Capitolo 1

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Domani è il giorno del mio ventesimo compleanno e questa notte andrò a dormire con la consapevolezza che questo potrebbe essere l'ultimo.

Per secoli l'umanità si è domandata se vi fossero altre forme di vita nella galassia.
Voglio rispondere a chiunque se lo stia ancora chiedendo: esistono.
Fin da quando si è in fasce, ci raccontano della Terra e dei suoi abitanti, descrivendoli come disprezzanti di ciò che la natura offre loro, come distruttori ed egoisti.
Noi, in realtà, non siamo tanto diversi, fatta eccezione per il fatto che la nostra vita si basa sulla menzogna, sul fingere di essere chi non siamo.
Viviamo su un pianeta che è stato colonizzato più di sei secoli fa, ma che è stato tenuto celato per tutto questo tempo.

Il suo nome è Kaos.

Loro non sanno di noi, ma noi sappiamo tutto dei terrestri.
A scuola ci insegnano la loro cultura e le loro tradizioni.
Ci spiegano tutto quello che c'è da sapere sulle loro usanze.
A dir la verità, le nostre sono molto simili. L'unica cosa che ci discosta da quegli esseri che vengono reputati tanto ripugnanti è il fatto che la nostra malvagità viene celata sotto un sottile ma profondissimo strato di ipocrisia.

Niente è tanto diverso, qui.
La nostra cucina, le nostre abitudini, il nostro vestiario.
È tutto esattamente identico a ciò che i terrestri mangiano, festeggiano o indossano.

Il paradosso è proprio questo: noi siamo come i terrestri, ma li disprezziamo.
Abbiamo le loro sembianze, nulla che possa fare comprendere a un occhio esterno che apparteniamo a due mondi differenti.
Niente ci differenzia da loro ma, allo stesso tempo, facciamo il possibile per portare avanti l'idea di essere loro superiori.

Credo che in vent'anni di vita io abbia sviluppato la capacità di riconoscere quanto meschini e infidi noi abitanti di Kaos possiamo essere, a dispetto di quello che i nostri capi ci propinano ogni giorno.

Ogni corso di studio prevede che vi siano presenti anche lezioni sulla Terra, ma, invece che risultare soddisfacenti al fine di arricchire il nostro bagaglio culturale, non fanno altro che aumentare l'odio nei confronti dei suoi abitanti, perché ciò che più viene messo in rilievo è la loro propensione all'autodistruzione, la loro cattiveria nei confronti del prossimo o del diverso.
Mi sono sempre domandata cosa ci sia tanto di differente qui, su Kaos, poiché quando un bambino nasce, su questo pianeta, viene marchiato con un inchiostro indelebile che muta con lo scorrere del tempo.
La sua durata varia da persona a persona e indica il tempo di cui si dispone per trovare la propria anima gemella.
La parte straziante è che se entro quel lasso di tempo non si riesce e trovare il tanto agognato amore, il marchio svanisce nel nulla, e tu con lui.

La guerra, la povertà, la miseria e la fame sono di certo riprovevoli, ma questo filo invisibile che ti conduce inesorabilmente a un punto di non ritorno è forse meglio?

Qui tutti disprezzano le abitudini degli abitanti della Terra, ma io non riesco a fare altro che sognare di essere lì.
A volte mi ritrovo a sognare a occhi aperti.
Mi immagino come potrebbe essere la mia vita sul pianeta Terra, senza la sensazione angosciante di un'incudine proprio sopra il mio capo, pronto in ogni istante a ridurre a brandelli qualsiasi speranza io riponessi nel mio futuro.
Mi chiedo come sarebbe poter condurre un'esistenza in cui potersi godere a pieno ogni istante, con la consapevolezza che ogni attimo trascorso non farà altro che andare ad aumentare il bagaglio dei tuoi ricordi indelebili.

Il ticchettio dell'orologio, invece, mi ricorda solo che qualsiasi sforzo io faccia per creare una parvenza di futuro, sarà vano.
Ogni tanto, spero con tutta me stessa che questo non sia altro che un incubo, frutto della mia fantasia.

Mi sono sempre sentita diversa, come se non appartenessi davvero a questo pianeta.
Su Kaos tutti hanno l'aria di non aver mai provato la sensazione che un'emozione travolgente può offrirti.
La paura non esiste, anzi.
Kaos cresce uomini e donne impavidi, non ragazzini con la coda tra le gambe.
La felicità non è altro che un'illusione.
Non credo che vi sia anche solo un abitante, su Kaos, che si possa definire felice, o quantomeno soddisfatto della propria vita a tutti gli effetti, ma nemmeno loro ne sono consapevoli.

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