2. Flowers need time to bloom

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P r i m r o s e' s
POV

🌸




PRIMO GIORNO DELL'ULTIMO
ANNO DI SCUOLA

Era insopportabilmente irritante il modo in cui, qualvolta mettessi il naso fuori dalla porta di casa, trovassi almeno un petalo dei miei fiori fuori posto.

Non tolleravo che qualcuno li annusasse senza il mio permesso, figuriamoci se potevo accettare il fatto che qualcuno ci camminasse sopra con le sue scarpe sporche.

«Mamma!» Urlai sbattendo la porta d'ingresso a polmoni aperti. «Se Jordan e i suoi stupidi amici non smettono di lanciarsi la palla nel giardino io giuro...»

«Giuri?»

Alzai la testa verso la cima della scalinata che Rosette lucidava ogni mattina con fretta e furia.

Forse lei, la signora di mezz'età che si guadagnava da vivere pulendo la nostra casa mattina e sera, era l'unica che tolleravo appena.

Giusto perché era quella che si preoccupava di ripulirmi le calosce dal fango e che la mattina mi faceva trovare sempre una tazza di latte e biscotti sul tavolo.

«Giuro che...» Accidenti. Non mi ero preparata alcuna minaccia quel giorno.

Le avevo esaurite nel resto dei miei diciotto anni passati in compagnia di un adolescente popolare, bello e che non voleva saperne più niente della sua sorellina facente parte dei bassi ranghi scolastici.

«Prim, smettila di pensare a quei stupidi fiori e trovati un'amica, cazzo.»

Avevo già detto quanto fosse irritante?

«Così puoi portarti anche lei in camera?»

Attorcigliai le braccia al petto. Odiavo incontrarlo per casa e tantomeno odiavo dover andare a scuola con lui.

Quell'anno Jordan era stato sospeso per un brutto scherzo agli armadietti di quelli del primo anno, così ero stata costretta a frequentare alcuni corsi del mio ultimo anno di liceo in sua compagnia.

Il sogno di ogni ragazza.

Il tempo di chiudere gli occhi per esasperarmi ed una delle mie due piccole trecce venne tirata da delle dita.

«Hai diciotto anni, non quattordici.» Sgranai le pupille e lo vidi passarsi una mano tra i capelli neri.

Li aveva tinti più scuri del solito quella volta.

Lo rendevano ancora più attraente di quel che era e, essendo che tecnicamente non eravamo proprio fratelli di sangue, potevo permettermi alcuni pensieri di quel calibro, senza andare oltre.

Non era molto tempo che i miei genitori adottivi, nonché i genitori di Jordan, mi avevano informata di questo piccolo dettaglio della mia vita.

Tutto d'un tratto, dopo quella notizia, mi sembrò un po' come se di me stessa ormai non conoscevo più niente.

Erano passati ben quattro mesi da quando lo avevo scoperto e avrei mentito se avessi detto che mi sentivo bene al riguardo della cosa.

Era molto strano vivere con quelli che avevi reputato sangue del tuo sangue per tutto quel tempo, per poi scoprire che non fosse così.

In fondo, i genitori erano coloro che ci crescevano, non chi ci aveva messo al mondo, giusto?

«Sai come si dice?» Chiesi a Jordan prima di guardarlo andare via verso la cucina.

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