Mi strofino un occhio e mi stiro per bene con un mugolio. Dove sono? Mi alzo su un braccio e cerco di mettere a fuoco la stanza. Ricordo solo dopo qualche minuto di trovarmi nel letto del mio capo. Lui sta ancora dormendo, avvinghiato ad uno dei cuscini, i capelli biondi tutti arruffati che lo rendono terribilmente dolce. Mi trattengo dal carezzarglieli per saggiarne la morbidezza. Salto giù cercando di non svegliarlo e, senza fare rumore, mi preparo. Cerco i miei vestiti in ogni dove, ma sono introvabili. Eppure sono certo di averli lasciati sulla sedia vicino alla finestra...
Oso sbirciare anche nell'armadio, pensando di poterci trovare dei ricambi. Niente. Ai piedi del letto trovo qualche abito piegato. Solita camicetta bianca, solo un modello leggermente diverso, solita cravatta, solite calze. Solo una cosa è diversa: al posto degli shorts, una gonnellina in tartan rosso mi attende. Cerco di mascherare un grugnito di disappunto. Un bigliettino accompagna il tutto.
"La tua divisa di oggi! Spero che ti piaccia! Suzuki :)"
Quella faccina sorridente. Vorrei poter dire dove gliela metterei, ma risulterei troppo volgare. Come potrebbe piacermi?! Gli sembro forse una scolaretta di 13 anni?
Mi infilo i vestiti con palese disgusto e faccio per uscire dalla camera per cercare qualche indizio su cosa dovrei fare ora. Non devo neanche spostarmi di molto, un foglio di istruzioni mi aspetta appeso alla porta.
"1) sveglia alle 09:00
2) colazione a letto per le 09:30 (più informazioni sul contenuto del vassoio in cucina)
3) vestizione alle 10:15
4) caffè in ufficio alle 11:00
...."
La lista prosegue con vari orari per i pasti e altre consegne varie. Vestizione...significa che devo aiutarlo a vestirsi? Quanti anni ha? Tre? Piego il foglio in quattro e lo metto in un taschino della camicia. Sono le nove meno un quarto...forse dovrei dare una mano in cucina con la colazione....
Scendo al pianterreno e raggiungo Irine, Charlotte e Kimiko.
-Takanori! Buongiorno, dormito bene?- mi saluta allegra Charlotte con le mani già impiastricciate di farina.
-Sì, grazie...- rispondo non troppo convinto.
-Ma...come sei vestito?- mi chiede Kimiko cercando di soffocare una risata.
-Chiedilo a quello là...- sbuffo indicando il soffitto, dove, ad appena una parete di distanza, dorme beato "il maniaco".
-aaah, non dirmi che ha cominciato anche con te...strano, sei solo al secondo giorno. Vorrà accelerare i tempi.- sospira Irine.
-Cominciato....cosa?- mi blocco con due tazzine in mano.
-Eh? No, niente!- si riprende tuffandosi in una delle dispense a cercare qualcosa di indefinito. A e meno cinque torno in camera da letto per svegliare Suzuki. Mi liscio la gonna, controllo di avere tutti i bottoni allacciati e che il nodo alla cravatta sia fatto bene. Ora...un piccolo problema...come dovrei svegliarlo? Un battito di mani? Una leggera scossa alla spalla? Una carezza in pieno viso? Opto per qualcosa di dolce ma distaccato. Lo scuoto leggermente con una mano e scendo fino ad accarezzargli il primo muscolo del braccio, per non creare uno stacco troppo netto nel contatto. Proprio come pensavo...ha una pelle morbidissima. Socchiude un occhio emettendo una sorta di miagolio. Oh, non può essere così carino...mi ha appena obbligato ad indossare una minigonna! Dovrei odiarlo!
-Padrone, è ora di svegliarsi.- sussurro in tono delicato. Si poggia la testa sulla mano e mi sfiora una delle braccia con il dito.
-Mmmm, uno dei miei migliori risvegli da un anno a questa parte.-
La sua voce è così roca ed eccitante di prima mattina, leggermente più profonda del solito, in una tonalità che la rende irresistibile. Ingoio rumorosamente la saliva. Cerco di rimembrare le note scritte sul foglio.
-Ha dormito bene?- chiedo.
-Con te vicino...assolutamente.-
Sussulto. Chiunque potrebbe trovare ogni sua frase ad azione viscida, ma non posso fare a meno di pensare che siano esattamente le cose che vorrei sentirmi dire ogni giorno. E questo mi trattiene dallo scappare a gambe levate da quel pervertito.
-Le porterò subito la colazione.- dico servile.
-Oh, Taka...- mi richiama. Ha usato il mio diminutivo. Giro leggermente la testa per poterlo guardare.
-Ti sta molto bene la gonna che ho scelto per te.- sghignazza. In un'altra situazione, probabilmente l'avrei mandato a quel paese senza indugio. Ma quel sorriso, quegli occhi, quegli addominali...mi fanno gola e mi impediscono di tirargli una testata in mezzo alle sopracciglia e andarmene lasciandolo agonizzante spiaccicato contro la parete. Torno al piano inferiore alzando gli occhi al cielo. Trovo già pronto un vassoio in argento sul ripiano della cucina deserta. Un bigliettino accanto ad esso:
"Ciao Takanori! Ecco la colazione di mr. Suzuki. Rimani li con lui mentre mangia e dopo dagli una mano con i vestiti. Ci vediamo più tardi!
Charlotte, Irine e Kimiko."
Sorrido intenerito. Sono proprio carine! Se non vengo licenziato entro la fine della giornata, potremmo diventare amici...
Porto tutto in camera, cercando di non far volare i pancakes in ogni dove.
-Ecco qua.- dico poggiandogli il vassoio sulle gambe. Faccio per andare a sedermi sulla sedia accanto alla porta ma vengo trattenuto per l'orlo della gonna.
-Taaaka...che ne dici di mangiare qualcosa...insieme?- miagola "pattando" il materasso accanto a sè.
Mi lascio cadere su un cuscino con un sospiro leggero. Fa sciogliere una noce di burro sulla cima della torre di dolci e ne stacca un pezzetto con la forchetta.
-Dì aaaaah...- mi dice come si fa con i bambini. Schiudo le labbra e mi sporgo per prendere fra i denti la forchettina. Mi imbocca così un paio di volte.
-Ehi, ma il mio turno non viene mai?- si lamenta mettendo su un finto broncetto. Gli prendo la posata dalle mani e faccio le stesse cose che ha fatto lui con me, senza versetti e frasi ridicole.
-Mi è venuta in mente una cosa divertente da fare...- mormora. Adocchia la ciotolina ricolma di fragole rosse e succose. Ne prende una in bocca per metà e mi poggia le mani sulle cosce per avvicinarsi di più. Odio le fragole, ma nonostante questo le do un morso minuscolo trattenendo una smorfia.
-Bah, cos'era questo?!- esclama corrucciato.
-Si fa così!- aggiunge prendendo un'altra fragola. Mi prende il viso con entrambe le mani e si avvicina tanto da far quasi toccare le nostre labbra. Mi divincolo, rischiando di spandere il caffè sulle coperte. Mi allontano mettendomi una mano sulla bocca sconvolto. C-cosa è successo?!
Suzuki scoppia a ridere. Non penso di aver mai sentito una risata più cristallina; si riversa come un fiume in piena, scrosciante ma non chiassosa. -Non dirmi che ti agiti per così poco...- continua a ridacchiare.
-Io...ehm, credo che...andrò a preparle i vestiti!- esclamo in panico alzandomi. Mi tuffo nell'armadio a gambe dritte, dimenticandomi di indossare una minigonna. Di nuovo quella risatina.
-Ma che bella vista...- dice con tono provocante. Faccio un salto rasettandomi i vestiti in fretta e furia. Prendo in mano una camicia, una giacca, una cravatta ed un paio di jeans scuri. Suzuki si mette a sedere e si lascia vestire come una bambolina. Prima di tutto, gli metto la camicia e gli lego la cravatta ben stretta intorno al collo. Quando mi abbasso per cambiargli i pantaloni, se la allenta e slaccia i primi bottoni. Faccio per riallacciarglieli ma lui mi blocca le mani mormorando:
-Non ti piaccio di più così?-
"Staresti molto meglio senza vestiti, ma anche così sei notevole...." penso arrossendo. Finisco di vestirlo velocemente, senza soffermarmi troppo a guardarlo per non incorrere in spiacevoli incidenti. Si liscia i vestiti e si guarda allo specchio lasciandosi scappare un sospiro soddisfatto. È terribilmente affascinante e sa di esserlo.
-Bene, oggi non c'è molto da fare...nessun compito particolare, devi solo aiutare le altre cameriere a pulire la casa.- dice con un cenno della testa.
-Puoi cominciare dal piano terra, nel salone. E non dimenticarti le altre consegne.- conclude sfiorando con due dita il taschino dove è conservato il foglietto appeso alla porta.
-A dopo, Taka-chan.- ridacchia andandosi a rinchiudere nel suo ufficio. Raggiungo le altre ragazze al piano inferiore e mi presento. Sono tutte molto simpatiche e gentili. Ci mettiamo a pulire tutti insieme, dividendoci i compiti per fare più in fretta. Dopo un paio di ore abbiamo già finito il piano terra, tranne la cucina, di cui però si occupano Charlotte, Kimiko e Irine. Mi assento per qualche secondo per andare a preparare il primo caffè della giornata.
-Irine! Dove sono le altre?- chiedo entrando in cucina e trovandola stranamente vuota.
-Non ti preoccupare, sono andate a fare compere per la cena di stasera. La prossima volta puoi andare con loro, se ti va.-
-Non credo di averne il permesso...Mr. Suzuki mi vuole sempre accanto a sè.- mormoro a disagio.
-Bah, quell'uomo è troppo possessivo per i miei gusti...non sei la sua auto, non può parcheggiarti da qualche parte e pretendere che al suo ritorno tu sia ancora lì ad attenderlo.- borbotta ricominciando a lavare i piatti. Faccio spallucce e cambio discorso in fretta.
-Devo preparare il caffè....hai qualche idea di come lo voglia?- chiedo, aspettandomi la classica risposta: "nero, senza zucchero, da vero uomo".
-Oh, un cappuccino al ginseng con tanta schiuma andrà benissimo...la macchina è lì, mentre le bustine di zucchero di canna sono in quella scatola. Prendine almeno tre.- mi illustra indicando con l'indice le varie cose. Finito di fare tutto, metto la tazzina su un piccolo vassoio e salgo in ufficio.
-Le ho portato il suo caffè...- sussurro aprendo la porta con il gomito.
-Aaaah dovrei regalarti un dizionario...la parola "bussare" ti dice qualcosa?- si lamenta. È già la seconda volta che mi riprende, non deve più succedere.
-Mi scusi...- mormoro a fior di labbra lasciando la tazzina sul bordo della scrivania. Si sporge con il mento, in attesa di qualcosa, che, evidentemente, non arriva. Lo guardo confuso per qualche secondo, per poi ricordarmi una delle sue tante richieste ed aggiungere:
-....padrone.-
-Brava bimba.- sorride. Infastidito dal nomignolo denigrante, arriccio il naso contrariato.
-Qualcosa non va?- chiede innocentemente bevendo con calma il suo cappuccino. Allontana le labbra dal bordo della tazza, scoprendo due adorabili baffetti bianchi di schiuma. Mi trattengo dallo scoppiare a ridergli in faccia, ma la mia espressione dice tutto.
-Cosa? Cosa c'è?!- chiede spazientito. Prendo il tovagliolo di stoffa, rigorosamente decorato da una A ed una S ricamate (le iniziale del signor Suzuki, suppongo), e lo pulisco amorevolmente. Rimane un po' spiazzato dal mio gesto.
-T-torna al lavoro...- balbetta schioccando le dita. Me ne vado con un inchino ed un sorriso compiaciuto. L'ora di pranzo arriva in fretta e verso l'una vengo richiamato in cucina.
-Allora, il pranzo viene servito in ufficio. Non è mai niente di che, di solito consiste in dell'insalata o qualcosa di freddo. Ti dirà lui se rimanere lì o andartene e tornare dopo un'oretta a riprendere il piatto. Qui c'è tutto quello che devi portare di sopra: un vassoio, le bacchette, la ciotolina con il pranzo, un bicchiere e una bottiglia d'acqua.- mi spiega Charlotte. Indico con un sopracciglio alzato la barretta di Kit-Kat accanto al piatto.
-Sì, non farci caso...è una delle sue tante ossessioni. Non dimenticarlo mai o potrebbe seriamente arrabbiarsi.-
Oh, buono a sapersi. Torno nuovamente di sopra, questa volta ricordandomi di bussare.
-Prego, entra pure.-
Cerco un buco fra le scartoffie dove poggiare il vassoio.
-Ah, si mangia!- esclama contento lanciando a terra qualche contratto per fare spazio davanti a sè.
-Takanori, sono caduti dei fogli. Raccoglili.- dice autoritario. Quest'uomo ha dei seri problemi di bipolarità...o di tripolarità, quadripolarità...potrei andare avanti all'infinito. Fino a due secondi fa era sorridente e felice, ora mi tratta come una pezza per pulire, e sono praticamente certo che tra dieci minuti tornerà a prendermi in giro in quel modo provocante che tanto lo diverte.
Mi inginocchio a terra e comincio a impilare tutti i fogli accanto a me. Alcuni sono scivolati sotto la scrivania. Mi metto a quattro zampe e cerco di raggiungerli infilando una mano sotto di essa.
-Stai proprio bene in quella..."posizione".- ridacchia pungolandomi con il retro delle bacchette. Ci ha messo meno del previsto. Afferro gli ultimi contratti e mi alzo in piedi in tutta fretta.
-Ecco qui...- li poggio sul tavolo accanto al portatile. Faccio per andarmene ma vengo trattenuto per uno dei laccetti del grembiule, che, logicamente, si slaccia.
-Ehi, chi ti ha detto che te ne puoi andare? Tu rimani qui con me...non vorrai mica lasciarmi tutto solo.-
Mi siedo al mio solito posto, sulla poltroncina rossa e cerco di rifare il fiocchetto da solo al meglio.
-Lascia fare a me...- dice Suzuki mettendomi sulle sue ginocchia. Stringe per bene il grembiulino e mi tiene su di lui ancora per qualche minuto.
-Sai, stai andando abbastanza bene, mi piace il modo in cui lavori. A parte qualche svista, certo...- sussurra sul mio collo. Raggiunge i miei polsi, tenuti contro i fianchi, e li stringe, senza farmi male.
-...e questa cosa non mi diverte.- conclude facendosi immprovvisamente rude. Chiude in una presa d'acciaio i miei polsi, portandomeli dietro la schiena e con l'altra mano mi piega in avanti, prendendomi per i capelli, fino a farmi sfiorare con la punta del naso il ripiano di vetro della scrivania. Rimango immobile, terrorizzato. Lascia andare le ciocche di capelli strette fra le dita per andare a togliersi la cravatta. Ci avevo messo un sacco di tempo per fare bene quel dannato nodo...
La stoffa scorre intorno alle mie mani, morbida e setosa, stringendosi in mille spire come un serpente argenteo, pronto ad avvelenarmi con i suoi denti affilati. Tira un'ultimo strattone alla lingua di tessuto e finalmente mi lascia andare.
-Vediamo se così riesci ancora ad essere "perfetto"...- mi sfida.
-Come...come faccio a lavorare in questo stato?!- chiedo completamente nel panico. Mi posa una mano sul collo e mi alza la testa. Con un dito mi carezza il labbro inferiore.
-Potresti usare l'adorabile gioiellino del creato che hai proprio qui, per esempio...- mi sussurra all'orecchio. Mi fa smontare dalle sue gambe e con un gesto noncurante della mano mi fa risedere accanto a lui. Si rimette al lavoro e, quando si accinge a stampare qualche lettera, un avviso compare sullo schermo del computer. "No carta".
-Oh, sono finiti i fogli...che ne dici di andarne a prendere qualcuno nel magazzino, Takanori?- chiede indicando una porta vicino al bagno. Perlomeno non dovrò uscire in questo stato. Sposto i vari scatoloni con i piedi fino a trovare quello giusto. Lo sfondo con il tacco e prendo qualche foglio fra i denti. Li metto nel vano della stampante.
-Sei bravo anche con la bocca oltre che con le mani...molto interessante.- mi schernisce facendomi i grattini sotto al mento. Solo io noto un palese doppio senso in questa frase?
Per mia fortuna non ho molto da fare nel pomeriggio, tranne portare the e biscotti alle cinque. Oh, che abitudini da signore inglese. Peccato che non abbia anche la stessa cordialità che li caratterizza.
-Padrone, sono quasi le cinque...dovrei andare a preparare il the.- oso dire senza guardarlo in faccia.
-Prego, puoi andare.- acconsente. Suppongo di dover fare il tutto sempre con le mani legate. Vado fino in cucina, dove trovo Irine tutta intenta a sfornare un'enorme teglia di biscotti. A giudicare dal profumo devono essere alla canella.
-Taka! Sei arrivato giusto in tempo! Ho app-...per quale diavolo di motivo sei legato come un salame?!- strilla lasciando cadere il biscotto fumante che teneva in mano. Faccio un cenno verso le scale.
-Ma....perchè?- chiede girandomi intorno.
-Chiedilo a lui.- faccio spallucce. Non ha senso: faccio tutto alla perfezione e vengo punito, sbaglio qualcosa e vengo punito ugualmente.
-E come fai a lavorare?- chiede ancora sempre più preoccupata. Passo la lingua sulle labbra per poi farle schioccare.
-Ma è una cosa disgustosa!- esclama mettendosi una mano davanti alla bocca.
-Lo so.- sospiro rassegnato.
-No no no, mi rifiuto di lasciarti fare tutto da solo. Siediti lì e lascia fare a me.- mi ordina indicando una sedia di legno vicino ad uno dei banconi. Aspetto che finisca di preparare tutto e la seguo al piano superiore.
-Signor Suzuki, le ho...- comincia a dire.
-Takanori, cosa ci fa lei qui?!- la interrompe rivolgendosi a me.
-Stia calmo, mi sono offerta io di dargli una mano.- cerca di tranquillizzarlo Irine.
-Sì, certo...ora puoi tornare al lavoro, Irine. Al tuo lavoro.- la riprende indicando la porta. Non appena esce dalla stanza, Suzuki mi è accanto.
-Hai osato lamentarti...non è così che si comporta un bravo cameriere.-
-Io non...-
Mi mette una mano sulla bocca.
-Shhhhh...non cercare di peggiorare la situazione.-
È furioso, lo vedo dai suoi occhi, accesi da una strana luce sadica. Mi porta nello sgabuzzino dove avevo recuperato i fogli poco fa.
-Te ne starai qua. Spero che il buio ti piaccia, Takanori.- pronuncia il mio nome come se fosse una parolaccia, sputandolo con una dose non indifferente di veleno. Mi sbatte la porta in faccia e la chiude a chiave.
-Verrò a riprenderti dopo cena!- strilla allontanandosi. Ci metto qualche secondo a realizzare. È stato tutto troppo veloce. E adesso? Sono qui, da solo, legato, completamente immerso nell'oscurità. Non sono nemmeno sicuro che ci sia abbastanza ossigeno in questo stanzino minuscolo. Probabilmente morirò per asfissia da qui ai prossimi dieci minuti. E forse sarebbe quasi meglio. Almeno non dovrò continuare a sopportare tutto questo. Perchè non me ne vado? Oh, giusto, dimenticavo l'ingente somma di denaro che mi viene versata a fine mese. Ma davvero il mio corpo e la mia dignità valgono tutti quei soldi? Evidentemente sì. Mi siedo su uno dei cartoni e aspetto.Quanto tempo sarà passato? Un'ora? Due? Forse sono qui da solo dieci minuti. È difficile stabilire da quanto sono seduto su questo stupido scatolone. La sera sembra non arrivare mai. Ma per quanto ne so, data l'assenza di finestre, potrebbe essere notte fonda. Sono così stanco...vorrei solo potermi sdraiare da qualche parte e dormire. Finalmente uno scatto mi risveglia dai miei pensieri. La porta si apre e un'ombra in controluce mi porge una mano. Come se potessi afferrarla...
-Forza, alzati.- mi ordina una voce ben conosciuta. Cerco di rimettermi in piedi e vengo prontamente aiutato dalla mano, che mi afferra per il colletto facendomi cadere in braccio all'ombra.
-Sembri molto stanco...- dice Suzuki tirandomi su il viso con un dito.
-Lo sono.- mormoro.
-Andiamo a letto.- propone con un sorriso. Mi fa appoggiare contro la sua spalla e, sostenendomi con un braccio, mi porta in camera. Mi adagia sul letto e mi slega i polsi. Mi sgranchisco le mani e le braccia stirando per bene la schiena. Si preoccupa di spogliarmi del tutto e mettermi il pigiama. Lo lascio fare, assonato come sono. Si spoglia anche lui e si sdraia accanto a me.
-Buonanotte padrone.- biascico già mezzo addormentato.
-Ehi, Taka...hai davvero intenzione di dormire in un angolino per sempre? Vieni più in qua, c'è tanto spazio.- mi chiede alzando le coperte accanto a sè. Mi giro sull'altro fianco per poterlo guardare. Mi avvicino un pochino gattonando. Mi posa una mano intorno alla vita e mi attira al suo corpo. Per fortuna ha già spento la luce, così non può vedermi avvampare. Mi accoccolo contro il suo petto e lascio che mi abbracci. È caldo e confortevole; sento le palpebre già pesanti. Socchiudo gli occhi avvertendo il mio respiro farsi più profondo. Suzuki mi prende il mento fra le dita e mi bacia sussurrando:
-Buonanotte Taka-chan.-
Spalanco gli occhi sentendomi mancare l'aria per qualche secondo.
Anche al buio, posso vederlo sorridere sornione prima di chiudere gli occhi ed addormentarsi. Non riesco ad odiarlo. Dovrei, dopo quello che mi ha fatto oggi. Ma quando fa così, riesce a distruggere quel fragile muro di mattoni che cerco di costruire intorno al mio cuore. L'idea della bipolarità torna a far capolino da uno dei tanti cassetti del mio cervello. Ma il sonno ha la meglio e la costringe a tornare nel suo anfratto, annebbiando anche gli altri pensieri fino a farmi assopire.
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oh, my master...
FanfictionAttenzione: questa storia contiene scene di sesso gay...se non vi garba il genere, sloggiare! "-Inginocchiati per terra.- mi ordina mettendo i piedi sulla scrivania. Obbedisco. -Ora mettiti a quattro zampe....e prendi la lettera in bocca.- continua...