Capitolo 8

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25 luglio: SILVIA

«Secondo me Giulia è rimasta incinta.»

Lorenzo sta spegnendo il mini proiettore e ora, che sono le 3 del mattino e la maratona di Cattivissimo me l'abbiamo finita, è il momento gossip. Rigorosamente, riguardo vecchi compagni di classe con cui non parlo dalle medie.

«Non è possibile che così, dopo nemmeno sei mesi che stanno insieme, uno decida di sposarsi alla nostra età. I genitori li avranno costretti con un bambino in arrivo, pur di tenere a bada le malelingue...», sbuffa, «l'ho sempre detto che appena ho i soldi me ne vado da questo buco di città.»

Sono sdraiata sul suo letto a fissare il soffitto e penso invece alla possibilità che abbia deciso lei liberamente, per amore. Si è buttata, e che aspetti o no un bambino ha avuto coraggio.

«Perché è così difficile?»

«Rimanere incinta? Ovvio, non hai mai neanche baciato un ragazzo!» mi sfotte.

Gli lancio un cuscino. «Intendevo essere coraggiosa.»

Lo prende al volo e lo abbraccia prima di cadere di pancia sul letto affianco a me. Sposto il telefono con un movimento veloce per evitare che ci atterri sopra e mentre lo appoggio sul comodino, sbircio una notifica.

Chi cavolo manda ancora messaggi normali.

Mi si ferma il cuore.

Non è possibile che sia lui. Lui ti ha dato il numero, non viceversa.

«Che hai? Sembra tu abbia visto un fantasma» mi guarda strano e si lega il ciuffo biondo platino in un codino.

Mi mordo la lingua nel vedere che è la stupida segreteria telefonica che mi ricorda che non ho richiamato mia mamma sei ore fa.

«Niente, pensavo fosse qualcun altro.».

«Qualcun altro, chi? Ti senti con uno e non ti sei presa la briga di farmelo sapere!!!»

L'ho detto che ha fiuto.

Stringo con più forza il cellulare e cerco di nascondere il mio viso che è chiaramente diventato bordeaux.

Silvia, per favore, datti un contegno. Non ti sei presa una cotta spaziale per un tipo figo che non rivedrai mai più. Sei matura, non ti interessano queste cose.

«E dai, lo sai che puoi dire tutto a Lollo» mi osserva spudorato come si fosse già fatto un film nella sua testa.

Sospiro. «Ho conosciuto un ragazzo.»

«Lo sapevo! Parla, ora!» si raddrizza con un urletto, pronto ad ascoltare ogni singolo dettaglio.

Gli racconto tutta la storia, di come ci siamo incontrati al lago, del fatto che ero giù e che gli ho sbottato malissimo in faccia, di lui che mi ha aspettato sotto casa dopo avergli promesso un passaggio in albergo. Del quasi bacio sulle labbra.

«E...? Non ci credo che se n'è andato così, senza dirti nulla. Cazzo ti ha baciata!»

Sulla guancia, purtroppo.

Alzo le spalle. «Mi ha lasciato il numero. Però, stai tranquillo, non lo chiamerò. Sì, cioè... è stato bello per quello che è durato, ma è finita lì, ecco.»

«Ma sei scema! La la la, faccio finta di non aver sentito.»

Scuoto la testa consapevole che quel particolare era meglio se lo tenevo per me. Era meglio se tenevo tutto per me. Anche se in questo modo ho sviato le sue indagini dall'altra questione.

«Lorenzo smettila!» lo bacchetto.

«Che c'è? Se è bono perché no. Ti avviso, se non ci provi tu lo faccio io.»

«Perché vive dall'altra parte del mondo e perché...»

...ho un tumore.

***

Alla fine non sono riuscita a confessarglielo. È sempre stato un ragazzo fragile e non so come dirgli che la sua roccia, come mi ha chiamato la volta in cui ha fatto coming out alla sua famiglia e l'hanno mandato via di casa, sta per andarsene. Ci conosciamo fin dai tempi della scuola dove eravamo gli emarginati, quelli che venivano derisi senza una vera motivazione. Il finocchio e la pastorella. Siamo diventati uniti per solidarietà ma poi abbiamo capito che ci divertivamo insieme, non ci serviva e non aspiravamo più all'approvazione dei nostri compagni. Io c'ero per lui e lui c'era per me, ci bastava questo.

Quando esco dal suo appartamento, il sole è ormai alto nel cielo e avrei solo voglia di ributtarmi sul letto e dormire. Dopo le varie chiacchiere, ho fatto fatica a prendere sonno e le lancette dell'orologio da comodino sembravano non avanzare. Ma non posso permettermelo e nemmeno di piangermi addosso ancora, perché in me scorre una nuova consapevolezza: devo tirare fuori gli artigli e avere coraggio per una volta.

È la mia vita ad essere in gioco.

E Io. Voglio. Vivere.

Salgo sulla moto con un'idea fissa in testa diretta al lago.

Mi fa strano tornarci dopo la notte scorsa e l'ultimo tratto di strada lo percorro quasi di corsa non potendo ignorare la minuscola speranza che mi sussurra che ci potrebbe essere anche Raul. Partiva questa mattina per prendere il volo del pomeriggio perciò non dovrei rimanerne amareggiata quando trovo la terrazza semivuota.

Mi siedo al mio – che forse sta per diventare nostro – posto e con la chiave inizio a incidere il legno tra le mie gambe.

25/07/2022

Cerco di definire meglio che posso tutti i numeri della data e poi guardo la mia promessa.

Sì, è una promessa: combatterò questo tumore. A testa alta, senza rimpianti. E ogni volta che mi dimenticherò di avere la forza o sarò giù, questa scritta sarà lì a ricordarmi che ce la posso fare.

Ma è anche il mio impegno a credere nell'amore. Perché non sono pronta a perdermi tutte quelle sensazioni che ho provato ieri sera con Raul, mi hanno fatto sentire viva e che sia lui o qualcun altro, io lo aspetterò. Non l'amore perfetto, talmente perfetto da sembrare finto, io voglio l'amore folle che ti prosciuga, disarmante nelle piccole cose, quello vero e che sa fare anche i conti con la realtà. Mi merito un amore che resti. Che mi prenda per mano anche nei giorni di pioggia e quando la luce del giorno si spegne e non mi lasci andare mai.

Lago, mi sei testimone, con la mano sul cuore, io giuro, lotterò.  

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 01, 2023 ⏰

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