MY VIOLENT BUT SWEET MASTER
Ormai il rituale mattiniero è diventato un'abitudine per me e non ci trovo più nulla di strano. Svegliarsi, vestirsi con la divisa del giorno (che Suzuki si diverte a cambiarmi), prendere la colazione, mangiare con il capo, vestire il capo e tornare di sotto a pulire i piatti con le cuoche. Sta quasi diventando noioso...
Mi liscio il vestitino alla marinaretta che ho dovuto indossare oggi e mi rimetto il mio solito grembiule nero, pronto per portare il pranzo a Suzuki. Prendo il vassoio lasciatomi da Charlotte e salgo al piano superiore. Questa volta non mi dimentico di bussare e, dopo aver atteso il permesso per entrare, apro la porta, tenendo in equilibrio su una mano i piatti.
-Padrone, le ho portato il pranzo!-
-Aha...- borbotta senza prestarmi molta attenzione, preso dal lavoro. Sembra essere molto concentrato. Si passa una mano a ripetitzione fra i capelli e nell'altra tiene una sigaretta. Lascio il cibo sul bordo del tavolo e senza dire niente torno sui miei passi.
-Aehm, Taka...p-potresti darmi una mano?- mi chiede imbarazzato.
-Uh?- mi avvicino al computer.
-Devo scrivere una lettera di ringraziamento...ma non so da che parte cominciare...- balbetta indicando le due misere parole scritte sullo schermo. "Grazie mille". Molto fantasioso, devo dire...
-Lasci fare a me!- ridacchio. Mi fa salire in braccio a lui e mi metto subito al lavoro. Mezz'ora dopo una lettera lunga una pagina è pronta per essere spedita. Suzuki la rilegge velocemente.
-Wow! È perfetta, grazie!- esclama stupito. Sorrido compiaciuto.
-Ti meriti un premio...- aggiunge, questa volta con quel fare malizioso. Non dovrebbe farmi alcun male, no? Dopotutto è un premio, non una punizione...non devo preoccuparmi. Mi gira un po' il busto, in modo da potermi guardare in faccia, una mano dietro la mia schiena, per non farmi cadere. L'altra raggiunge in fretta il mio viso, dove si sofferma ad accarezzarmi le guance, scende lungo il collo e percorre la curva gentile della mia spalla. Non riesco a trattenere un brivido, un po' per il solletico, un po' per lo sguardo intenso di Suzuki che mi scruta, fruga dentro ai miei occhi castani alla ricerca di non si sa cosa. Continua a sfiorarmi gentilmente, torna su, fino ai capelli, dove vi si aggrappa con le dita. Tende il collo, il suo respiro fresco lambisce il mio, fattosi già leggermente affannoso. Coccola le mie labbra come fosse la prima volta, dolcemente. Mi afferra più saldamente e mi obbliga a schiuderle prendendomi il mento. La sua lingua comincia a farsi strada, e io non riesco a rifiutarla. La abbraccio con la mia, lasciamo che giochino ad un'erotica versione dell'"Acchiapparella". Mi permetto di far correre due dita lungo l'osso della mascella ben definito di Suzuki, un'accenno di barba ad ombreggiarla. La sua destra abbandona i miei capelli per andare a intrufolarsi sotto la gonna e risalire fino allo stomaco. Mi aggrappo al suo collo per dargli la libertà di usare anche l'altra mano, che si affretta a raggiungere la sua compagna sotto la stoffa. Rimaniamo sulla sedia a baciarci per non so quanto. Ricordo soltanto due colpi delicati alla porta e una vocina esile mormorare:
-Mi dispiace di averla disturbata...-
Se l'udito non mi inganna, dovrebbe essere la segretaria che mi aveva accolto il primo giorno, di cui non ricordo il nome.
-Non preoccuparti Hyori.- sorride Suzuki abbracciandomi più forte. Cerco di scivolare giù dalle sue ginocchia, ma non me lo permette, così rimango seduto lì, terribilmente a disagio, stringendomi l'orlo del vestito. Lui invece continua a sorridere rilassato, appoggiando la testa sulla mia spalla.
-Le è arrivata una lettera...sembra essere molto importante...- continua a sussurrare porgendo tremante una busta bianca con il sigillo in ceralacca in bella vista.
-Oh! Lasciala sulla scrivania...la guardo dopo.- dice senza prestarle attenzione e indirizzandola tutta a me, ricominciando ad accarezzarmi il volto e fissandomi voglioso.
-B-bene...io me ne vado, allora. - balbetta imbarazzata. Non appena ci lascia soli, Suzuki riprende a toccarmi le gambe, sfiorando con due dita la decorazione laterale dei collant.
-Io...dovrei tornare al lavoro.- provo a dire in un soffio.
-Naa...stai ancora un po' qui con me, dai.- tuffa il naso fra i miei capelli.
-Ma...-
-Ti ordino di rimanere qua. Sulle mie ginocchia.- fa quel suo tono duro, ma capisco che sta facendo solo finta. Lo sento ridere. Mi lascio scappare una risatina pure io.
-Su...fammi vedere cosa c'è di così importante in questa busta.-
La apre tenendo le braccia sul mio grembo.
-Se vuole mi posso togliere...non mi sembra molto comodo, padrone.- propongo.
-No, è bello...- mi schiocca un bacio asciutto sulla guancia, seguito da un piccolo morso deliziato.
-Hai le guance morbidissime, viene quasi voglia di mangiarle.- ridacchia strofinandosi contro una di esse, come un gatto in cerca di coccole. Legge velocemente la lettera.
-COSA?!- salta in piedi, facendomi cadere per terra. Soffoco un lamento, massaggiandomi il fondoschiena. Fa scorrere gli occhi avanti ed indietro sul foglio con fare disperato, mettendosi una mano nei capelli.
-Oh, scusami Taka...ti sei fatto male?- esclama ricordandosi improvvisamente di me.
-No, non si preoccupi...- borbotto stringendo i denti. Dio, che botta...
-Che succede?- chiedo preoccupato dalla sua faccia a dir poco sconvolta.
-Kaaami-sama...- sospira risedendosi. Fa "pat pat" sulle sue gambe per invitarmi a rimettermi al mio posto e mi stringe sbuffando.
-Tra un paio di ore verrà a farmi visita il figlio di un vecchio amico di mio padre, che ormai è passato a miglior vita. Ho ereditato da lui l'azienda, e lo stesso ha fatto quest'altro ragazzo. Credo che sia più piccolo di me, sinceramente non me lo ricordo. Vuole parlarmi di un qualche strano affare nel quale si è immischiato...non è che mi fidi molto, a dirla tutta.- spiega.
-Che palle...- aggiunge borbottando.
-Non dovrebbe esserne contento? Voglio dire...se questo "affare" va in porto guadagnerà un sacco di soldi e diventerà ancora più famoso.- provo a consolarlo. In realtà non ho mai capito come funzionino questi giri di soldi...
-Sì, sì, non è quello...solo, non mi sta granchè simpatico questo tizio.-
Scuote la testa e mi fa smontare.
-Non importa...tanto tra poco farai la sua conoscenza. Vai a vedere se di sotto hanno bisogno di aiuto e poi cerca di renderti presentabile. Puoi metterti la divisa regolare. Fatti trovare in salotto tra due ore. Non ritardare, mi raccomando.-
-R-rendermi presentabile? Cos'ho che non va?- chiedo sconsolato. Mi porge uno specchietto alzando un sopracciglio. I capelli sono tutti arruffati, qualche sbavatura di rossetto mi sporca il mento e il vestito è spiegazzato. Ok, forse ha ragione lui.
-Su su, che ci fai ancora qui? Sloggiare!- esclama spingendomi fuori dall'ufficio.
-Ma...!-
Mi sbatte la porta in faccia. Oh, non importa. Glielo chiederò più tardi.
-Irineee! Chaaarlotte! Kimikooo! Posso aiutarvi?- canticchio entrando in cucina.
-Takanori! Hai saputo della visita imminente? Quel ragazzo è incredibile, riesce sempre ad arrivare nei momenti peggiori. Abbiamo un sacco di cose da fare e tra qualche giorno...- si lamenta Charlotte. Kimiko scuote la testa sorridendo.
-Smettila di lamentarti Charlie, il povero Takanori non ha voglia di ascoltarti. Ha sicuramente altro a cui pensare.- la riprende con gentilezza.
-Tranquillo, vai pure a farti bello. Ci occupiamo noi di tutto.- si rivolge poi a me. Le abbraccio con gratitudine e corro subito di sopra, in camera da letto. Recupero i vestiti, ritocco il trucco e cerco di legarmi i capelli, ottenendo solo risultati disastrosi e rassegnandomi a lasciarli ricadere ad incorniciarmi il viso. Uno sguardo all'orologio da polso, regalatomi da Suzuki dati i miei continui ritardi, basta a farmi gelare il sangue nelle vene. Sono già passati ben dieci minuti dall'ora dell'appuntamento!
-Santiddio...- impreco sottovoce, scapicollandomi verso l'entrata. Rischio di cadere un paio di volte a causa dei tacchi, che non mi sono ancora abituato a portare, e finalmente arrivo sano e salvo nella sala principale. Beh, salvo fino ad un certo punto...non voglio neanche immaginare cosa mi farà Suzuki questa sera. Mi aveva anche raccomandato di essere puntuale!
-Mi scusi, padrone...- sussurro spaventato con un inchino. Suzuki mi fissa, incenerendomi con lo sguardo.
-Takanori...guarda quell'orologio. Che ore sono?- chiede indicando uno dei mille orologi a pendolo della casa.
-Le 15:30...- soffio incassando la testa nelle spalle.
-Non ti sembra un po' tardi?- continua sarcastico.
-Sì...mi dispiace.- rispondo sull'orlo delle lacrime. Vengo salvato dal campanello, che trilla insistente per qualche minuto.
-Hyori! Muoviti ad aprire quella dannata porta! Ti pago per qualcosa!- strilla già innervosito. Si stringe la base del naso con due dita, aggrottando le sopracciglia.
-Vi prego...tutte a me, tutte a me cavolo.- sospira. Si controlla un'ultima volta nel riflesso di uno dei vassoi argento ricolmi di frutta fresca che decorano la tavola. Poco egoncentrico, dicevano.
-My darliiiing! - strilla un tornado viola entrando nella sala. Il signor Suzuki viene spazzato via da quella furia lasciandosi scappare un:
-Ma che cazz...Kouyou! Lasciami andare!-
-Certo, certo...come vuoi A..!- tuba l'altro picchiettandogli sulla testa, aiutato da quei cinque centimetri di altezza che si ritrova in più.
-Zitto! Ti ho già detto di chiamarmi solo Suzuki davanti ai miei dipendenti!-
Lo guardo meglio: è un ragazzo di venti-venticinque anni, abbastanza alto, con i capelli liscissimi, molto più lunghi dei miei, tendenti al ramato, due dolci occhi color caramello dalle lunghe ciglia civettuole, la pelle diafana e un paio di labbra da far invidia a quelle di Suzuki, carnossissime e con una strana "bombatura" al centro. Devo ammettere che per un secondo l'androginità di quel viso tanto perfetto mi aveva deviato, facendomi credere che il propietario della voce profonda di poco fa dovesse essere un altro...e invece...
-Hey, e questo piccoletto chi è? Hai un nuovo fratellino e non me lo presenti?- chiede indicandomi.
-Ah no! Io non...- cerco di spiegare. Suzuki mi zittisce alzando un dito.
-Lui è Takanori...è il mio nuovo "tuttofare". Taka, lui è Kouyou Takashima, il figlio di un vecchio amico di mio padre.- ci presenta, facendo finta di non aver mai nemmeno accennato alla sua visita con me. Faccio un piccolo inchino sussurrando:
-Piacere...-
-"Tuttofare", eh?- mormora sarcastico continuando a squadrarmi. Mi rivolge un sorriso ammaliante e mi sfiora la guancia con il pollice.
-Aaaah....Suzuki, ti ho mai detto che hai buon gusto? No, seriamente. Hai fatto centro con questo qua.- sospira.
-Ogni volta....me lo ripeti ogni volta.- sbuffa il capo, vagamente indisposto. Il giovane alza gli occhi al cielo sorridendo.
-Oh, fammi sedere da qualche parte...sono così stanco!- dice guardandosi in giro alla ricerca di una sedia. Suzuki lo accompagna sul divanetto rosso sul quale si siede alla sera a leggere il giornale, un'abitudine da vecchio signore a cui non riesce a rinunciare. I due si mettono a parlottare fitto fitto di cose a me sconosciute, e io rimango goffamente in piedi ad attendere un qualsiasi ordine.
-Kouyou, ti abbandono solo per un secondo. Torno subito.- dice Suzuki alzandosi e dirigendosi verso il bagno. Approffitto di quell'attimo di solitudine per sgranchirmi le gambe e alzarmi le calze che stavano lentamente eclissandosi verso le ginocchia.
-Allora, Takanori...come sei finito a lavorare per quel tipo?- mi chiede Takashima accavallando le gambe. Mi guardo in giro per essere sicuro che Suzuki non ci sia: non sono sicuro di potergli parlare. Siamo ancora soli.
-Uh...avevo visto un annuncio sul giornale insieme ad un mio amico e avevo bisogno di un lavoro urgentemente. Niente di più.- faccio spallucce.
-Un bel ragazzo come te non dovrebbe fare questo tipo di mestiere...meriteresti molto di più.- dice alzandosi e avvicinandosi a me. Rimango immobile con lo sguardo basso. Qualche dito mi accarezza distrattamente il collo e le guance, già leggermente arrossate per via della situazione strana.
-Sai, io ho una discoteca in centro...ti ci vedrei, dietro al bancone. Anche come cubista non saresti male...attireresti molta clientela con uno dei miei completini.- continua con tono lusinghiero. Qualche sua ciocca di capelli si mischia con le mie, il colore simile ma dai riflessi differenti.
-M-mi scusi...se posso permettermi, non credo che dovrebbe...- sussurro con un filo di voce.
-Fare cosa? Questo forse?- dice, e la sua destra scende fino alla vita, dove mi afferra con forza, mozzandomi il respiro.
-Ehm ehm...!- si schiarisce la voce qualcuno alle nostre spalle.
-Padrone! Io...- cerco di divincolarmi.
-Stai zitto tu!- mi blocca subito prendendomi per un braccio e staccandomi da Takashima.
-Suzuki...non ti facevo così geloso. Alla fin fine è solo uno dei tuoi tanti servetti.- borbotta il ragazzo alto.
-Non toccarlo mai più.- sibila in risposta alzandosi sulle punte dei piedi per guardarlo in faccia. L'altro alza le mani in segno di resa e si risiede sul divano. La conversazione prosegue a singhiozzi, un'aria tesa aleggia nella sala.
-Takanori. Vai a prenderci qualcosa da bere. Per me un bicchiere di vino rosso.- mi ordina Suzuki schioccando le dita.
-Anche per me.- sorride Takashima. Un inchino e vado. Poso due balon e li riempio per metà di vino. Chiedo consiglio a Charlotte: non sono un grande bevitore di alcool e non me ne intendo molto. Le mani mi tremano e la bottiglia mi scivola nel rimetterla via. Chiudo gli occhi per qualche secondo, non voglio neanche immaginare il casino che ho combinato. Sentendo il frastuono, Suzuki viene subito a controllare cosa è successo.
-Takanori! Che diavolo hai fatto?!- sbraita vedendo la macchia rossa spandersi intorno ai miei piedi.
-M-mi è caduta la bottiglia di mano...- balbetto chinandomi subito a pulire, il pavimento reso offuscato dai lucciconi che minacciano di cadere di lì a poco.
-Mi dispiace, davvero...oggi non ne combino una giusta...- frigno sottovoce. Qualche lacrima va a diluirsi con il vino per terra e Suzuki se ne accorge.
-Alzati.- mi porge la mano. Lo guardo con gli occhi ancora lucidi e mi ci aggrappo. Finisco in pieno fra le sue braccia, dove continuo a piangere stringendo nei pugni chiusi la sua camicia. Mi accarezza la schiena cercando di rincuorarmi.
-Su, su...smettila di piangere.- mormora dandomi un bacino fra i capelli.
-Mi scusi...- biascico, non lasciandolo andare.
-Non scusarti.- e mi bacia, sulle labbra. Perchè?! Perchè è sempre così gentile e allo stesso tempo così bastardo?!
Mi spinge dolcemente verso la parete alle mie spalle. Fa aderire una sua gamba fra le mie, baciandomi con sempre più trasporto, e mi blocca le mani sopra la testa. Lo lascio fare, concentrandomi esclusivamente sui movimenti che la sua lingua compie. Scende con essa lungo il collo e si sofferma a leccare una parte ben precisa, proprio accanto al pomo d'Adamo. Sospiro un paio di volte, cercando di trattenermi. Dopotutto, abbiamo pur sempre ospiti nella stanza accanto...
Ma quando prende a succhiarmi la pelle chiara, a volte mordicchiandola con gli incisivi, un gemito involontario e abbastanza rumoroso mi abbandona, seguito da altri, sempre più forti.
-Aaah, p-padrone...la smetta-ah..la p-prego...- ansimo cercando di liberarmi. Lui, per tutta risposta, mi tappa la bocca con forza. Oh Kami-sama...non so perchè, ma lo trovo terribilmente eccitante! Quel rischio di essere scoperti, una relazione clandestina, questa dolce violenza...
Un'altro miagolio, e la mano di Suzuki preme ancora più forte, aumentando soltanto il mio desiderio. Chissà se adotta lo stesso atteggiamento anche a letto...l'immagine dei miei polsi legati al bordo in metallo del letto con Suzuki sopra di me mi fa quasi cedere le gambe, provocando un ansito non indifferente. Finalmente si stacca, leccandosi le labbra e fissando soddisfatto il mio collo, dove ora ha fatto la sua comparsa una macchia purpurea delle dimensioni di una castagna. Un succhiotto! Quel dannato mi ha fatto un succhiotto, e sembra anche essere pesante. Non ci metterà poco ad andare via ed è proprio in bella vista sul davanti...sarà difficile da coprire, non credo che il correttore basterà. Mi sfioro la parte lesa, tornando pian pianino a respirare regolarmente.
-Forza, c'è qualcuno che di là sta ancora aspettando il suo vino...- mi fa l'occhiolino. Annuisco frenetico, ripettinandomi con le dita alla meno peggio e, dopo essermi rinfrescato con un po' di acqua per levare il rossore che ancora persisteva sui miei zigomi, torno dai due, con i bicchieri in mano.
-Ecco a voi.- cerco di dire nel tono più professionale possibile, ma la voce mi trema. Mi fanno un cenno di ringraziamento e continuano a parlare, fino a non venir interrotti nuovamente dal cellulare di Suzuki, che squilla "insistente".
-Devo rispondere...ci metto solo un secondo.- si scusa alzandosi ed uscendo nell'atrio. Takashima approffitta ancora di quei pochi minuti in solitaria per riprendere a guardarmi, non disdegnando qualche battutina.
-Ehi ehi ehi....guarda un po' cosa abbiamo qui, non l'avevo notato...non pensavo che il tuo ragazzo fosse così possessivo. Va bene essere gelosi, ma marchiarti in quel modo...non è di classe! Io, per esempio, non lo farei mai!- commenta notando l'enorme chiazza. Faccio finta di grattarmi il collo per nasconderla e alzo il colletto della camicia.
-Non è stato il mio ragazzo...- borbotto a mezza voce.
-Ah sì? E quindi chi è che ha combinato quel disastro sul tuo collo?- chiede sarcastico. Lo sguardo malinconico e voglioso che lancio al portone chiuso, dove si è dileugato poco fa Suzuki, mi tradisce.
-Aaah...chi l'avrebbe mai detto! Ecco perchè ci mettavate tanto! Eppure è sempre stato un così bravo ragazzo...evidentemente gli ispiri pensieri non propriamente casti. E devo ammettere che ne avrebbe tutte le ragioni.- continua ammiccante.
-Cosa?!- riesco ad esclamare, giusto un paio di secondi prima che Suzuki rientri.
-Kouyou, si sta facendo una certa ora...non ti sembra sia arrivato il momento di tornare a casa?- propone battendo un piede a terra.
-Mhm, hai ragione...ci vediamo Suzuki!-
Si avvia verso l'uscita con passo balzante, fermandosi a pochi passi da essa con un bigliettino fra le mani.
-Ah! Quasi dimenticavo...tieni!- dice porgendoglielo.
-Un ballo?- chiede.
-Un ballo in maschera. Per il mio compleanno.- lo corregge.
-Oh, naturalmente avrai bisogno di una lady...puoi portare anche il nano se vuoi.- aggiunge increspando le labbra sensualmente nel guardarmi, per poi uscirsene salutando con la mano.
-Au revoir, ma chèrie!-
-Sì, arrivederci...- borbotta Suzuki, battendo le mani per richiamare Hyori e farle chiudere la porta. Giusto il tempo di notare che ormai sono passate le nove, e che di conseguenza le cuoche hanno già finito il loro turno (ovvero stasera non si cena), e torna a rivolgermi ogni sua attenzione.
-E ora...occupiamoci di te.- mormora leccandosi il labbro superiore. Quella camminata. Pare una pantera, sinuosa, bellissima, ma allo stesso tempo pericolosa. Pericolosa, come la lussuria che mi soggioga quando Suzuki mi sfiora, mi bacia o anche solo mi guarda, con quel suo sguardo che trasuda erotismo. Ne sono spaventato e attratto allo stesso tempo.
-Andiamo in camera da letto...- pronuncia queste cinque dannate parole con quella voce calda e tentatrice a cui non so dire di no. Lo seguo con lo sguardo perso, sognante e lucido per l'eccitazione, che da dopo il "trattamento" contro il muro della cucina non accenna ad andarsene.
Si chiude la porta alle spalle spingendola con un piede, non mollando la mia mano neanche per un secondo. Si siede sul letto e mi tira su di lui, prendendo subito a baciarmi, tirandomi le labbra con i denti e leccandole delicatamente. Rilassato dal fatto che la porta sia chiusa e che quasi tutto il personale sia ormai a casa, non trattengo i sospiri e i gemiti, che non tardano ad arrivare, ricchi di brividi e scosse. Non riesco a rifiutarlo, anche se dovrei, è troppo bravo! È una cosa malata ed insana, dopotutto lui è il mio capo, non dovremmo fare queste cose. Ma io sembro piacergli veramente e lui piace a me. Sì, questa è la verità, lui mi piace, mi piace da impazzire! È attraente, sexy, ricco, stronzo quanto basta e dalle maniere da gran signore (beh, solo in alcuni casi...). L'uomo perfetto, insomma. Probabilmente mi concederei a lui senza pensarci due volte se me lo chiedesse. Anche se non credo che lui sia il tipo che "chiede" quando vuole qualcosa...
Scende sempre più in basso, accarezzando con le labbra il livido provocatomi da lui, ancora sensibilissimo. Mi afferra saldamente il busto e inverte le posizioni, facendomi ritrovare sotto di lui. Lo guardo dritto negli occhi per qualche secondo, alla ricerca di una qualche emozione, ma due pozzi profondi ed inpenetrabili sono l'unica cosa che mi spetta.
Senza scostare lo sguardo dal mio viso, mi sfiora con la punta delle dita il petto, lo stomaco e continua lungo la coscia, dove vi ci conficca le unghie e me la graffia. Butto all'indietro la testa, mettendomi una mano nei capelli. Le nostre erezioni si scontrano, ancora inguainate nei vestiti, provocando i gemiti di entrambi. Le calze, le scarpe ed infine i pantaloni cadono a terra, accanto al letto. Suzuki mi fa segno di mettermi a pancia in giù, e così faccio. Si siede sulla mia schiena e prende a massaggiarmela lentamente. Si china contro il mio orecchio e mi sussurra:
-Chiudi gli occhi e fidati di me...-
Obbedisco e aspetto. Il suo tocco gentile abbandona le mie fossette di venere per spostarsi più in alto, ai polsi, che vengono tirati verso i cuscini. O almeno così credo...
Qualcosa di freddo e duro me li stringe. Socchiudo un occhio e tra le ciglia riesco a vedere le mie mani legate alla testiera del letto con delle manette. Per poco non mi strozzo con la saliva. Tutte le mie fantasie divenute realtà! Beh...non proprio tutte...
-Mettiti a quattro zampe.-
Faccio come dice, e alzo per bene il fondoschiena. Si mette in ginocchio dietro di me, cominciando a "massaggiarmi" i glutei, aumentando la forza gradualmente. E poi arriva. Bruciante, veloce, inaspettato. Giro leggermente la testa con gli occhi lucidi. Cinque dita rosse spiccano sulla pelle nivea del mio didietro e la mano di Suzuki è a mezz'aria. La vedo abbassarsi di nuovo con forza e colpirmi con uno schiocco. Miagolo di dolore, ma Suzuki sembra non curarsene, continuando a sculacciarmi. Ancora, ancora, ancora e ancora. Al mio ennesimo strillo si spazientisce e si alza a prendere qualcosa dall'armadio. Ne torna poco dopo con in mano un foulard nero.
-Fai troppo rumore per i miei gusti...apri la bocca!-
Schiudo le labbra impaurito. Mi mette fra i denti il pezzo di stoffa e me lo lega dietro la testa.
-Ecco...forse così riesci a stare zitto una buona volta.- sogghigna tornando al suo posto. E la tortura ricomincia. Io non accenno a smettere di urlare, continuo fino a non avere più voce; tutti i miei sforzi vengono però assorbiti da quello stupidissimo foulard che mi tappa la bocca. Poi, una cosa strana succede, a dir poco assurda. Il mio cuore riprende a battere di eccitazione. Mi ritrovo ad ansimare, quella che doveva essere una punizione sembra essersi trasformata in goduria. Apro di più le gambe, come d'istinto, e tuffo la faccia nel cuscino, coscente del fatto di star gemendo davvero rumorosamente.
-Questo è il genere di suoni che mi piace sentirti fare...- sorride Suzuki, la voce arrochita dal desiderio. Non gli rispondo neanche, ansimo qualcosa di incomprensibile (e che se lo faccia bastare). Piano piano, gli schiaffi diminuiscono di intensità fino a scomparire completamente. Suzuki si allunga fino al mio viso, facendo aderire la mia schiena al suo petto, e mi bacia il retro del collo, ansimandoci contro. Anche lui è al limite, il suo "amichetto" compresso negli slip che continua a strusciarsi involontariamene contro il mio sedere in fiamme. Si alza con un sospiro e si china a prendere i pigiami per tutti e due per andare a dormire, come se nulla fosse successo, non senza prima darmi un'ultima sculacciata con il dorso della mano, leggera e quasi affettuosa. Mi tiro su di colpo, inarcando la schiena, i capelli imperlati di sudore che seguono i miei movimenti, un'ultimo ansito roco, prima di ributtarmi fra i cuscini. Mi ha dato il colpo di grazia. Mi apre le manette e mi slaccia il fazzoletto. Mi tiro su a sedere, con il respiro ancora affannato, e prendo al volo la maglia che mi lancia, cambiandomi velocemente e mettendomi sotto le coperte con cautela. Domani non riuscirò neanche a sedermi, figuriamoci dormire di schiena! Penso che per questa notte starò di fianco...
-Hai imparato la lezione?- mi chiede, il tono duro e dolce allo stesso tempo.
-S-sì...mai arrivare in ritardo.- soffio senza voce, non riuscendo a frenare il tremito che mi scuote. Suzuki mi stringe, facendo attenzione a non farmi ulteriolmente male, e mi bacia sulla fronte sussurrando:
-Brava la mia piccola.-
E per una volta il soprannome denigrante non mi infastidisce, anzi, lo trovo...carino?
Mi allungo con il collo verso le sue labbra asciutte e ci poso un delicato bacio a stampo. Mi guarda stupito, con la bocca leggermente schiusa. Ne approfitto per baciarlo di nuovo, questa volta più profondamente, prendendogli il viso fra le mani piccole e tirandolo in basso verso di me.
-Buonanotte padrone.- sorrido facendogli una carezza sulla nuca.
-Buonanotte Taka-chan.- risponde, ridendo anche lui e facendomi appoggiare la testa nell'incavo del suo collo. Mi addormento così, cullato dal respiro di Suzuki, con le gambe strette intorno alla sua vita come un koala.
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oh, my master...
FanficAttenzione: questa storia contiene scene di sesso gay...se non vi garba il genere, sloggiare! "-Inginocchiati per terra.- mi ordina mettendo i piedi sulla scrivania. Obbedisco. -Ora mettiti a quattro zampe....e prendi la lettera in bocca.- continua...