Capitolo 7

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                              *Noah*

Sono le otto di sera e tra sole due ore inizierà finalmente un nuovo capitolo della mia vita.

Ho trascorso la mia intera infanzia nella biblioteca di famiglia a leggere di nascosto i libri proibiti, ovvero quelli riguardanti il pianeta Terra.

A scuola ci insegnano che i suoi abitanti sono malvagi, ma questi manoscritti li ritraggono in maniera differente.

Narrano la bellezza che si nasconde nella loro cultura, nella loro arte; mostrano la bontà d'animo che, in fondo, nutre le loro anime.

Mi sono sempre chiesto perché, invece, ci venga mostrato solo il lato più  spregevole del loro vivere.

A scuola ci mostravano filmati di guerre, bombardamenti e morti per farci credere di essere migliori di loro, sotto ogni punto di vista.

Qui le guerre non esistono.

Esistono, però, le pene di morte e il rito di Purificazione.

Fin da bambino non riuscivo a comprendere cosa pensassi a riguardo.
Mi trovavo sempre di fronte a un bivio, sul pendio traballante di un immenso burrone, pronto a capitolarvi all'interno se solo mi fossi mosso di un millimetro.
Certi giorni mi trovavo d'accordo con il pensiero comune; la smania e la brama di superiorità mi portava a incitare i meccanismi che regolano questo pianeta.
I giorni seguenti, però, un alone di rammarico e un barlume di coscienza iniziavano a farsi strada dentro di me.
All'inizio non comprendevo perché mi sentissi costantemente combattuto tra due fazioni diverse, come se due personalità opposte coesistessero all'interno del mio corpo.

Questo aspetto ambivalente della mia esistenza mi stordiva.
Col tempo ho iniziato a comprendere la sua ciclicità e a cercare notizie a riguardo tra i giganteschi tomi della biblioteca di famiglia.
Non riuscivo a darmi pace, volevo scoprire cosa accadesse dentro di me, cosa mi portasse a essere una persona con delle emozioni in grado di scombussolarti l'animo prima, e un essere spregevole che prova piacere nel vedere la morte negli sguardi altrui, accecato dal desiderio di perseguire senza remore le leggi stabilizzanti di Kaos, l'istante dopo.

Non trovavo niente che acquietasse il mio desiderio di conoscenza e che mi desse respiro dallo stordimento continuo che il susseguirsi delle due personalità portava, ma non mi davo per vinto.
Passavo le mie intere giornate alla ricerca di risposte, ma solo quando non vertevo verso il culmine della crudeltà.

Un giorno, quando ormai credevo di non avere più speranze, trovai un piccolo libricino che mai avevo visto prima di allora, forse l'unico esemplare da me mai letto di quella biblioteca.
Si trovava dietro un enorme manuale impolverato.
Lo trovai per caso quando questo scivolò dall'ultimo ripiano dello scaffale al mio tentativo di afferrare quello affianco.
Era un piccolo libro con la copertina blu scuro e le rifiniture dorate. Non era troppo appariscente e neanche troppo grande, ma rimasi folgorato, per qualche strana ragione, quando lo presi in mano.

Mi sentii potente, in quell'istante, come se mi avessero infuso direttamente in vena una massiccia dose di energia vitale.
Iniziai a sfogliarne le pagine con foga, leggendo attentamente ogni singola riga.
Un paragrafo in particolare catturò la mia attenzione e fui certo, appena lessi la prima parola della frase, che avevo trovato ciò che stavo cercando da tempo.
Ciò che scorsi mi lasciò interdetto.

Un barlume di lucidità mi fa accantonare i pensieri per qualche istante, ricordandomi che non ho tempo per lasciarmi travolgere dalle emozioni. Devo andarmene di qui, il prima possibile.

Indosso la giacca di pelle che mi ha regalato mia madre al mio ultimo compleanno, quella da cui non riesco a separarmi dal giorno in cui è scomparsa per sempre dalla mia vita.
Afferro il coltello che c'è nel comodino e ne accarezzo delicatamente la lama affilata, cercando di sbarazzarmi della rabbia che sta iniziando a pervadermi dall'interno.

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