Capitolo 3

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"Così tu gli hai chiesto come si chiamava" puntualizzò Federica mentre camminava con una semplice borsa di tessuto dove dentro teneva i libri della lezione,

"si" mormorò Anna camminando accanto a lei intenta a non scontrarsi con i turisti che le passavano difronte

"e lui non te l'ha voluto dire" precisò la sua amica, Anna annuì e Federica rise

"perché stai ridendo?" presero una via secondaria meno trafficata dalla calca umana che si riversava nelle vie principali per arrivare prima all'università.

"Sto solo constatando che è proprio da te trovare un ragazzo che non ti dice nemmeno il suo nome"

"Federica?"

"si?" chiese l'amica divertita

"lascia perdere non penso che lo rivedrò ancora, e poi chi si credeva di essere? probabilmente era così sicuro di sé che io povera plebea non dovevo sapere il suo nome... idiota"

"sarà un idiota, ma ci hai parlato e ti conosco troppo bene per dire che è un semplice idiota" la punzecchiò l'amica; ritornando sulla via principale andarono incontro ad altre persone e, in mezzo a tutta quella marmaglia di persone, Anna pensò con ogni fibra del suo essere che quel ragazzo fosse veramente un idiota.

Entrate all'università le due amiche si divisero per andare ai rispettivi corsi, Anna immersa nei suoi pensieri per gli avvenimenti della sera prima non si accorse che a pochi metri da lei si era appena seduto Andrea "ciao" disse lui; Anna alzò lo sguardo i si chiese quando era arrivato, lui aveva sempre la stessa aria da bonaccione.

"Ciao" disse lei

"alla fine ieri sera siete andate via presto" disse cominciando ad aprire il libro di testo,

"si eravamo un po' stanche scusaci"

"fa nulla". Ad Anna balenò l'idea di chiedergli se conosceva quel ragazzo della sera prima per sapere il suo nome, ma forse era meglio non conversare troppo con Andrea non voleva che si facesse delle idee strane su di lei; per fortuna a spezzare quel momento fu l'entrata nell'aula grande della professoressa che cominciò subito a spiegare.

Dopo quattro ore di lezione Anna pranzò in mensa prima di andare a casa, e rimase in biblioteca per portarsi avanti con lo  studio; Federica era già andata via da un pezzo, con un locale da mandare avanti suo padre aveva bisogno di lei, il suo almeno la lasciava studiare nei giorni che frequentava l'università o in vista della preparazione di un esame, sapeva che per Anna era una cosa importante.

Chiuse il libro di arte pieno di appunti e segnalibri colorati e guardò lo schermo del suo telefono per vedere se erano arrivati dei messaggi, c'era soltanto quello di sua madre che le chiedeva quando sarebbe ritornata a casa e notando l'orario che segnava le sei del pomeriggio si rese conto di essere rimasta, come al solito, troppo a lungo sui libri; era qualcosa che ad Anna succedeva sempre, si metteva a leggere e rimaneva così assorta che tutto attorno a lei svaniva, esistevano solo lei e il libro che stava leggendo in quell'istante.

Prese tutto e avviandosi fuori dall'università andò verso la fermata dei traghetti per raggiungere l'altra parte d'isola se voleva arrivare a casa in tempo; le persone con telefoni in mano e zaini in spalla vestiti da turisti affollavano la fermata e quando il traghetto arrivò si ritenne fortunata ad aver trovato un posto a sedere libero. Il mezzo fece una manovra per non incagliarsi alla banchina e poi ripartì, il vento caldo le baciava il viso e lei respirò l'aria di mare.

Si voltò verso una coppia di anziani turisti che stavano osservando la cartina cercando la via per San Marco e una mamma teneva in braccio una bambina che aveva cominciato a fare i capricci, il traghetto in pochi minuti era arrivato all'altra fermata e molte persone tra cui la mamma con la figlia e i due anziani scesero. Riguardò l'orario sul telefono che segnava le 18:20, ancora venti minuti e sarebbe arrivata alla sua fermata e una volta scesa avrebbe percorso la strada secondaria alla via centrale con i diversi negozi di moda per arrivare finalmente a casa.

Per ingannare l'attesa prese le cuffie e un libro da lettura nello zaino e cominciò a leggere, la musica scorreva lenta e tranquilla come la sua lettura; girando le pagine provava una sensazione gratificante nel far scorrere con l'indice la carta, alzava a volte distrattamente lo sguardo per non perdere la fermata dove doveva scendere. Attorno a lei  il brusio dei turisti non esisteva più, poi quando alzò lo sguardo dall'altra parte del traghetto proprio a sei posti più avanti lo riconobbe, i suoi occhi marroni la stavano fissando.

Anna si chiese se era lì da tanto, se era salito prima insieme a  lei, oppure alla fermata dopo; la musica cominciò a non avere più un ritmo e le pagine del libro che stava leggendo erano già state dimenticate, non sapeva come comportarsi, doveva salutarlo o fare finta di nulla?.

L'altra sera non avevano  finito la discussione da amici ma da sconosciuti "lo siamo ancora" mormorò Anna a bassa voce guardando la città che scorreva davanti ai suoi occhi, poi voltandosi lo trovò a pochi passi da lei "Anna Karenina" furono le sue prime parole

"cosa?" chiese Anna.

Al suono di quelle poche parole pronunciate da quella voce provò una sensazione indescrivibile allo stomaco, che mi succede? si chiese guardandolo, possibile che siano le farfalle nello stomaco come dicono nei film? No non erano quelle si convinse arrossendo, e la sfrontatezza della sera prima che adesso lei ricordava la fecero mettere in atto tutte le sue barriere "il libro" puntualizzò lui sorridendo e mostrando i suoi denti perfetti, Anna lo richiuse "già", era un idiota si convinse a non dargli ascolto

"ti piace?"

Idiota

"prendi spesso questo traghetto?".

Idiota si ripeté non dandogli ancora una risposta, lui si accorse che non era in vena di conversazione e si sedette vicino a lei.

Il suo olfatto captò delle tracce di profumo mascolino "sai, anch'io ho letto quel libro"; stavolta il suo sorriso era semplice, non c'erano doppie parvenze, non c'erano prese in giro e soltanto in quell'istante Anna deglutendo parlò "si"

"si, cosa?" chiese essendo che stavolta era lui a non capire, si passò una mano tra i capelli castano scuro, "mi piace questo libro" i loro sguardi si incontrarono per un istante poi lui continuò a fare domande, "che ci fai qui?"

"sto tornando a casa dall'università"

"wow" disse scherzando il ragazzo

"già tu invece?" sperava di scoprire qualcosa su di lui, c'era qualcosa in quel ragazzo che portava Anna a chiedersi chi fosse "diciamo che ero in giro" una risposta vaga che non permetteva di sapere se anche lui frequentasse l'università oppure no.

"Abiti da queste parti?" sorvolò lui

"sì...abito verso San Marco sulla via secondaria", Anna si accorse che era più lui che poneva domande e le sue risposte erano tutte sul vago, mentre quelle di lei erano più dettagliate " che ci facevi alla festa di Andrea? Lo conosci?" chiese sperando che si sbilanciasse "sì, lo conosco di vista è un amico di un mio amico e ieri sera è stato lui a trascinarmi a quella festa"

"proprio come me" sospirò lei ormai perdendo le speranze di sapere qualcosa di più su di lui

"non mi sembravi un tipo da festa ieri sera" la schernì.

Anna si sentì un po' colta in fallo, ma era la pura verità. Federica era molto più festaiola di lei, Anna invece era più il tipo di persona che alle feste se ne stava in disparte "anche tu, d'altronde non eri di sotto a ballare" constatò lei e, solamente dopo aver capito di aver dato voce ai suoi pensieri si voltò verso di lui per vedere la sua espressione. Era un misto tra lo stupito e divertito, non se l'aspettava pensò Anna ebbene sì, ragazzo sconosciuto, anch'io so difendermi  gli rispose con lo sguardo prima di alzarsi e scendere dal traghetto; quando questo ripartì Anna si voltò e si accorse che lui la stava ancora fissando.

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