Milky | LANDO & JAZMINE

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Lando

Il mondo è sempre in un continuo cambiamento; niente sarà mai uguale a come era anche solo un secondo fa. E di questo me ne rendo conto forse più del dovuto, lo sento come un peso, come se cambiando io diventi una persona peggiore, invece di maturare migliorandomi pian piano.
Nulla, fino a questo momento, mi fa smettere di pensare al futuro come un fardello tanto insopportabile.
Eppure mi ritrovo a vedere tutto sotto una nuova prospettiva da quando sono riuscito ad aprirmi di più verso gli altri e trovare una persona che riesce a capirmi anche solo con uno sguardo.
Non mi capacito di come riesca a farlo, ma in un secondo riesce a guardarmi dentro.
Ed è proprio la ragazza con la quale pensavo che non sarei mai riuscito ad andare d'accordo, che ora si trova seduta al mio fianco intenta a guardare fuori dal finestrino.
Spesso non capisco come possa essere tanto bella senza neanche accorgersene; i capelli lunghi e neri le incorniciano perfettamente i tratti morbidi del viso, i suoi occhi dolci e scuri sembrano così innocenti e le sue labbra morbide e piene quasi sempre colorate dal rossetto prendono una piacevole curva quando sorride.
Sembra un angelo quando dorme, un po' meno quando è sveglia, ma la amo anche per il suo caratterino puntiglioso.
«Come ti senti?» chiedo notandola stranamente taciturna.
«Mi sentirei meglio se tu non guidassi come mio nonno.» risponde con un velo di acidità, ma mantenendo un sorrisino.
Effettivamente ha ragione, ma comunque non mi fido ad accelerare troppo se non solo solo.
«Se ti baciassi faresti guidare me?» domanda a fior di labbra prima che potessi ribattere.
«Ti sembro il tipo che si fa comprare da un bacetto?»
Mi giro per guardarla mentre siamo davanti un semaforo rosso, trovandola con le sopracciglia corrucciate e un'espressione saccente.
«Hai ragione mi compri benissimo.»
Sorride vittoriosa, dandomi un veloce bacio a stampo e per un secondo, il suo profumo mi ha invaso le narici ubriacandomi.
Quando si stacca mi concede un altro sorrisone che non riesco a non ricambiare.
Il semaforo si fa verde e subito ripartiamo, mentre prometto alla monegasca che al ritorno guiderà lei.
Dove la sto portando? In un centro commerciale a fare shopping, perché conosco la mia pollastra e so che non compra un paio di scarpe da troppo.
E anche perché devo capire i suoi gusti per farle dei regali in futuro.
La guardo mentre scende dalla macchina felice di essere lì come una bambina a Natale.
Chiudo a chiave l'auto e seguo la ragazza che ormai era già partita in quarta verso chissà quale negozio.
Non appena la raggiungo, noto il suo sguardo illuminarsi dinanzi alla prima vetrina che vede: quella di Sephora e capisco di essere fottuto solo quando si volta a guardarmi e mi costringe ad entrare con lei.
«Dai devo prendere solo un paio di cose, non fare il martire.» mi dice posandomi le mani sulle guance per pizzicarle e farmi sorridere.
Le bacio la tempia per poi seguirla tra gli stand di trucchi, facendo attenzione ai cosmetici davanti alla quale si ferma più del dovuto e che le piacciono.
Quando finalmente finisce di comprare questo 'paio di cose' per la quale ha impiegato circa tre ore, si dirige alla cassa, dove si ferma per tirare fuori il portafoglio.
Ma è scema?
«Faccio io.» le sussurro in un orecchio prendendo la carta di credito e pagando per lei.
La commessa ci sorride passandole la classica busta a righe del negozio, e noto che Jaz non è particolarmente contenta.
Sai che novità.
«Perché non mi hai fatto pagare?» mi domanda subito usciti, usando la sua solita espressione contrariata.
«Voglio solo viziarti un po', abituati perché non ti lascerò mai pagare.» prendo il sacchetto dalle sue mani per portarlo al posto suo, poggiando l'altro braccio attorno alle sue spalle.
«Ma io mi sento in colpa a farti spendere soldi per me...»
Il suo sguardo subito si incupisce e onestamente mi stringe il cuore vederla così triste per una cavolata del genere.
«I soldi non sono un problema, ora smettila di farmi i conti in tasca e fatti trattare come la principessa che sei.»
Mi fa proprio arrabbiare il modo in cui si sminuisce e onestamente non capisco neanche perché la pensi così su se stessa. O meglio, un'idea l'avrei ma mi sembra maleducato chiederle se la sorella la faccia seriamente sentire così insicura.

Dopo un giretto in qualche altro negozio dal nome impronunciabile, finalmente è tornata a splendere come fa sempre.
Anche se ancora non molto convinta dal lasciarsi comprare da me quello che vuole.
«Non è adorabile?" domanda più a se stessa che a me, guardando un cane-topo correre dietro ad una ragazza cercando di mantenere il suo passo.
Solo che è talmente piccolo che un passo umano equivale a trenta dei suoi.
Di cani non me ne intendo, ma quel cosetto più che un discendente dei lupi sembra discendere da una pantofola pelosa.
Annuisco, guardando il batuffolo saltellare di qua e di là.
«Ho sempre voluto un cagnolino così.» sorride mentre si gira a guardarmi. «Ma non ho mai avuto il coraggio di chiedere a papà e a Pascale un cucciolo.» continua ancora prima che potessi chiederle qualsiasi cosa.
Il disagio è così palpabile che si potrebbe tagliare con un coltello.
Mi fa venire il magone quando parla della sua infanzia, per quanto possa essere stata accettata; perché alla fine non è mai stata accettata del tutto e se ne è resa conto da sempre.
«Se ne avessi uno ora, come lo chiameresti» domando in un sussurro, quasi più a me che a lei.
Rimane a guardarmi perplessa, mentre le sorrido innocente.
Ho finalmente trovato il regalo perfetto da farle a Natale, meglio comprare subito al piccolo essere un collarino col nome sopra prima che gliene compri uno lei.
Più che altro perché conoscendola sarebbe qualcosa di rosa con le piume e i glitter.
Rimane ancora un po' a pensarci, mentre io mi segno mentalmente le cose che potrebbero servirle per un cucciolo.
Non che prenderle il necessario la fermi dal comprare di tutto e di più, ma almeno non acquisterebbe doppi inutili.
«Che hai in mente? sei troppo silenzioso.» se ne esce dopo una decina di minuti buoni, alzo gli occhi dal telefono per guardarla e farle spallucce.
«Pensavo a quanto sei bella.»
«Non me la racconti giusta, non è che stai pianificando di tagliarmi a pezzetti e mettermi nel congelatore?»
Amore guardi troppi video di Elisa True Crime.
«Perché dovrei metterti in congelatore? la carne fresca è più buona.»
Mi guarda terrorizzata e cambiando direzione, cercando di 'scappare' da me.
La rincorro finché non si ferma davanti all'uscita, probabilmente rendendosi conto che ormai è diventato buio.
«Tesoro mio bello anche al ritorno guidi tu.» afferma prendendo le buste che avevo tra le mani.
«Che c'è? fai tanto la spavalda e poi hai paura di guidare la sera?» la sfido mentre finalmente usciamo dal centro commerciale.
Mi guarda offesa, poi gira la testa dall'altra parte divertita.
«Visto che non guido io rivoglio il bacio che ti ho dato prima.»
«Giammai!»
Mentre poso tutti i suoi acquisti nei sedili posteriori, perché nel bagagliaio 'si sciupano' come dice lei, la sento tirarmi il collo dalla t-shirt per farmi voltare verso di sé.
Appena le do retta e mi giro, mi ritrovo le sue labbra sulle mie e le sue braccia allacciate dietro la mia nuca.
E grazie a dio mi sta baciando perché un altro suo schiaffo non lo avrei retto, mi sarebbe caduto qualche dente.
Non si direbbe ma la piccoletta la forza ce l'ha.
Ricambio subito, posando le mani sui suoi fianchi per avvicinarla maggiormente.
«Ti prego dimmi che stasera rimani da me.»
La supplico vedendola un po' incerta sul da farsi, anche se io sono più che convinto.
«Stasera rimango a dormire da te.» afferma sorridendo, quando ormai ci siamo messi in macchina ed eravamo partiti da un po'.
«Magari sta volta non replichiamo il preservativo buttato in camera di Charles.»





Per questa stupenda one shot ringraziamo la fantastica dreamerinw0nderland che gentilmente ha deciso di partecipare a questo mio nuovo progetto. Spero tanto che vi sia piaciuta e ci vediamo molto presto con la prossima👀

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