Un graffio mancato

28 3 4
                                    

Un alloggio dalle pareti fredde, l'unico colore che riusciva a smorzare quella freddezza era l'unico colore in bella vista anche di poco, era una tinta dai toni celestino anch'esso emanava freddezza, ma nello stesso momento a colei che viveva li dentro gli ricordava la sua casa, i cieli immensi adornati da molte nuvole che sembravano fatte di cotone; erano trascorsi solo due giorni dal suo rapimento , ma la nostalgia già si stava facendo sentire. Irrequieta la ragazza ormai sveglia girovagava per tutta la stanza, esaminando ogni millimetro di essa, persino i condotti dell'aria guardava anzi studiava; cercando una via d'uscita, in quel preciso momento mentre lei era immobile ad osservare le grate che attappavano i condotti dell'aria la porta della camera si aprì facendo entrare la donna dagli abiti mimetici.

<<Prego siediti>> chiese alla giovane, indicando gentilmente la sedia che si trovava di fronte ad essa; la ragazza era dubbiosa ma sapeva in cuor suo che non era facile scappare da quel posto, cosi eseguì l'ordine, avanzando lentamente verso la sedia su cui si sedette, sempre osservando ogni piccola mossa che faceva l'umana, anch'essa si avvicinò con sicurezza rispetto lei, verso la sedia che si trovava di fronte all'altro lato del tavolo.

<<Io mi chiamo Venice Ardmore, e sono il generale di tutta questa baracca>>

<<Olo'eyktan? ''Capo clan''>> chiese lei, mentre di poco inclinò la sua testa socchiudendo di poco i suoi enormi occhi verdi chiaro, era un verde così chiaro che lo si poteva confondere con il celeste del cielo.

<<Si, Olo'eyktan>> annui decisa l'aliena dai colori mischiati tra la tinta unica color verde acqua e le sue striature di un colore leggermente più scuro della carnagione, adronata da piccoli pallini bianchi sparsi per tutto il corpo.

<<Dimmi giovane ragazza, come ti chiami? Qual è il tuo nome..>> chiese

<<Gesù Cristo>> esitò a dirlo, ma è stato più forte di lei in quel preciso momento una risata abbastanza forte riecheggiava in quello spazio quadrato.

<<Molto divertente, allora dove si trova la famiglia Sully?>>

Udendo le sue parole la giovane lentamente si alzò dalla sedia, avvicinandosi alla soldatessa, aiutandosi con le mani, piano piano arrivò vicino al suo volto, guardandola fisso nei suoi occhi

<<Io non ti dirò niente, ne chi sono, ne come sono adesso e ne dove sono, a costo di perdere un occhio io non parlerò mai!>>una sensazione di bollore mano a mano accresceva dentro essa, un bollore cosi intenso che se poteva essere esternato avrebbe bruciato tutta quella stanza in un secondo, dette le ultime parole, gli sputò addosso ,all'improvviso la donna ritrovò addosso un misto di saliva liquida ed appiccicosa, una scena disgustosa; quest'ultima si alzò di scatto, pulendosi con il primo tessuto che aveva trovato.

Prima di andarsene si trovava vicino alla porta metallica, si voltò un ultima volta guardandola in maniera severa pronunciò una sola frase

<<Hai coraggio>> mentre parlò annuiva leggermente con la testa mentre sul suo volto apparì un sorrisetto quasi beffardo ma che si mescolava con quasi orgoglio, sapere che la propria recomb della figlia era uguale alla sua vecchi vita, le rendeva una gioia quasi immensa, ancora non la conosceva bene non sapeva se era uguale a lei, ma già da quel poco il suo cuore ricominciava a sgretolarsi dalla pietra che vi era introno.

Nella prima isola della tribù dei Awa'atlu il popolo Metkayna che veniva governato da Tonowari era in una riunione, una convocazione di guerra, erano intenti creare delle strategie per combattere contro i rapitori della loro secondogenita; nel mentre anche Jake Sully in compagnia di Neityri era lì con loro, cercando di aiutarli e fare ragionare, i metkayna erano un popolo molto testardo e protettivo quando si toccano i figli o un loro Tulkun era la fine...

La via dell'acqua è infinita|| Miles QuaritchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora