Si scioglie nel pianto,
quel ricordo sbiadito dal tempo.Salire le scale di quest'edificio è stata la cosa più difficile che mi è capitata da fare da anni, e non solo perché erano veramente tantissime, ma il fatto di sapere che appena le avrei finite di percorrere un nuovo capitolo della mia vita sarebbe iniziato, mi turbava, e non lo faceva perché avevo paura dei cambiamenti o delle novità, ma lo faceva perché tutte le certezze che mi ero creata fino ad ora erano scomparse, come sbiadite nel nulla.
Una lacrima mi scivolò lungo il viso senza nessuno permesso, sperai con tutto il cuore che nessuno dei miei due genitori l'abbia vista.
«Ehi Ev, andiamo che ci aspettano» disse mio padre prendendo il mio braccio per spronarmi a camminare, cosa che io non avevo nessuna intenzione di fare.
Passo dopo passo, mossa dopo mossa, eravamo sempre più vicini alla destinazione e questo mi provocava terrore. Si, il più puro e profondo terrore.
«Buongiorno, voi dovreste essere i Signori Grace, giusto?» una voce di una signora fa fermare sia a me che i miei genitori. La mia testa era abbassata e così volevo che rimanesse, non avevo il coraggio di guardare nessuno in faccia, soprattutto mia mamma. Vedevo le sue gambe tremare, non volevo nemmeno immaginare le sue condizioni.
«Si siamo noi» rispose mio padre, l'unico che è riuscito a reagire a questa situazione, in fin dei conti lui è un poliziotto ed ha visto molte scene che di sicuro sono peggio di questa qua che sta vivendo.
«Prego accomodatevi dentro l'ufficio della preside, vi stava aspettando con gioia» almeno c'è qualcuno che prova dei sentimenti positivi di questa situazione.
Mio padre riprese la presa sul mio braccio che aveva lasciato per stringere la mano alla signora che ci aveva accolto, sapeva che senza un aiuto io non mi sarei mossa nemmeno di un millimetro.
Dopo un po' di passi sento una porta chiudersi dietro di noi, segno che siamo entrati nello studio di questa famosa preside, di cui sento parlare da due settimane.
«Buongiorno signori Grace, prego sedetevi. Spero che il viaggio sia andato bene.» Si capiva dalla voce che era una signora abbastanza matura, sembrava confortevole ma lo stesso non avevo il coraggio di guardarla, per questo, subito dopo che mi sedetti su una delle tre poltrone sistemate davanti una scrivania, gettai il mio sguardo alla finestra posta sulla mia sinistra. Non avevo intenzione di guardare nessuno dei presenti in quella camera e neanche di sentirli parlare.
Fuori da questo edificio c'era un grandissimo giardino, si vedeva verde da per tutto, ma dopo il verde c'era una ringhiera, una di quelle altissime. Ciò mi dava la certezza che stavo per essere rinchiusa dentro una prigione, non di nome ma di fatto.
Continuavo a guardare là, fregandomene della conversazione tra mio padre e la preside, di cui non avevo nemmeno ascoltato il nome.
D'un tratto due persone si palesarono sotto i miei occhi. Erano due ragazzi, avevano entrambi le maniche corte, e mi chiedevo come non stessero congelando visto che era gennaio e si moriva dal freddo, e stavano fumando una sigaretta. Erano un ragazzo biondo ed uno moro, quello moro teneva un braccio, abbastanza muscoloso, intorno al collo del biondo mentre ridevano.
«Ev» «Evelyn!» disse mio padre con un tono leggermente più alto per richiamare la mia attenzione. La mia testa si girò di scatto e per sbaglio finii a guardare la preside, una signora di età media con i capelli neri corti e degli occhi scurissimi, metteva un po' di paura, il giusto per essere una preside rispettabile.
«Si papà?» dissi girandomi verso mio padre.
«La preside Moore ti stava parlando» mi disse e con una semplice occhiata mi costrinse a riportare il mio sguardo sulla preside
«Stavo dicendo che condividerai la stanza con due ragazze: Helen Clark e Lesly White. I primi due giorni loro due ti mostreranno i posti come le aule e la mensa. Essendo oggi venerdì non perderai nessun tipo di lezione, lunedì già inizierai. In questi giorni cerca più che altro cerca di ambientarti e sistemarti il più possibile.»
«Ora ti dirò alcune regole: le lezioni iniziano alle 8 di mattina e finiscono, dopo svariate pause, alle 3 di pomeriggio, tranne il mercoledì che finiscono alle 10. Tra queste ore sarà compreso molto allenamento fisico, che tu potrai continuare anche in maniera extrascolastica. Il coprifuoco è massimo alle 11 di sera, oltre il venerdì e il sabato che concediamo qualche oretta in più per farvi svagare. Per ultimo, se stai male e salti la lezione, devi chiamare nel numero che è scritto in camera e comunicare il tuo malessere, in casi gravi c'è anche l'infermeria. Se salti lezioni senza comunicare o non rispetti le regole, avrai assegnato un puntino di penitenza, appena si arriva a tre scatta una punizione. Detto questo ora la mia segretaria ti accompagna alla tua stanza insieme ai tuoi genitori, prendetevi tutto il tempo che volete per salutarla.
Grazie signori Grace, tratteremo vostra figlia nei migliori dei modi.»L'unica cosa che sento è una sedia strusciare per terra e mia mamma sbattere la porta
Spazio Autrice
Aiuto è il mio primo e vero capitolo.
Ovviamente è un po' corto, infatti col tempo i capitoli si faranno sempre più lunghi, però spero che vi piaccia come inizio.Il secondo lo pubblicherò verso giovedì o venerdì.
CHE EMOZIONE AAAA !!

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Out of Place
Fantasy"γνῶϑι σεαυτόν" era il detto che si situava all'entrata del tempio di Delfi, esso in italiano significa "conosci te stesso" ed era il tatuaggio che Evelyn Grace aveva nel suo cuore e nella sua mente. Ella, che non regalava un sorriso da anni, si ri...