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⠀⠀Le note prorompenti di un violoncello impregnavano l'aria gelata della fredda Pietroburgo nel mese più arido dell'anno. Abbandonare il focolare domestico e immergersi nel pallore glaciale della città sembrava un gesto che solo un folle avrebbe potuto compiere senza ripensamenti. E Nikolaj non era nient'altro che un folle. L'ebbrezza della libertà che gli accapponava la pelle nel momento in cui avvertiva il suo corpo lottare contro i morsi del freddo lo faceva sentire vivo. Era sempre stato grato di aver ricevuto in dono un'esistenza ricca di ostacoli da oltrepassare e di insidie da sopraffare, a partire dalla prova più banale che da ragazzino lo aveva osservato sopravvivere a notti assassine senza un tetto sulla testa né un piatto caldo da addentare nella lontana periferia russa. Ogni volta che ricordava la sensazione di essere sull'orlo del baratro pensava: ‘ancora’. Ne voleva ancora. Era un uomo tremendamente ingordo. Aveva bisogno di ingurgitare quantità immani di sensazioni prima di riuscire a percepire anche solo una vibrazione emotiva. Forse non era nemmeno considerabile un uomo, un folle come lui. Eppure, possedeva ancora la sensibilità di lasciarsi incantare in modo frivolo da una melodia portata dal vento.
L'oblio della notte vorticava nella bufera di neve che stava giustappunto iniziando a scatenarsi. Un pentagramma si destreggiava danzando insieme alla tormenta, catturando le orecchie rosse dal freddo del vagabondo solitario. Senza rendersene conto Nikolaj stava ormai inseguendo quella musica il cui tono si innalzava esponenzialmente ad ogni suo passo, aumentando d'intensità e vigore, quasi stesse facendo a gara con lo scorrere del tempo. Le dita irrigidite dal gelo dell'uomo dalla chioma biondo platino si avvinghiarono sul pomello della porta di un locale trasandato e la curiosità - da sempre sua fedele compagna - lo condusse verso la fonte di quel suono che gli rimbombava nel petto. Non azzardò un altro passo, restò fermo immobile a osservare l'incantatore che aveva catturato la sua attenzione in modo tanto banale. La verità era che l'essere umano non aveva percezione del reale valore comunicativo della musica. La melodia che in quel momento si destava imponente e si abbatteva aspramente contro le pareti di legno di quella bettola aveva preso forma sotto gli occhi di Nikolaj: correva. Sbatteva freneticamente le ali, ma non come se fosse libera e ansiosa di librarsi in volo. Era un colibrì impazzito che saettava verso un infinito che non esiste. E si schiantava. Restava nient'altro che lo stridìo lugubre delle zampe artigliate che tentavano invano di aggrapparsi a una superficie metallica, poi un tonfo sordo, a segnare la fine violenta di quella composizione struggente. Quel cadavere inerme dell'uccellino rannicchiato al suolo pesava quanto il ricordo che avrebbe conservato di quei magici minuti. Era solo nella sua mente, eppure sembrava un macigno sulle sue spalle. Dopodiché, fu il silenzio a sovrastare qualsiasi altra cosa in quell'ambiente vuoto che ospitava soltanto due paia di occhi insinceri nell'atto di scrutarsi a vicenda. Non ci volle molto che il silenzio cominciò a irritare il biondo. Allora, si levò un fragoroso applauso, come se ad applaudire fosse stato un intero teatro. Il teatro le cui redini erano rette dalla sola personalità di Nikolaj.
⠀⠀⠀⠀« Meraviglioso! Sublime!! Meraviglioso!!! » Esclamò senza cessare l'applauso, mentre un ampio sorriso prendeva forma sulle sue labbra. Un sorriso così entusiasta che al suo interlocutore parve tutt'altro che autentico. Il violoncellista vestito di bianco rimase a fissare l'ospite indesiderato con uno sguardo impassibile che ben celava il retrogusto di curiosità e fastidio che provava nei confronti dell'intruso. I tacchi delle scarpe eleganti indossate dall'ultimo arrivato risuonarono nella sala vuota mentre si avvicinava all'uomo che lo scrutava immobile. Solo quando gli fu di fronte Nikolaj si inchinò con un sorriso prendendo senza alcuna esitazione la mano del musicista per inscenare un baciamano che mise i brividi al malcapitato, il quale ritrasse istintivamente la mano con espressione interdetta, per non dire disgustata. L'ospite rise di gusto a quella reazione, spostando la lunga treccia, candida come la neve, che gli era scivolata sulla spalla durante l'inchino. Non fece in tempo ad aggiungere una sola parola, però, che una terza figura fece capolino nella stanza: un giovane uomo dai capelli lunghi con indosso un frac. La sua silhouette vestiva i colori chiari incredibilmente bene e aveva l'aspetto di essere qualcuno di importante, ma anche in tal caso Nikolaj non si scomodò a fare un passo indietro, né ad accennare parola. Gli regalò soltanto il più innocente dei sorrisi, cosa che sembrò mandare in ansia il nuovo arrivato, che evidentemente non aveva idea di come interpretare né gestire la situazione.
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፧ De Libertate ፧ Fyolai ፧
Historical Fiction❝ Non⠀trovi⠀che⠀cedere⠀al fato⠀e abbandonarsi alla morte per ottenere la libertà sia una totale forzatura? Perché mai⠀gli esseri umani dovreb- bero sottostare⠀a questo rituale pur di essere liberi ? È una totale ingiusti- zia. L'umanità è così medio...