2. Perché fai così?

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James's pov.

Prendo il gel e me lo passo su alcune ciocche di capelli. Ho il cuore che batte a mille da quando ho ricevuto il messaggio da parte di Alessia. Quando finirà questa tortura? Se non fossi così timido, forse a quest'ora lei sarebbe mia. Forse.

Siamo amici dalla quarta elementare ma ho cominciato a provare qualcosa per lei dal secondo anno alle medie. Assai? Direi di sì. Visto che siamo già al primo anno di università. Ha una grande passione per la musica. Adoro i testi delle sue canzoni, anche se lei mi risponde sempre che non sono niente di particolare.

***

Ricordo il suo diciassettesimo compleanno. Abbiamo festeggiato in un ristorante di lusso. I suoi genitori avevano organizzato una festa in grande quando lei avrebbe preferito starsene a casa, seduti sul divano a dividerci una mega pizza. Invece è stata costretta a indossare uno scomodissimo vestito- che tra parentesi le stava una meraviglia- e sfoggiare finti sorrisi e ringraziare gli invitati, che a stento conosceva. Mi disse che l'unico momento della serata che gradì fu quando arrivò l'ora del lento. Dopo suo padre fu il mio turno. Vedere il suo sorriso assicurato quando si strinse a me mi fece venire un arresto cardiaco. Appoggiò la testa sul mio petto. In quell'istante temevo che poteva accorgersi di quanto batteva forte il cuore. Non commentò niente a riguardo, il che mi sembrò strano. Ricambiai il suo sorriso e l'avvicinai a me. Aveva le guance arrossate per via dello champagne che aveva bevuto. Al ballo era già brilla.

Ma il peggio arrivò a fine serata. Alessia aveva continuato a bere, ancora e ancora. I suoi genitori non erano riusciti a fermarla ed erano veramente molto imbarazzati per via delle brutte figure di loro figlia che si era esibita in maniera a dir poco beffarda. Si era messa ad insultare quasi tutti gli invitati, che se ne sono andati arrabbiati, e rubava loro i bicchieri di liquore.

Max e Lory erano su tutte le furie. Vedere una diciassettene ubriaca fradicia.. Ma non fu quello a farmi stare male. Alessia era in bagno e stava cercando a vomitare l'alcool che era nel sul corpo. Era in uno stato pietoso. I capelli odoravano di champagne. La stavo tenendo per i fianchi per non farla cadere all'indietro, quando si voltò verso di me. La sua espressione era impassibile. Mi afferrò il viso con entrambe le mani e mi baciò. Cadde addosso a me e finimmo per terra.

<< Stai bene?>> Chiesi a corto di fiato. Non riuscivo a credere a quello che stava accadendo. Mi aveva baciato.

<< Sì.>> Rise e si mise seduta sopra di me. Poi cadde e rise ancora.

<< Sei completamente ubriaca.>> Scossi la testa. << i tuoi genitori sono incavolati neri.>>

Ma non mi stava ascoltando. Sorrise. << James?>>

<< Sì?>> Mi misi seduto accanto a lei per sorreggerla.

<< Mi piaci.>> Poggiò la testa sulla mia spalla e mi accarezzò il petto con una mano.

Sentire quelle parole mi fece male e piacere al tempo stesso. Sapevo che se lo ammetteva da ubriaca probabilmente era la verità, però.. In altre circostanze lei non era mai stata così attratta da me, al contrario. Era scostante e distaccata. Facevo sempre e solo io il primo passo. Ma non sono mai riuscito a dirglielo, per il semplice fatto che la amo e non voglio che si allontani da me, più di quanto già lo sia.

Tolsi la sua mano dal mio petto. << No, non è vero.>> Dissi con una nota di amarezza.

Io ti amo, pensai.

Temendo che non si sarebbe più ripresentata l'occasione, le presi il viso e la baciai. La favola non durò assai. Ale si tappò la bocca. Capii che doveva rimettere e l'aiutai nuovamente. Che bello, vero? Un momento più romantico di questo non mi poteva capitare.

Il giorno dopo, Daniel rientrò alle nove e mezza a casa. Fortunatamente per lui non aveva visto la sorella sbronza perchè doveva suonare con i ragazzi del conservatorio in un teatro. Aveva passato la notte in albergo fuori.

Io mi ero alzato da dieci minuti e stavo preparando la colazione. Lory aveva insistito per farmi dormire lì con loro nella stanza degli ospiti.

<< Buongiorno.>> Mi salutò Daniel posando il basso.

<< Giorno.>> Presi i cereali dallo scaffale e li versai nel latte.

<< Ale si è divertita ieri sera?>> Domando un con sorriso.

Suo fratello sa quanto me che lei non ama le feste. << Se con divertita intendi dire che ha combinato un disastro e ha fatto imbarazzare i tuoi, allora sì.>>

Daniel portò la testa all'indietro, che vuol dire cosa devo fare con lei? << Ah sì?>>

<< Già.>>

In quell'istante, entro in cucina Ale emettendo un bellissimo e rumoroso sbadiglio. Scoppiai a ridere. << Dormito bene?>>

Mi lanciò un occhiataccia e accese la macchinetta del caffè. Era pallida e le occhiaie nere. << No, per niente.>>

<< Tanto per cambiare.>> Sussurrò Daniel.

<< Ti ho sentito.>> Ribatté Ale.

<< Ricordi qualcosa di ieri sera?>> Le chiesi con il cuore in gola.

<< Solo di aver insultato Emily per il suo orribile modo di parlare dei suoi figli e di averle rubato il bicchiere di liquore, perchè?>> Disse mentre preparava il caffè.

<< Niente, così.>> Risposi, distaccato. << E' meglio che vada a casa ora.>>

Non ricordava di noi, di quello che mi aveva detto. Bè, era ovvio, no?, mi dissi. Che stupido. Stupido. Con il cuore a pezzi, tornai di sopra e mi tolsi i vestiti per farmi una doccia. Rimasi a rimuginare su quanto accaduto quella sera per una mezz'ora abbondante. Entrai in camera in accappatoio e la vidi seduta sul letto.

<< Qualcosa non va?>> Chiesi ancora seccato.

<< Dovrei chiederlo io a te.>>

<< Ale vattene.>> Dissi girando la testa dall'altra parte. << Devo vestirmi.>>

<< Perchè fai così? Non è da te.>> Disse avvicinandosi e prendendo il viso con entrambe le mani in modo che la potessi guardare dritto negli occhi. << Cos'hai?>>

Posai lo sguardo sulle sue labbra, desideroso di unirle alle mie. Scossi la testa. << Non c'è niente che non va. Sono solo di malumore.>>

<< Questo era chiaro. Vieni.>>

Mi abbracciò e mi stampò un bacio sulla guancia. << Dai, non fare quel muso lungo. Sorridi, su.>> Toccò la punta del naso con l'indice.

<< Cos'hai stamattina? Di solito sei tu di umore nero.>> Notai sorridendo.

<< Aspetto che tu torni a fare l'imbranato, poi tornerò a fare l'asociale.>>

<< Ah, quindi la cosa dipende da me? Questa non la sapevo.>>

Rise.

***

Afferro il mio giubbetto nero di pelle e me lo infilo. Ce la farò. Ce la farò, mi dico mentre prendo le chiavi della macchina. E con agitazione incredibile, vado a casa della ragazza che amo.


😘🧡

Blu notte// Mr. Rain & Hero Fiennes TiffinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora