Capitolo 1

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La brezza marina le colpiva il volto provocandole piccoli brividi lungo le braccia nude, ciocche di capelli ramati le ostruivano la visuale mentre guardava in lontananza l'isola di Murano, i versi dei gabbiani riecheggiavano sopra il rumore del vento, l'odore di salsedine e di carburante dei motoscafi si insinuava nelle sue narici. Un traghetto stracolmo di turisti che avevano appena visitato l'isola per le sue casette colorate, e per il suo vetro magico che veniva lavorato dai prestigiosi artigiani stava attraccando alla banchina.
Suonò la campana della torre di San Marco e le bastò capire che era arrivata l'ora di pranzo e sicuramente sua madre era a casa dietro ai fornelli pronta a mettersi a tavola insieme a suo padre; si alzò da dov'era seduta poco fa e si avviò a piedi verso casa.
Attraversò alcune calli, vie del centro, e guardando a terra vi erano le piccole pozzanghere dell'alta marea salita durante la notte mentre tutta Venezia dormiva, ormai ci era abituata, e molti abitanti del posto erano andati a vivere più lontano dato che la vita era diventata molto difficile a causa della frequenza dei turisti di tutto il mondo che venivano a visitare la città.

Per ritornare a casa aveva incontrato diversi visitatori che con i loro telefoni in mano postavano sui social le diverse foto rubate alla città che poteva essere comparata ad Atlantide; finalmente era arrivata davanti alla porta di casa sua che affacciava su una parte di palazzo che aveva un piccolo terrazzo da cui si poteva scorgere piazza San Marco e il Ponte dei Sospiri, in più se si guardava giù si potevano vedere le diverse gondole e imbarcazioni che attraversavano il canale.
Inserì le chiavi nella toppa della serratura e dopo due giri aprì la porta sentendo un profumino di soffritto. "Sono a casa",posò il mazzo di chiavi all'ingresso e salì le scale "Anna eccoti qui, io e tuo padre ci stavamo chiedendo dov'eri finita"
"sono stata al molo a passeggiare" rispose andando in bagno per lavarsi le mani, "hai trovato traffico?" 
"il solito mamma".
Si sedette a tavola e si mise a mangiare di gusto la pasta al sugo che sua madre aveva cucinato "e a te papà come sta andando la giornata?", suo padre era il classico esempio di padre freddo ma con un cuore grande come una casa che voleva bene alle due donne che aveva difronte. I genitori di Anna avevano una piccola bottega che vendeva pezzi originali di vetro di Murano e non solo, suo padre era in affari con suo fratello il quale gestiva una piccola vetreria dove veniva modellato il vetro i cui pezzi venivano venduti al padre di Anna  il quale li rivendeva a sua volta.

Nel negozio non veniva trattato solo il vetro ma sua madre grazie agli insegnamenti di suo padre sapeva realizzare delle bellissime maschere di cartapesta che si potevano notare in quasi tutti i negozi della città.
"Al negozio sono venuti un paio di clienti francesi che si sono innamorati delle maschere di tua madre" disse lui portandosi la forchetta alla bocca. Anna sorrise annuendo, gli affari stavano andando bene al momento, il rischio era che avendo molta concorrenza era diventato a volte molto difficile invogliare i clienti a comprare qualcosa che ormai quasi tutti i negozi possedevano.

"Ti serve una mano oggi pomeriggio?" gli chiese Anna schiarendosi la voce, quando riusciva dava una mano al negozio se non doveva studiare,
" ci sarebbe da fare l'inventario di alcuni pezzi che ho fatto arrivare da dei nuovi fornitori se te la senti e non sei occupata"
"no va benissimo, mi sono portata avanti nello studiare per un esame quindi non preoccuparti papà ti aiuterò", sua madre sorrise.

Anna ormai era diventata una donna sicura di sé e determinata ad arrivare ai suoi obbiettivi, fin da piccola aveva il sogno di poter prendere una laurea in architettura per insegnare nelle scuole l'arte che circondava Venezia.

Nel tardo pomeriggio ormai quando tutti stavano rincasando e si era concluso un affare su un pezzo di una scultura, il padre di Anna per festeggiare era andato dall'altra parte della via dove sorgeva il piccolo bar "il cicchetto" di Sandro, il padre di Federica l'amica di Anna sin dai tempi dell'asilo. "Anna io vado da Sandro vuoi che ti porti qualcosa da bere?", lì dentro al locale in mezzo a tutti quegli oggetti faceva molto caldo e quindi Anna optò per una bibita fresca, "va bene vieni con me? O preferisci che te la porti qui?"
"Sarebbe fantastico papà, sto terminando l'inventario e mancano ancora un paio di cose da aggiungere".

Suo padre uscì e nel negozio ritornò il silenzio, aveva dimenticato di contare delle statuette a forma di cavalluccio marino che si trovavano in delle scatole in magazzino quindi, avendo visto che ormai i clienti non sarebbero più entrati e ormai potevano chiudere il negozio si recò sul retro.

Mentre cercava e annotava il tutto il più velocemente possibile, sfinita dalla giornata afosa, Anna udì il piccolo campanello sulla porta tintinnare come se fosse entrato qualcuno.
Chi poteva essere a quest'ora? si chiese, forse suo padre?
Andò verso il bancone "papà sei tu?" ma non era suo padre, a guardare i diversi oggetti riposti nello scaffale trovò un ragazzo che guardava con interesse le maschere fatte da sua madre, ma ora il suo sguardo era rivolto a lei.

"Quelle sono fatte con cartapesta a mano" disse lei sentendo che lui la fissava, non era mai stato il tipo di ragazza che cade ai piedi di ogni ragazzo appena viene guardata, e lo sguardo di lui la metteva un po' in soggezione. Il ragazzo non rispose "posso aiutarti?" continuava a girare nel negozio come alla ricerca di qualcosa ma alla fine la sua attenzione finiva sempre su di lei o sulle maschere appese in vetrina, c'era qualcosa di insolito nel suo sguardo per il resto aveva tutti i classici lineamenti di qualsiasi ragazzo, capelli neri, fisico asciutto slanciato e occhi marroni.

Anna considerò il suo silenzio come la risposta di non essere disturbato e così riprese ad annotare sull'agenda gli ultimi oggetti; era così immersa nel suo lavoro che non si era resa conto che, quando rientrò suo padre, il ragazzo era già andato via.
"Tutto bene?" le chiese il padre mentre cominciava a chiudere le serrande del negozio "si è solo che...-le parole le morirono in gola, scosse la testa e decise di non dire nulla del ragazzo,anche se forse suo padre l'aveva notato da fuori- ho dimenticato che stasera devo uscire con Federica, ti dispiace se ritorno ora a casa?". Suo padre era molto attento al coprifuoco e il pensiero che potesse accadere qualcosa di spiacevole a sua figlia lo metteva a disagio, come ogni padre risentiva un istinto protettivo verso di lei sin da quando era nata, e le cose si erano fatte ancora più delicate quando Anna una sera, per la prima volta, gli aveva chiesto se poteva uscire per un compleanno di un'amica delle superiori, certo ormai aveva un'età in cui sapeva cavarsela benissimo anche da sola ma i pericoli potevano essere sempre dietro l'angolo.
"Papà?"
"mmh si, va bene tanto qua per oggi abbiamo finito vai pure"
"grazie", Anna prese la sua borsa di tela dietro al bancone e uscì portandosi dietro un profumo di crema e di sale.

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Ciao a tutti🌼, era da tanto tempo che questa storia vorticava nella mia mente così mi sono detta, perché non dargli una possibilità?
Spero che vi piaccia come è piaciuta a me scriverla 🌼

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