Capitolo 4

644 63 17
                                    

VIOLETTA

Energia e tranquillità,
equilibrio perfetto per un'anima rabbuiata.

Cammino accanto a Savannah sulla strada sterrata. Infilo in tasca le mani sudate. Il ranch è pulitissimo. Nessuna cartaccia inquina il nostro passaggio.
L'aria calda mi accarezza le guance.
Nella mente torturo un po' le pellicine della guancia sinistra.
Gli occhiali da sole polarizzati mascherano il mio sguardo speranzoso. Per un misero istante mi sento la testa pesante e la vista annebbiata. Sono agitata, è vero, ma perché l'ansia deve investirmi proprio ora?
Ci fermiamo accanto a una staccionata. Sbatto un paio di volte le palpebre prima di mettere a fuoco. Devo arginare i miei pensieri, non posso essere sempre la loro preda.
Un cavallo dal manto baio chiaro galoppa affiancando il confine del rettangolo di sabbia. Una matassa di boccoli biondi disordinati, legati in una coda bassa, ondeggia sulla sua schiena. Azzurra è a suo agio sul dorso dell'animale. Il viso rilassato mi rivolge uno sguardo furtivo. Non si scompone, resta concentrata sull'esercizio. Mi sento una presenza irrilevante, il cuore perde un battito per la delusione.
"Ti ha notata," mormora Savannah riscuotendomi dalle mie riflessioni.
"Nulla di che," la osservo in silenzio mentre si allena. Non posso fare a meno di notare i colori non abbinati del vestiario, impazzirei se fossi in lei. Adoro tutto ciò che è coordinato e sta armoniosamente bene con il mondo.
Rimane concentrata, ma posso notare che con la coda dell'occhio non mi perde di vista. I suoi sono sguardi impercettibili. Il barlume di speranza che stava scemando nei bassi fondi della mia anima si riaccende.
Prendo un respiro profondo, l'odore di terra umida misto a quello di paglia mi riempie i polmoni. Un pizzico di nostalgia mi stringe il cuore. Mi abbandono al ricordo cullata dal sottofondo di un galoppo continuo.
Nonna mi portava spesso in maneggio da piccola. Davanti alle stalle dei pony si chinava accanto a me e dalla tasca toglieva un sacchetto di carta con mezza carota, qualche cubetto di mela e una manciata di zuccherini. Tutto quello che conosco sull'equitazione me lo ha insegnato lei.
Faceva le gare di salto ad ostacoli da giovane. Voleva prendessi anch'io quella strada ma poi si è ammalata e le cure non le hanno permesso di aiutarmi. O almeno, non in tutto.
Un sogno alla volta, Alice. Sussurrava al mio orecchio prima di addormentarmi nel letto in mezzo a lei e il nonno.
Azzurra rallenta tirando impercettibilmente le redini verso di sé. Ci raggiunge a passo lento restando in sella. Toglie i piedi dalle staffe e si sgranchisce le caviglie con un movimento rotatorio. "Ciao ragazze," sorride. Ha la fronte imperlata di sudore mentre si toglie il cap. Lo passa a Savannah.
"Ciao," rispondiamo in coro.
Scende da cavallo mantenendo una presa salda sulle redini. Savannah le apre il cancello del recinto per permetterle di uscire. Mi avvicino cauta alla meraviglia di fronte a me. Gli animali hanno il fascino di amare incondizionatamente.
"Chi si rivede," mi guarda accarezzare il muso del bestione. Di fronte al mio corpo basso e minuto è veramente grande.

Guardo verso Savannah che si allontana verso la Club House. Una leggera ansia si insinua nel petto. È come un velo di nebbia che aleggia sul mio cuore, pronta a infittirsi se serve.
"Come si chiama?" Cammino accanto a lei mentre raggiungiamo il paddock.
"Firenight," fa una breve pausa e con una rapida occhiata noto che sta valutando cosa dire "hai voglia di aiutarmi a spazzolarlo?"
"Certo," stringo i pugni nelle tasche. Le mani fremono dalla voglia di coccolare Firenight.
Mi limito ad accarezzargli il muso mentre lo libera dall'attrezzatura. Mi tranquillizza, il velo di nebbia diventa un leggero strato di nuvole.
Azzurra, alle mie spalle, ridacchia quando mi alzo sulle punte per spazzolargli il dorso. Sento il suo sguardo su di me, cerco di nascondere la mano tremolante. La sua presenza sa agitarmi e calmarmi con uno schiocco di dita.
"Sai che ce ne sono di più alti?"
"Mi servirebbe una scala, in caso," rido appena.
Si avvicina lentamente e mi prende la mano nella sua interrompendo il movimento della spazzola. Non faccio in tempo a ritrarmi che il calore di quel semplice contatto divampa subito sul dorso freddo della mia.
Giro il volto verso di lei, è poco più alta di me, il mio sguardo cade sulle labbra carnose. Sento il suo respiro caldo accarezzarmi le guance arrossate. Anzi, giurerei che potrei andare a fuoco in pochi secondi.
"Hai voglia di fare una cosa?" La sua voce mi rovescia una secchiata di calma nel cuore.
Non ho paura di quello che sta per chiedermi, sento in un angolino remoto del mio universo di potermi fidare.
"Si," soffio appena. Stavo trattenendo il respiro?
Mi toglie la spazzola dalle mani e la lancia nella cassetta a un metro da noi. Il tonfo sordo rimbomba fra le pareti del corridoio. Siamo solo io e lei in questo pomeriggio caldo che preannuncia l'estate.
Mi solleva per i fianchi, cerco di trattenere un versetto che mi solletica la gola.
Mi appoggio spontaneamente al dorso di Firenight slanciandomi in avanti.
"Non agitarti, potrebbe percepirla come una minaccia," è così tranquilla mentre mi aiuta a montare a cavallo. Mi aggrappo piano al pelo della criniera scura, cercando di mettermi a sedere.
Sorrido come una stupida per questo gesto semplice. Il cuore batte, forte. Firenight resta impassibile alla mia presenza sulla sua schiena. Sento il suo respiro gonfiarsi sotto il mio corpo.
Azzurra resta accanto a me e gli accarezza il collo. L'altra mano si aggrappa alla corda che lo tiene ancorato al paddock. Abbasso lo sguardo verso di lei, i suoi occhi lo guardano con amore immenso. "Ti piace?" Sposta il suo sguardo nei miei occhi. Due diamanti azzurri pieni di gioia si incatenano al mio sguardo. Il petto vibra, appagato dalla scarica di adrenalina che percorre la mia spina dorsale. "Molto, è una sensazione bella."
"Concordo."

Scorro una delle due tende per poter guardare il cielo stellato. Qualche nuvola viene spazzata lentamente dal vento. Domani si prospetta una giornata di sole.
Metto il pigiama e mi accascio sul letto. Lancio un'occhiata al Macbook sul mio comodino. Allungo una mano e tirandomi a sedere scrivo nero su bianco la bella giornata trascorsa oggi. Cerco di riviverla con la mente e con il cuore. Levo lo sguardo sul cielo e mi concentro sulla stella più a destra della costellazione Cassiopea. Mamma me l'ha regalata per il mio diciottesimo compleanno. Così potremmo sentirci vicine, anche se distanti.
Quella frase così densa di significato confonde i miei pensieri. Mi mordicchio il labbro inferiore e riprendo a scrivere senza distrazioni.

Unexpected ~ lesbianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora