Capitolo 5

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... perché ovunque noi andavamo ci divertivamo, perché ogni stanza, luogo, paese, città si illuminava quando ci entrava lui.

Posso farcela, posso farcela, posso farcela.
Questo era quello che continuavo a ripetermi innumerevoli volte nella mia testa cercando di autoconvincermi che potevo farcela. Ma in realtà ero consapevole del fatto che non potevo farcela.

Prendo un respiro profondo e lascio la maniglia della camera di mio padre allontanandomi da essa.

Non entravo in quella camera da anni ormai. Non riuscivo a fare quel piccolo passo che mi avrebbe permesso di varcale la soglia della camera. Non so perché, ma c'era qualcosa che mi bloccava, una forza esterna che ogni volta che provavo ad aprire la porta mi paralizzava sul posto. C'era una voce nella mia testa che mi ripeteva di non entrare perché sarebbe stato peggio. Forse perché sapevo che in quella stanza sarebbero riaffiorati fin troppi ricordi che non sarei riuscita a gestire tutti ad una volta. Forse perché ero consapevole del fatto che entrando il suo profumo, anche a distanza di anni, avrebbe inondato le mie narici.

Scendo al piano di sotto e ridò i panni a mia madre che mi aveva chiesto di riporre nel suo armadio.
<Bea.. >dice in un sussurro lei guardandomi.
<scusa>sussurro cercando di trattenere le lacrime.
<dovrei scusarmi io non tu...Avrei dovuto dirti ieri che avevano dato la camera a un ragazzo ma->
<mamma tranquilla. Ho esagerato. Sono stata una stupida ad arrabbiarmi con voi> ormai alcune lacrime avevamo iniziato a scorrere sulle mie guance e dopo di quelle molte altre.
Lei mi stringe forte a sè ed io la stringo ancora di più. Le volevo un bene dell'anima. Era l'unico genitore che mi rimaneva e mi odiavo quando la trattavo male.

Ieri sera alla fine non sono entrata in ospedale, ho preferito fare un giro in macchina per poi stare in videochiamata con i miei amici. 

_____________

Sotto la voce angelica di Louis Tomlinson finisco di mettere in ordine il mio armadio che puntualmente dopo tre giorni è sempre incasinato. Mi sorprendo di quanto disordine possa creare in così pochi tempo. Soprattutto quando devo uscire.

Mi butto sul letto dopo aver stoppato la musica e mi rendo conto di avere 10 chiamate perse da Juliett e 66 messaggi da Noah. Ops...

Chiamo la mia migliore amica la quale mi risponde immediatamente con un tono esageratamente alto, infatti sono costretta ad allontanare il cellulare dal mio povero orecchio.
<Cristo santo ma dove cazzo hai il telefono? È possibile che ogni volta che ti chiamo non rispondi?! >
<Merda non urlare mi hai rotto un timpano> la sento sbuffare <Scusa se non ti ho risposto mamma ma avevo la musica alta>
<Ti odio>
<Beatrix Bass ti ho inviato mille messaggi e tu non ti sei scomodata di rispondere nemmeno a uno di questi!! > ed ecco un altro che urla.
<Scusa papà ma, ripeto, avevo la musica alta>
<e poi i messaggi sono solo 66 non mille> continuo prendendolo in giro.
<io ti ammazzo->
<okok smettetela voi due, e tu scendi immediatamente perché siamo quasi sotto casa tua> interviene July.
<Emmh.. come dire.... io... sapete emh.. >
<non dirmi che sei in pigiama> credo che se fossimo stati in un cartone animato in questo momento avrei potuto benissimo vedere il fuoco uscire dal mio cellulare per quanto fosse arrabbiata.
<Noohh ma vaaa> rispondo ironica.
<apri la porta>
<subito> chiudo la chiamata e apro la porta. Appena incrocio gli occhi dei miei due migliori amici mi metto le braccia davanti alla faccia per proteggermi. Non si sa mai, questi sono pazzi.

<Quanto sei scema> esclamano contemporaneamente i due guadagnandosi un'occhiata confusa da me. Saliamo sopra e subito la ragazza si catapulta dall'armadio mettendolo in disordine. Ecco un altra motivazione del perché questo non resta per molto tempo in ordine.
<Grazie eh> le dico ma lei mi ignora.

Dopo un po' mi butta addosso un jeans, una maglietta, l'intimo e le nike per poi trascinarmi e chiudermi in bagno.
<Sbrigati. Se devi truccarti lo farai in macchina>

Mi lavo e vesto velocemente, prendo il mascara con il correttore ed esco dal bagno.
outfit:

<Dove andiamo?>  chiedo una volta in macchina mentre apro lo specchietto e inizio a truccarmi velocemente

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<Dove andiamo?>  chiedo una volta in macchina mentre apro lo specchietto e inizio a truccarmi velocemente.
<da Dylan> mi risponde Noah guardandomi come per capire se mi andava bene. In realtà ieri sera ci ho pensato bene. Ho pensato un po' a tutto e devo dire che la situazione, si mi da un po' fastidio ma mi va anche bene così. Il ragazzo non è antipatico e stronzo come credevo, e poi se Noah ci tiene vuol dire che è una brava persona.
In oltre questa situazione mi avrebbe convinto ad andare al cimitero a portargli dei fiori e mi avrebbe spinto ad entrare in camera sua. Solo che una cosa ancora non la capisco: perché mi sentivo vicino a lui proprio in quella camera d'ospedale? Anche nella sua camera ho trascorso bei momenti, anche al parco e in altri molti luoghi. Quindi perché proprio nella camera d'ospedale? Magari perché li ci siamo fatti le promesse più importanti. Magari perché ci ero fissata io. Magari è solo una mia cosa psicologica.

Annuisco in risposta del mio migliore amico il quale mi sorride e continuo a mettermi il mascara. Dopo aver finito di truccarmi mi guardo meglio allo specchio e mi riesco a vedere leggermente più bella. E' incredibile come il mascara possa fare miracoli.

<Scendete donzelle> 
<subito donzello> rispondo io.
<non credo che esista questo termine> scherza lui chiudendo la macchina.
<già neanche io ma era carino> concordo facendolo ridere.

Entriamo nell'ospedale e aspettiamo l'ascensore.
<Posso farti una domanda?> inizia Juliett
<L'hai appena fatta> risponde Noah
<fai il serio>
<okok vai dimmi>
<come fai ad essere così stupido?>
<C-Cosa?> chiede lui confuso, cosa che ero pure io.
<No dico, come fai?>
<ma perchè?> domanda lui ma vendendo che lei non rispondeva continua.
<Perchè mi stai dicendo questo?>
<Come fai?> continua a ripetere lei guardandolo con uno sguardo inquietante.
<Non riesco a comprenderti, potresti gentilmente allungare la tua domanda inserendoci particolari che potrebbero farmi capire quello che stai cercando di domandarmi> quando Noah inizia a parlare così è perchè ti sta prendendo per il culo.
<Co-me?>
<okay mi stai prendendo per il culo>
<Esatto>

Okay, ma dove diavolo gli ho trovati io questi psicopatici? 

L'ascensore arriva e noi saliamo. Mi guardo allo specchio ma distolgo subito lo sguardo quando esso ricade sul mio fisico.

Arrivati davanti alla porta i due mi guardano. Ed ecco quello sguardo.
Sbuffo e busso.
<Se sei mia madre non entrare> sentiamo dalla camera. Noah apre leggermente la porta giusto per far entrare la sua testa.
<siamo noi, possiamo?>
<Oh si, scusate>

Entriamo e salutiamo il ragazzo il quale sembrava molto stanco.
<Come mai qua?>
<volevamo salutarti> risponde Noah.
<Io in realtà volevo andare a fare shopping dato che il mio armadio è vuoto ma questo esserino qua mi ha proibito di entrare nei negozi in sua presenza> indica Noah il quale la fulmina con lo sguardo, mentre il ragazzo seduto sul lettino ride.
<Io invece sono stata trascinata....letteralmente> rispondo io facendo incazzare Noah. Era ovvio che stavamo scherzando, ma Noah ci tiene a non fare figure di merda.

<Dai sedetevi>
<Io vado a prendermi un caffè, volete qualcosa?> chiede Juliett avvicinandosi alla porta.
<Un caffè anche io, grazie> risponde Noah
<io no, qui fa schifo tutto> rispondo io
<io no grazie> risponde Dylan



In quella camera d'ospedale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora