La pioggia fuori non smetteva, i rumori dei tuoni in lontananza e il grigiore del cielo serale portavano Venezia ad essere avvolta come da un mantello oscuro, l'aria era calda e umida. Anna era sotto il suo ombrello ed Alessandro era accanto a lei; "da questa parte", la ragazza cominciò a camminare e mentre si allontanavano dalla libreria si potevano udire i loro passi tra le calli bagnate, "così aiuti tuo padre alla libreria" cominciò a dire cercando d'ingannare il tempo durante il tragitto verso casa; Anna avvertiva una leggera tensione nell'aria come se avesse messo alle strette Alessandro, "già" sussurrò lui con voce pacata per poi essere spazzata via dal tuono del temporale che infervorava.
"Ti piace?" gli chiese Anna guardandolo di nascosto, sentiva lo sguardo di Alessandro su di lei, forse stava parlando troppo pensò mordendosi l'interno della guancia
"Si, ma essendo che aiuto mio padre da quando ero ragazzino è difficile dire che mi piaccia per passione o solamente perché è l'attività che lui gestisce"
"capisco" Anna si chiese se anche lei amava aiutare i suoi genitori per passione oppure solamente perché era la loro attività, non ci aveva mai pensato fino ad ora; studiava per poter diventare un giorno insegnante di architettura perché amava la storia della sua città, ma la storia era anche in quel piccolo negozio di souvenir di suo padre tramandato da generazioni, la storia risiedeva anche nell'arte dei colori che avvolgevano le maschere che dipingeva sua madre e che aveva cominciato ad apprendere da poco.
"Tu invece?" la destò, dalle mille domande che vorticavano nella sua testa, la voce di Alessandro che si era fermato accanto a lei
"io cosa?" chiese Anna salendo un piccolo ponticello "un negozio di souvenir" specificò il ragazzo.
Anna si prese del tempo prima di rispondergli incamminandosi per una strada secondaria che si diramava dalla calle principale, "è il negozio di mio padre" mormorò stringendo il manico dell'ombrello, sperava che Alessandro non gli chiedesse altro;
"è molto bello" disse solamente
"grazie, era di mio nonno e quando se n'è andato l'ha lasciato a mio padre"
"anche mio padre ha ereditato così la libreria"
"è originario di Venezia?" gli chiese vide Alessandro annuire,
"i tuoi invece?" chiese lui fermandosi davanti ad una cicchetteria, un piccolo locale, dove si potevano gustare i tradizionali "cicchetti" piccoli stuzzichini famosi; la pioggia cominciava a smettere e la sera ormai era calata "che stai facendo?" chiese Anna non capendo perché Alessandro si era fermato davanti a quel negozio, "aspettami qui fuori" le disse soltanto prima di sparire all'interno del localino; poco dopo Anna vide uscire Alessandro con una piccola busta marrone di carta che teneva tra le mani, lo vide sedersi su una panchina sotto alla tettoia del traghetto che doveva ancora arrivare alla fermata, e addentare un piccolo spiedino di gamberetti.
"Davvero ottimi" Anna trattenne una risata, era così strano vederlo soddisfatto mentre mangiava tranquillo su quella panchina, "ne vuoi uno?" chiese lui prendendone un altro per poi porgerglielo, un piccolo brontolio si fece sentire dal suo stomaco e, anche se la pioggia stava scemando, Alessandro riuscì ad udirlo e rise "si direbbe che stai morendo di fame" Anna prese lo spiedino dalle sue mani e il contatto tra le loro dita che si sfiorarono le provocò un formicolio sulla pelle, abbassò lo sguardo sperando che lui non avesse notato la sua espressione "grazie" rispose solamente prima di addentare il gamberetto, un esplosione di spezie e di sapori le avvolse il palato "è davvero buono" disse masticando, Alessandro le sorrise e come una calamita i suoi occhi furono attirati da quei denti bianchi.
Il traghetto arrivò dopo mezzora, tanto che ormai aveva smesso di piovere del tutto e nell'aria era rimasta solamente una leggera brezza di salsedine, Anna ed Alessandro riuscirono ad arrivare dall'altra parte della città e qui si rimisero a camminare uno di fianco all'altro; "comunque sì anche i miei sono originari di Venezia" disse Anna cercando di togliere quel silenzio che non voleva sentire, desiderava parlare di tutto con lui, ma ovviamente non poteva dirglielo apertamente altrimenti chissà che idea si sarebbe fatto pensava, "l'avevo immaginato" disse, una folata di vento li colpì in pieno e risero all'unisono
"Anna?"
"si?" chiese lei voltandosi prontamente al suo nome
"ti è rimasto ancora del colore sulle mani" Anna portò lo sguardo sui palmi delle mani e notò che erano sporche del colore dorato che aveva usato per colorare la maschera di sua madre "sì ho aiutato mia madre a dipingere quel giorno che ti sei presentato al negozio" Alessandro sorrise timidamente sistemandosi i capelli dal vento
"già come posso dimenticare la faccia di tua madre e la tua" Anna arrossì, la stava prendendo in giro,
"mia madre è un tantino ficcanaso" si scusò lei cercando di non arrossire ancora più del dovuto, "la tua?" gli domandò Anna
"cosa?" chiese lui seguendola, ormai erano quasi arrivati davanti a casa di lei,
"tua madre è apprensiva come la mia?" come una ventata gelida Anna vide che il volto di Alessandro si era fatto improvvisamente cupo "non siamo ancora arrivati?" chiese ad un tratto con un tono di voce che non traspariva allegria. Anna lo percepì, evidentemente l'aveva annoiato e chissà forse aveva approfittato troppo della sua disponibilità, forse tutta quella gentilezza che aveva usato finora era solo per buona maniera e non per passare del tempo con lei, che stupida che era stata.
"Casa mia è proprio qui" disse fermandosi davanti alla familiare porta verde scuro, "bene" disse Alessandro portando lo sguardo verso la finestra in alto della cucina che dava sulla strada, Anna era sicura che ad osservare di sotto ci fosse sua madre e che lui avesse notato qualcuno dietro alle tende; riportò lo sguardo su di lui e i loro occhi si incrociarono, con un senso di amarezza Anna si sorprese che l'atteggiamento di Alessandro fosse così lontano dai modi di quel ragazzo che fino a poco fa aveva mangiato su una panchina condividendo il cibo con lei, o di quello che aveva scherzato sul comportamento di sua madre; aveva sbagliato ad aprirsi di più con lui pensava dentro di sé; in tutto questo Alessandro era lì difronte a lei che cercava di non guardarla negli occhi "grazie del passaggio"
"prego" si sentì soltanto dire; prese dalla tasca dei pantaloni la chiave di casa e la inserì nella toppa della serratura "ringrazia tuo padre da parte mia" si voltò con lo sguardo indietro per rivedere ancora quel viso turbato e quegli occhi di quel marrone profondo che ci si poteva annegare dentro, Anna capì soltanto in quel momento che lui se n'era già andato via.
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Tu all'improvviso
RomanceVenezia. Anna è una ragazza solare e determinata a realizzare il suo sogno più grande, quello di insegnare un giorno architettura; i suoi genitori gestiscono un piccolo negozio di souvenir e sarà proprio qui che incontrerà Alessandro. Alessandro è...