti così tanto nel volerla difendere?>>
<<perché so che sotto quella corazza c'è una persona d'oro, e te lo assicuro>> dice, per poi andarsene.
proprio in quel momento decido di farmi vedere da ajax.
<<non so cosa tu stia facendo alla mia ragazza, ma smetti di farlo>>
<<io?>>
<<sembri una che farebbe lavaggi del cervello a qualcuno solo per farlo diventare come te, strambo.
se vuoi farmi perdere enid sappi che non la passerai liscia, e non ci riuscirai>>
<<io non voglio farti perdere proprio nessuno, non so di cosa tu stia parlando>> finisco, per poi incamminarmi verso la mia stanza.
entro e trovo mano, il mio quasi animale domestico (se mi sentisse mi ammazzerebbe) che passa dei fazzoletti a enid.
<<ehi, stai... piangendo?>>
<<sì, mercoledì.
è difficile da capire, vero?
chissà da quanto non lo fai tu>>
<<cosa è successo?>>
<<ho litigato con ajax, ricevuto una chiamata da mia madre che odio, mi è stato detto che domani ho un compito che non sapevo di avere e tu mi hai detto quella cosa, tutto questo in un solo giorno>> sta urlando dalla rabbia mentre piange.
enid.
è proprio vero che a un certo punto tutti crollano.
<<c'è qualcosa che io possa fare per avere un po' di silenzio e non sentirti più lagnare?>>
<<parlami, mercoledì.
fatti scoprire.
la verità è che, anche se dico di conoscerti almeno un po', non ti conosco.
potresti benissimo essere una serial killer>>
<<oh no, non ancora>> <<cosa vuoi sapere, comunque?>>
<<niente in particolare, voglio solo che tu mi risponda quando ti faccio delle domande, che non mi eviti.
mi vanno bene anche i monosillabi e occasionalmente qualche parola messa insieme, niente frasi troppo lunghe, eugene dice che a lui almeno parli in questo modo.
ma per favore, voglio conoscerti>>
<<va bene>>
<<davvero?>>
<<sì, almeno ne risolvi una in questo modo.
per il compito, basterebbe che studiassi invece di stare qui a parlarmi, per tua madre che non accettassi più le chiamate, e per ancian->>
<<ajax>>
<<sì, lui.
beh con questo non so come aiutarti>>
<<utile>>
<<lo so>>
<<vado a parlare con lui allora>> dice, asciugandosi l'ultima lacrima e alzandosi dal letto.
<<adesso?>>
<<perché no?>>
<<non so... perché avete litigato?>>
<<ehm... nulla, era solo geloso perché un ragazzo mi ha invitata al ballo>>
perché mi mente?
<<mh, e non credi che una scenata di gelosia sia qualcosa di folle per una cosa così piccola?>>
<<ehm sì, ma...>>
<<devi studiare, enid>>
<<hai ragione>> dice, per poi prendere un libro.
<<e comunque, il fatto di mia madre non è così facile come lo fai tu>>
<<abbiamo parlato troppo per oggi, conserva questa conversazione per un altro giorno>>
<<capito, bocca cucita fino a domani>>
abbiamo trovato un accordo, e questo è un buon segno.
io so che lei vuole parlarmi,
lei sa che dopo un po' non tollero più le conversazioni.

Difficile | Wenclair. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora