3. From the ashes she became

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P r i m r o s e' s
POV

🌸




L'aria del primo giorno di scuola.

La perfetta e terribile aria che preludeva l'inizio di un anno nel dimenticatoio: veleno per i miei polmoni.

Ultimo anno e non ero stata in grado di fare amicizia con qualcuno, se non per qualche noioso compito di gruppo e qualche frecciatina sul mio aspetto.

Insomma, non avevo mai dimostrato la mia età ed in futuro la cosa avrebbe giocato in mio favore, ma non l'avevo mai preso come motivo di essere emarginata.

Nella scuola pubblica di Portland i corridoi erano stati tappezzati di poltrone e angoli dove i vari gruppi si riunivano per proprio conto, mentre gli armadietti erano così mal messi che nessuno tentava più di aprirli.

Nulla in cui riporre i libri, ma una seduta su cui passare il tempo tra una campanella e l'altra ve ne erano a volontà.

«Sì, cazzo!» Brian tirò fuori la mano dalla poltrona in pelle marrone che lui ed Elijah avevano portato qualche anno prima. «I cinque dollari che avevo nascosto prima delle vacanze sono rimasti qui.»

«Nessuno mette le mani sulle nostre cose.» Borbottò mio fratello gettandosi sulla sedia di fronte a Brian.

Voltai gli occhi al soffitto.

Non commentavo il loro pavoneggiarsi tra quella mandria di adolescenti, apprezzavo l'avermi concesso come appoggio il tavolo del loro angolo pausa e per quel motivo cercavo di essere il più silenziosa possibile.

In fin dei conti mi piaceva essere invisibile perché mi permetteva di non dover sopportare il giudizio altrui sulle spalle.

Le ragazze di quella scuola amavano il brivido del pettegolezzo e ricordavo ancora come fosse stata derisa Savannah, l'anno precedente, dopo essere stata beccata a limonare il cervellone del terzo anno. Il modo in cui s'infilava i polpastrelli nel naso, durante le lezioni, era piuttosto raccapricciante ma chi ero io per giudicare?

«Sono curioso di vedere quelle del primo anno.» Annunciò sempre Brian. «Forse quest'anno riuscirò a battezzarne una.»

«Dio...» Sussurrai sottovoce, fingendo di rovistare nel mio zaino.

Una testa si allungò in mia direzione. Erano gli occhi castani di Elijah a scrutarmi da testa a piedi.

«Qualche problema?»

«Affatto.» Sorrisi debolmente.

In realtà ce ne erano almeno un migliaio di problemi in ciò che usciva dalla loro bocca ogni volta che l'aprissero.
Ero certa che uno scoiattolo avesse più quoziente intellettivo di tutti loro messi insieme.

«Prim reagisce così ai nostri discorsi solo perché si sente a disagio.» Jordan non era mai d'aiuto.

In presenza di qualsiasi essere che respirava mi sentivo a disagio. Loro non erano di certo l'eccezione alla regola.

«Oppure non ne ha mai visto uno.» Infierirono i fratelli Warren per poi darsi qualche pugnetto complice.

Mio fratello sollevò lo sguardo su di me, assottigliandolo sempre di più. Il taglio che si era procurato nel sopracciglio destro era ancora più brutto di quanto immaginavo.

Distolsi lo sguardo. Non ero a mio agio quando le persone mi fissavano. Mi facevano sentire osservata in ogni movimento che facevo e finivo sempre col cadere o distruggere qualcosa attorno a me.

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