Alisia- Capitolo 1

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Affretto il passo tenendo i libri ben saldi in mano mentre i miei passi riecheggiano nel corridoio deserto. Entro nella classe di matematica e sorrido soddisfatta guardando l'ora: 7:40, un nuovo record! Prendo posto al primo banco di fronte alla cattedra e apro il libro per ripassare le formule. Come succede sempre quando mi immergo nei libri, il tempo vola e in men che non si dica la campanella suona la prima volta ed io sobbalzo sulla sedia. Lancio uno sguardo verso la porta e vedo che molti stanno arrivando. Abbasso lo sguardo e cerco di rendermi invisibile mentre prendono posto agli ultimi banchi. Una mano si appoggia sulla mia spalla e già capisco a chi appartiene. Alzo lo sguardo su un volto sereno con due occhi nocciola e un adorabile naso all'insù. "Buongiorno Ali" dice Jake con un sorriso sbilenco. Io e Jake siamo praticamente amici da sempre: dovevo avere 10 anni quando lo vidi entrare nella pasticceria di mio padre. Era paffutello e si guardava intorno con ammirazione. Quando mi vide china su un libro però prese a fissarmi fino a quando non alzai lo sguardo. Anche se non amavo molto socializzare mi colpì subito. "Cos'è quello?" mi chiese indicando con un cenno il libro che stringevo tra le mani. Senza darmi il tempo di rispondere mi tempestò di domande: "Ti piace leggere? Perché sei qui invece di giocare con gli altri? È tuo il negozio? Mi puoi dare una torta?" Risposi con calma e poi mi invitò a giocare fuori e accettai. "Terra chiama Ali" Sbatto le palpebre un paio di volte per tornare al presente. "Giorno Jake" rispondo con disinvoltura. Jake prende posto dietro di me. I posti iniziano a riempirsi e dopo qualche minuto arriva anche il professore che si schiarisce la voce per richiamare l'attenzione. "Buongiorno ragazzi. O meglio buongiorno per me, per voi non proprio. Infatti spero proprio che abbiate passato almeno tutto il pomeriggio a studiare dato che oggi interrogo" Dal fondo della classe si levano mormorii di disappunto che si affievoliscono subito quando il professor Mason inizia a scorrere i nomi sul suo registro. "Pss" Sorrido e sussurro: "Sì, J. Mi offro volontaria se ti chiama" "Sei la migliore" risponde Jake. Ma il prof non pronuncia il suo nome né quello dei presenti: "Young" Ci guardiamo intorno: nessuno risponde. Young è il ragazzo che si presenta raramente alle lezioni di matematica e non parla molto. Ma ultimamente lui e Jake hanno socializzato. Più o meno. "Allora? Qualcuno può dirmi cos'ha di meglio da fare questo signorino anziché imparare qualcosa di.." "..incredibilmente inutile e noioso" un ragazzo alto con i capelli rossi e le lentiggini entra in classe con aria spavalda: è Young. Non l'avevo mai visto prima o forse non l'avevo mai notato. "Ah, allora oggi ha deciso di degnarci della sua presenza" replica il professore evidentemente irritato. Young si siede all'unico posto libero, ovvero quello accanto al mio. Il suo forte profumo mi penetra nelle narici e per poco non mi fa lacrimare gli occhi. "Mi dica subito se ha studiato, non voglio perdere tempo" Il ragazzo alza lo sguardo e sorride: "Sono io quello che non ha tempo da perdere" "Allora ha studiato sì o no?" "Ovviamente no" risponde compiaciuto. Faccio una smorfia e poso lo sguardo sul banco. Non capisco come facciano certe persone ad essere così sfacciate. "L'avevo immaginato. Vuol dire che chiamerò qualcun altro.." E l'ansia riparte. O almeno per gli altri. Io mi sistemo meglio sulla sedia a testa alta. Ho passato tutta la notte a studiare e so ogni cosa praticamente a memoria. "Ehi" dice Young e lo ignoro. Sono sicura che non stia parlando con me. Nessuno parla con me, escluso Jake. E Bethany, che ha pochi corsi con me. Una mano mi punzecchia la testa. "Dico a te, secchiona" Alzo la testa di scatto e mi ritrovo davanti a due occhi verdi. Deglutisco piano e resto in silenzio. Fai finta di niente fai finta di niente fai finta di "Allora? Ti hanno tagliato la lingua?" "Piantala Brett" dice Jake infastidito. Quindi è questo il suo nome. Distolgo lo sguardo e lo fisso sul professore. "Non mi capita spesso di essere ignorato" dice visibilmente sorpreso. "C'è sempre una prima volta" dico prima di pensarci. "Allora parli" "Jake Muller!" esclama il professore ed io mi alzo di scatto: "Posso venire io?" dico tutto d'un fiato, ma all'improvviso sento un mormorio alzarsi sempre di più. Mi guardo intorno e aggrotto la fronte quando mi accorgo che hanno tutti la bocca chiusa. Le voci si fanno sempre più forti e la stanza inizia a inclinarsi verso destra. Mi aggrappo al banco e stringo gli occhi. "È tutto ok signorina Martin?" riesco a sentire a malapena la voce del professore in mezzo a tutti i mormorii. Qualcuno si alza e mi afferra per le spalle. "La porto in infermeria" la voce mi arriva in lontananza. "Fai pure". Le mani mi spingono fuori ed io non capisco più niente. Appena ci troviamo in corridoio mi siedo a terra e mi prendo la testa tra le mani. Cerco di zittire le voci massaggiandomi le tempie ma non ci riesco. Chi mi ha accompagnata fuori mi prende il viso tra le mani ma ho ancora gli occhi chiusi. "Alisia, ce la puoi fare" Sussulto quando mi accorgo che non è la voce di Jake. "Prendi il controllo della tua mente. Ora." Stringo i denti e mi concentro. Le voci cessano di parlare. Spalanco gli occhi e incontro quelli di Brett. "Cosa è successo?"

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