Brett - Capitolo 8

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"Allora, siete pronti?" urlo ai ragazzi di fronte a me. Beh, non sono proprio tutti ragazzi. Il più "anziano" ha 32 anni. Ma ci sono anche due bambini: Kyle e Jasper. Loro non vengono con noi, restano al rifugio con Sam, il più affidabile tra i nostri. Una volta a settimana, nella notte tra il giovedì e il venerdì, usciamo per procurarci del cibo. La politica di Maya (e anche la mia) prevede di evitare ogni rischio, quindi ogni Tomorrow People (tranne me, Sam e qualcun altro) non esce mai dal rifugio, fatta eccezione questa notte. Dalla folla di fronte a me si levano dei "Sì" convinti e alcuni fanno dei cenni di approvazione. "Mi raccomando, seguite il protocollo e non fate niente di stupido" ordino. Guardo un'ultima volta Sam che mi fa un cenno e mi avvicino al gruppo. Poggiamo le mani sulle spalle dei compagni affianco e ci teletrasportiamo nel solito supermercato. Qui ho un amico che non ha problemi se ogni tanto vengo a  prendere qualcosa: gli ho detto che ho una famiglia numerosa da sfamare. Non è del tutto una bugia. Si muovono tutti come soldati addestrati. Ognuno ha un reparto, così da risparmiare tempo. Io invece resto sempre vicino alla porta, per controllare che nessuna guardia venga a scocciare. O meglio, che l'Ultra non venga. Quei bastardi hanno degli strani congegni in grado di rilevare le attività paranormali, ovvero le manifestazioni dei nostri poteri. Ma di solito non attaccano di notte, il loro capo organizza dei pattugliamenti di giorno, quando dovremmo essere all'esterno. Poveri illusi. Dato che sembra tutto tranquillo, mi ritrovo ad osservare le facce degli altri che si destreggiano tra gli scaffali. Alcuni hanno delle ombre sotto gli occhi per la stanchezza, altri sono perfettamente svegli e attenti, mentre i novellini hanno gli occhi spalancati e si guardano continuamente intorno. Tipico. Uno di loro è Dave, ora al reparto della pasta. È l'unico dei nuovi che non sembra spaventato. Ha la schiena dritta e prende in modo automatico le buste di spaghetti e altri tipi di pasta. In un certo senso lo ammiro. Do un'altra occhiata all'esterno, ma è tutto tranquillo. La notte è silenziosa, noi siamo gli unici a far rumore, anche se trascurabile. In soli 3 minuti i miei compagni (ora la mia famiglia) hanno preso tutto il necessario: pasta, carne, patatine, frutta... (siamo attrezzati al rifugio per cucinare). Chiudono tutti i sacchi e si girano nella mia direzione per aspettare un segnale. Sto per aprire la bocca per dare il permesso di andare, ma accade tutto così velocemente che non ho neanche il tempo di pronunciare qualcosa. I vetri si rompono riversandosi in schegge all'interno del negozio a causa di un'esplosione. Mi butto a terra e gli altri mi imitano. Dei lacrimogeni entrano dalle finestre. Mi giungono alle orecchie colpi di tosse e respiri smorzati. La mia testa è vuota, non riesce a formare pensieri razionali e il mio cuore sprofonda nel panico. Non di nuovo non di nuovo non di Uomini vestiti di nero entrano dalle finestre con il volto coperto da mascherine e armati dalla testa ai piedi. Mi accascio a terra con gli occhi che lacrimano. Vorrei gridare, ordinare a tutti di scappare, ma dalla gola esce solamente un rantolo. Non riesco a vedere i miei compagni a terra, osservo impotente i soldati dell'Ultra perlustrare il supermercato. Riesco a trascinarmi dietro allo scaffale dei biscotti. Il mio petto si alza e si abbassa al ritmo irregolare del mio respiro pesante e sembra quasi che il mio cuore voglia uscire e mettersi a scorazzare per il negozio per quanto batte velocemente. Non oso usare nessuno dei miei poteri, l'Ultra mi individuerebbe subito con quegli aggeggi infernali. Non oso neanche teletrasportarmi e lasciare gli altri nella merda. Non sono così. Non lo farò. Sono passati solo pochi secondi, ma mi sembrano ore. Muoio dalla voglia di sapere cosa sta succedendo dall'altra parte. La mia mente diventa lucida per qualche attimo. Cosa ci fa qui l'Ultra? Non dovrebbe. Non è possibile. Non può accadere davvero. Devo proteggerli. Devo farlo. L'ho promesso. La nebbia dei lacrimogeni sembra essersi dissolta almeno un po'. Mi appoggio allo scaffale per mettermi in piedi mentre il mio respiro si stabilizza. Una scarica di adrenalina mi porta a uscire allo scoperto, così, disarmato. Sono così sorpreso che la bocca mi si spalanca: i soldati dell'Ultra stavano aspettando me. Alcuni di loro hanno preso un Tomorrow People ciascuno e gli puntano una pistola alla testa tenendoli bloccati con l'altro braccio; altri puntano più armi verso dei piccoli gruppi da tre o quattro. Mi guardano tutti. Un soldato si toglie la maschera, così posso finalmente guardarlo negli occhi. È l'unico a non avere un ostaggio. Il mio stupore si tramuta in rabbia. Le mie mani si chiudono in pugni e il mio sguardo si assottiglia. Aspetto solo che quell'idiota senza maschera faccia una mossa. Me ne basta una. Non vedo l'ora di prenderlo a pugni. "Così tu sei Brett" sputa le parole come se fossero acido e mi guarda schifato. "Un gruppo di Tomorrow People, una razza superiore, si fa guidare da un ragazzino?" Non ho intenzione di distogliere lo sguardo. I miei muscoli si tendono, pronti a scattare. Una mossa. "Siamo qui per darvi un avvertimento" il tizio solleva la voce per farsi udire da tutti noi. Sbatto le palpebre un paio di volte. Un avvertimento? Ora sono troppo perplesso per parlare. "Il signor Cooper è stato assassinato oggi pomeriggio da uno della vostra specie. Morto il capo, morte anche le regole. Non ci sarà nessuna pietà per voi. Se vi vedremo per strada, vi spareremo a vista. Non vi recluteremo, vi uccideremo". Una voce si leva dal fondo. È Robert. "Ma noi non diamo fastidio, viviamo isolati  da tutti!" "Zitto, ratto di fogna!" E viene colpito dal calcio della pistola che gli premeva contro la tempia. Cade a terra con un tonfo, svenuto. Inizio a parlare per la prima volta da un bel po' di minuti: "No! Non è giusto. Eleggete un nuovo capo. Create altre regole più ortodosse. Noi..." "Negativo, scarafaggio. Da oggi libero arbitrio" E partono due colpi. Due corpi cadono a terra. Si formano due pozze di sangue intorno alla testa. Chris, il più anziano. E Dave. Oh, Dave. Osservo la scena inorridito, mentre altri tre, quattro o cinque soldati, non saprei dirlo con precisione, afferrano alcuni Tomorrow People e li trascinano via. Magari per torturarli altrove. Mi concedo tre secondi per ricompormi. 1. Le pozze di sangue si stanno allargando. 2. I soldati si stanno avvicinando ad altri con le armi spianate. 3. "Guidali tu".
VIA DI QUI! diffondo le parole nelle menti degli altri con quasi tutte le mie energie e mi teletrasporto al rifugio. Mi guardo intorno. Conto gli altri veloci quanto me. 33. 33. 33 su 45. Mi lascio cadere sulle ginocchia. "Brett. Brett!" Vengo scosso da due mani sottili che sembrano infilarsi nelle ossa. È Sam. "Cos'è successo? Sapevo che eravate in ritardo, ma ho rispettato le regole e sono rimasto qui ad aspettare. Dove sono gli altri? Perché..." Smetto di ascoltare, ma guardo Sam negli occhi. E lui capisce. Sento i singhiozzi provenire dagli altri, amici stretti dei due assassinati presumo. Ed improvvisamente i miei pensieri corrono a lei. "Alisia" E sparisco.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 22, 2016 ⏰

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