Capitolo 7

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Era una mattina piovosa e Venezia era sommersa d'acqua, l'alta marea era scesa da poco e nelle calli la pioggia bagnava i monumenti, le porte e i vetri delle piccole abitazioni dei vicoli; Anna se ne stava chiusa in camera sua a studiare con la finestra socchiusa, in sottofondo il rumore leggero delle piccole gocce che bagnavano il piccolo terrazzo e si infrangevano contro la finestra di camera sua.

Era in uno stato di pace e la sua concentrazione scemò quando ricevette un messaggio da Federica, aprì lo schermo incuriosita

"appuntamento top" sorrise, lo sapeva che Mattia ci teneva veramente alla sua amica

"sono felice per te" digitò in fretta

"sai ieri sera siamo andati ad una festa e un suo amico presentandoci ha detto di conoscerti" Anna sentì una scossa improvvisa dentro di lei, rimase bloccata con il telefono sul letto "che aspetto aveva?" scrisse velocemente; l'aveva pensato...tutta la giornata prima aveva pensato che l'avrebbe incontrato sul traghetto invece lui forse era ad una festa.

Anna si sentì attanagliare ancora di più il cuore vedendo che Federica stava continuando a scrivere "alto capelli neri e occhi scuri fisco asciutto" era sicuramente lui, aveva pensato bene l'altra sera. Lui continuava la sua vita e lei cosa faceva?

"Ti ha detto come si chiama? Non ricordo nessuno" mentì, magari davanti a Federica gli era scappato il suo nome

"ha detto di chiamarsi Alessandro" piccoli battiti cominciarono a rimbombare dentro alla sua cassa toracica

"ma non ne sono sicura... il volume della musica era assordante ha importanza?" certo che ne aveva pensò sorridendo, ora sapeva il suo nome "non ricordo chi sia magari mi ha confusa con un'altra persona" scrisse all'amica chiudendo così la conversazione.

Si alzò dal letto e ad un tratto in quella giornata piovosa sembrava essere apparso il sole estivo, "Alessandro" ripeté il suo nome più volte sulle labbra e tutto sembrò avere più senso, ora poteva associare il suo volto ad un nome; guardando l'orologio si accorse che era quasi mezzogiorno e il suo stomaco cominciava a brontolare "è pronto" disse sua madre facendo capolino sull'uscio della porta di camera sua "arrivo, sto morendo di fame" Anna corse a lavarsi le mani e poi andò a sedersi al suo posto, guardò la sedia dove solitamente sedeva suo padre, era vuota "oggi ci siamo solo noi due"

"come mai?" chiese Anna, non le dispiaceva pranzare con la madre ma voleva sapere perché suo padre non era rientrato per pranzo, "papà è rimasto al negozio mi ha scritto che mangerà da Sandro oggi sul primo pomeriggio deve andare a Murano con la barca da tuo zio"

"con questo tempo?" chiese la figlia guardando fuori la pioggia scontrarsi sul davanzale della finestra

"sai com'è tuo padre- fece una pausa accendendo la televisione e lasciando il telegiornale a basso volume- ormai ho perso la speranza di farlo ragionare fa tutto di testa sua e guai contraddirlo" sospirò la madre. Mentre Anna mangiava in silenzio guardando i sottotitoli del telegiornale passargli davanti agli occhi la madre si schiarì la voce "allora...dato che siamo sole, ti va di raccontarmi un po' chi era quel ragazzo dell'altro giorno che è passato al negozio?" Anna rimase bloccata a fissare la donna che stava parlando alla televisione

"nessuno"

"non mi sembrava" Anna posò la forchetta sul piatto avendo terminato di mangiare

"è..." rimase bloccata, le parole le morirono in gola "è soltanto un amico" si alzò pronta ad uscire ma sua madre ancora seduta la bloccò

"va bene, fa l'università insieme a te?" eccola che cominciava con le domande,

"mamma..." strinse le unghie nei palmi delle mani

"certo capisco me ne parlerai quando sarai pronta" rispose prontamente la madre avendo capito

"non ce n'è nessun motivo, lui non è il mio tipo ed è solamente un amico" con questo ritornò in camera sua, e chiusa la porta buttandosi sul letto a fissare il soffitto; aveva bisogno di uscire da quelle mura e dagli interrogatori di sua madre.

Dopo dieci minuti Anna vagava tra le calli con un ombrello tra le mani, la pioggia non cessava inondando le strade, aveva pensato all'inizio di andare al negozio di suo padre ma poi si era messa a girovagare in cerca di un posto per stare tranquilla, passò davanti alla piccola libreria dove aveva acquistato "Anna Karenina", le luci all'interno erano accese segno che il negozio era aperto, i titoli recenti erano esposti in vetrina e dietro al bancone Anna aveva intravisto il signore cordiale dell'altra volta che doveva essere il titolare, le mani le fremettero e decise di entrare.

L'odore delle pagine dei libri la tranquillizzarono e Anna si sentì al sicuro in un luogo tutto suo che amava, "buon pomeriggio" disse cordialmente al signore del bancone che aveva appena finito di servire una cliente

"buon pomeriggio" disse lui

"cercavate qualcosa in particolare?" Anna si sorprese che l'uomo le desse del voi, guardandolo non sembrava poi così anziano all'incirca aveva la stessa età di suo padre pensò "ero solo di passaggio" rispose

"guardate con comodo" Anna non se lo fece ripetere due volte e cominciò a sfogliare tutti i libri che le capitavano tra le mani.

"Papà" una voce calda riecheggiò nel negozio

"si?" Anna udì dei passi e distolse lo sguardo dal libro che stava leggendo

"ho finito di sistemare i libri appena arrivati nella sezione dei gialli" la voce maschile si fece più vicina e Anna strabuzzò gli occhi nel momento in cui dal corridoio della sezione in cui si trovava sbucò proprio lui, o meglio, Alessandro con una semplice felpa e il solito ciuffo ribelle; Anna notò dalla sua espressione che nemmeno lui era preparato a vederla lì "ciao" disse lui sorridendole "ciao" rispose lei con ancora il libro tra le mani, aveva completamente scordato la trama, "Alessandro grazie" disse il padre da dietro il bancone " figurati" disse lui arrotolando le maniche sulle braccia.

"ora so il tuo nome" gli disse Anna quando lui si voltò verso di lei "Alessandro" puntualizzò

"già, l'hai scoperto venendo nel negozio di mio padre"

Anna scosse la testa mettendo al suo posto il libro, "sai dalla mia amica"

"mossa sbagliata" ammise lui

"prima o poi doveva essere scoperto" Alessandro annuì, sembrava imbarazzato, era come se la sua spavalderia fosse sparita "allora tu gestisci un negozio di libri" fece lei guardandosi intorno

"mio padre lo gestisce, io l'aiuto solamente" specificò lui. Un boato di un tuono squarciò la loro conversazione interrompendola "Alessandro perché non accompagni a casa la tua amica, mi occuperò io del negozio nel frattempo "disse il padre avendo notato che suo figlio era da mezz'ora in piedi a parlare con una ragazza carina che evidentemente conosceva,

"veramente io me ne stavo giusto andando" disse frettolosamente Anna prima che il padre di Alessandro pensasse che era più di una semplice conoscente

"ti accompagno fino a casa" disse lui prendendo un ombrello da dietro la cassa. Anna provò un tuffo al cuore come quando nelle scene dei film il ragazzo porta a casa la ragazza dopo una lunga serata passata insieme "va bene"; non seppe perché invece di rifiutare accettò subito, nella sua mente passarono un sacco di pensieri si convinse di aver accettato per non essere sgarbata, ma infondo Anna voleva solamente stare insieme a lui.

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