Josephine.
Flashback.
<< Dov'è la mia roba? Dov'è?!>>
<< Cosa vuoi che ne sappia io? Non sei nemmeno capace di mettere un po' di ordine!>>
Ogni giorno sempre la stessa storia, la stessa malinconia, la stessa tristezza, la stessa rabbia. Stringo forte il mio orsetto di peluche e guardo con occhi spalancati la scena che mi si presenta ogni sera quando papà torna a casa. Alza il braccio e la sua mano colpisce violentemente il viso di mamma.
<< Sta zitta donna! Lo sai bene che non ti è permesso usare quel tono in casa mia. Dov'è quella buona a nulla di nostra figlia?>> Si guarda intorno.
<< Non lo so.>> Replica lei in lacrime.
<< Tu non sai mai niente. Dove sei Jo?>>
Chiudo la porta della mia stanza e mi nascondo sotto il letto. Sto tremando. Ho paura.
<< Jo? Jo!!>>
La porta si apre con forza. Sento i passi farsi sempre più vicini. Ho il cuore che batte forte e le orecchie mi fischiano. In una frazione di mezzo secondo, mi sento afferrare il braccio e grido per lo spavento. Papà mi guarda con quegli occhi che trasmettono odio, violenza e tante altre cose brutte.
<< L'hai presa tu la mia roba, vero?>> Grida.
<< No!!>> Nego gridando a mia volta.
<< Lasciala stare!>> Lo implora mia madre alle sue spalle.
Vengo scaraventata a terra e la testa va a sbattere contro il legno duro del letto. << Ahi.>> Piango per il dolore.
<< Tesoro.>> Mia mamma mi stringe in un abbraccio. Piangiamo tutte e due. << Mi dispiace.>>
Lei non poteva sapere che sarebbe andata a finire così. Avrebbe evitato di farsi mettere incinta da un drogato, ma all'epoca non aveva idea del disastro che papà avrebbe portato nelle nostre vite. Lei non sapeva che ci stava distruggendo dentro.
Fine flashback.
Sono undici anni ormai da quando non lo vedo. Con mia madre, invece, ci sentiamo di tanto in tanto. Lei è andata a stare da mia nonna, e io da sua sorella maggiore. Separarmi da mia madre è stato più difficile di quanto pensassi. Il nostro abbraccio durò più di un minuto. Mi accarezzò delicatamente i capelli e mi baciò la guancia.
<< Ti voglio bene.>> Le dissi.
<< Anche io.>> Le scese una lacrima.
Mio padre è stato arrestato a causa di un omicidio. Era strafatto. Ancora non è uscito di prigione. Non sono mai andata a trovarlo né gli ho mai scritto. So che non lo merita dopo che ha alzato le mani sia a me che a mia madre, eppure ho sempre un senso di colpa.
A volte mi domando perchè sono così buona. Vorrei essere una che se ne frega di tutto e di tutti. E questo pensiero mi tormenta anche per via di James. E' passata una settimana da quando l'ho visto quel giorno al campus dell'università dove si sono iscritte Bella e Emma. Da quando il suo sguardo si è posato su di me, ho sentito un calore avvolgermi in tutto il corpo e tremavo come una foglia. Sono scappata di lì trascinandomi dietro le mie amiche perchè quella sensazione mi ha messa in agitazione. Mi è capitato di vederlo altre volte mentre passavo di lì per aspettare Emma e Bella e, ogni volta, camminavo nella parte opposta rispetto alla sua. Lo ignoravo. E intendo ancora farlo. Non voglio imbattermi in quegli occhi così profondi. Non voglio.
***
Apro la porta di casa e Emma mi accoglie con un abbraccio. Ne avevo proprio di bisogno. Non faccio che pensare a mio padre o a James.
<< Come stai?>> Le chiedo sciogliendomi dall'abbraccio.
<< Benone.>> Ridacchia ed entra.
Le prendo il cappotto.
<< Quando la smetterai con queste maniere?>> Incrocia le braccia.
Faccio spallucce. << Credo mai. Dai, ho preparato i pancake.>>
<< Evviva!>> Batte le mani e saltella fino alla cucina come una bambina davanti a un uovo di Pasqua con la sorpresa all'interno.
Sposta una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio e si siede al solito posto quando viene a trovarmi. Le porgo il piatto e le verso il tè in una tazza.
<< Oh.. sei una maga in cucina!>> Esclama mentre mangia. << Dovresti fare la chef, sarebbe meglio di stampare fotografie.>>
<< Lo so, ma io amo la fotografia.>> Ribatto con un sorriso e le porgo la tazza calda.
<< Come ami leggere quella roba.>> Dice sorseggiando il tè.
<< Anche tu leggi, no?>> Dico sedendomi.
<< Sì, ma io leggo quelli di fantasia. I romanzi classici sono così...>>
La interrompo alzando la mano. << Ti prego non continuare.>>
<< Okay.>> Sorride. << Mio cugino Mattia frequenta la stessa università. E' all'ultimo anno.>>
<< Ah sì?>> L'ho visto solo una volta, tempo fa. Prendo il latte dal frigo e lo verso in un bicchiere.
Annuisce. Quei pancake hanno avuto vita breve. << Senti, domani sera c'è una festa a casa di Bella. Perchè non vieni?>>
<< Lo sai che odio quel genere di feste.>>
<< Eh dai, sarà divertente!>> Allarga un sorriso. Poi fa una faccia strana. << Ci sarà anche James.>>
Il latte mi va di traverso e inizio a tossire. Emma scoppia a ridere. Come fa a sapere di James?
<< Beccata!>> Dice e continua a ridere coprendosi il viso con una mano.
<< Ma.. tu che ne sai di James?>>
<< Guarda che me ne sono accorta. Fuggi da lui dal primo momento che l'hai conosciuto. Sono la tua migliore amica, non dimenticare che ti conosco come le mie tasche.>>
Ha ragione.
<< Ma perchè hai tutta questa paura? Insomma, praticamente neanche vi conoscete voi due.>>
<< Questo lo so. Non me lo spiego. Mi sento strana.>> Ammetto pensando a quel ragazzo.
<< La mia Jo si è presa una cotta!>> Canticchia.
<< Smettila.>> Arrossisco. << Io non ho una cotta per nessuno.>>
<< Vedila come vuoi.>> Si alza. << Ad ogni modo, tu andrai a quella festa. A costo di trascinarti con una gru.>>
<< No. Non ci andrò.>> Ribatto alzandomi a mia volta.
Emma solleva un sopracciglio. << Scommettiamo?>>
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Blu notte// Mr. Rain & Hero Fiennes Tiffin
FanfictionJames non si sente all'altezza per Alessia, la sua migliore amica, nonché la ragazza di cui lui è perdutamente innamorato. Accettare la realtà per James non è facile, soprattutto quando Alessia all' università conosce Mattia Balardi. Intanto, James...