LA GAZZELLA E IL LEOPARDO

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Le loro labbra si sfiorarono più e più volte. Le mani di Manuel si poggiarono sui suoi fianchi e lo strinsero, schiacciato contro il muro togliendogli il fiato.

Simone percepiva la barba incolta di Manuel sulle guance, una sensazione ispida che potrebbe sembrare poco piacevole, ma che in quel momento lo fece sentire solo più fragile sotto di lui.

Rimase spiazzato, immobile, sotto i palmi dell'altro che gli sfioravano la pelle superando lo strato della maglietta. Era delicato nonostante il bacio verace, la lingua veloce, il respiro vitale.

Non si scansò perché non volle farlo, semplicemente. Si sentì voluto, libero nel mordergli il labbro, libero di sentirsi piccolo e non più il solito adulto responsabile.

Manuel invece iniziava a percepire quella pulsazione accelerata che accresceva nel costato, nel costume da bagno, quell'appetito che urlava da dentro, la sua anima che pretendeva di uscire senza chiedere permesso.

Il suo spirito, quello vero, veniva fuori difficilmente da ubriaco; infatti, fino ad allora, era sempre riuscito a tenerlo incastonato in un angolo remoto, chiuso a chiave con doppia mandata. Anche tripla. Quadrupla forse.

Ma quella voce, quello sguardo di sfida pieno di vitalità, quelle labbra carnose impregnate delle sue parole ardenti, pungenti e saccenti furono una condanna che portò allo scioglimento immediato di quel suo lato animalesco. Era affamato e aveva bisogno di saziarsi.

Perché chissà quando avrebbe potuto concedersi nuovamente quel nutrimento primario. La fame era accecante e Simone era un cibo troppo prelibato che non poteva lasciarsi scappare. Era linfa, era sole. Doveva farsi una scorpacciata, abbuffarsi per poi digerire lentamente nei mesi, negli anni.

Non ci pensò neanche ad allontanarsi, piuttosto si scostò solo un attimo per potergli togliere la maglietta il più velocemente possibile.

L'astinenza sarebbe stata dura, lo poteva solo immaginare, ma non gli importava questo. Si levò dalla testa quel pensiero con un grugnito causato da un morso di Simone.

Il più alto si fermò solo qualche secondo per guardare le labbra dell'altro, rosse fuoco, ed i suoi occhi, strabordanti di bramosia. Quel bagliore fu contagioso.

La penombra scolpiva le braccia muscolose di Simone e Manuel le accalappiò, quasi a voler distruggere tanta perfezione.

Simo si lasciò sbranare, abbozzando qualche guaito di piacere. Sentì le prese dell'altro su di sé, le mani non erano delicate, non più ammalianti per adescarlo, corteggiarlo, lusingarlo.

La preda s'era lasciata fregare. Simone lo sapeva d'essere tale ma non si pentiva di essersi lasciato sedurre così, in quel modo subdolo, poiché sarebbe potuto morire per la libertà di quel gesto rubato, per il segreto racchiuso dietro quella porta.

Perché un bacio così non lo ricevette mai da nessuno.

Il caldo avvampava tra i loro corpi nudi mentre il leopardo colpiva mortalmente la gazzella, come in un dipinto di Antonio Ligabue. Lo portò allo svenimento tra le sue labbra, alla mancanza di ossigeno, alla mancanza di equilibrio. Le gambe sottili dell'antilope non riuscirono a sopportare il peso del godimento così da aggrapparsi alla scrivania accanto con le mani.

La sua carne e i suoi liquidi, per Manuel, rispecchiavano la sua temperanza, la bandiera rossa che scatenò l'assalto. Ritornò sulla sua bocca, incastrando le zampe aguzze tra i ricci setosi dell'ormai angelo che si stagliava di fronte.

Era bello con quegli occhi languidi, sciolti e assenti, depauperati d'ogni energia, d'ogni vitalità, d'ogni vita, persi in un abisso maculato ed infinito.

Pinguini - Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora