My dirty master

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~My dirty master~

Un strano fresco mi pervade. Rotolo fra le coperte, sentendole particolarmente morbide. Forse un po' troppo...
Un'occhio mi cade sul mio petto nudo. Eppure ero sicuro di aver indossato un maglia ieri notte. E anche delle mutande. Salto su a sedere cercando di coprirmi le parti basse con il primo cuscino che mi capita a tiro.
-P-padrone che cosa diav-...?!- esclamo girandomi di scatto. Ma nessuno sta dormendo accanto a me. Rimetto al suo posto il cuscino, un'espressione delusa a dipingermi il volto. Una busta color crema e un grande pacco regalo sono posati sul lato di Suzuki. Me lo metto sulle gambe, prendendo in mano la busta ed aprendola. È una letterina, scritta con un'elegante scrittura, i kanji leggermente chinati verso destra.
"Ben svegliato Taka-chan!
Ecco un regalino per te ;) Spero che ti piaccia!
Come avrai già notato, non sono sdraiato al tuo fianco a poltrire. Sono dovuto correre ad una riunione, tornerò per l'ora di pranzo.
Ci vediamo dopo!
Suzuki <3
P.S. Grazie per la bellissima nottata di ieri //kiss "
Arrossisco delicatamente sull'ultima frase. Sono proprio curioso di vedere questo "regalo". Probabilmente sono vestiti, questo spiegherebbe la mia nudità integrale. Sciolgo il pomposo fiocco di raso rosso che chiude la scatola e appoggio il coperchio per terra. Mh, come pensavo, tanta stoffa e delle scarpe. O meglio, degli stivaloni lucidi bianchi con il plateau e un tacco grosso ma alto. Suppongo che arrivino al ginocchio, o anche oltre, a giudicare dalla lunghezza. Alzo in alto quello che sembra essere un abitino. È bianco anch'esso, cortissimo e attillato, lascia la schiena nuda e viene chiuso con un bottoncino lucido appena sotto al collo. Ma manca qualcosa. Qualcosa di molto importante. Frugo fra la carta alla ricerca di un qualunque tipo di biancheria e altra roba bianca mi rimane incastrata fra le dita.
-Cosa cavolo è?!- strillo lanciando tutto in aria. Non voglio crederci. Quelle...quelle sono brasiliane! Come diavolo faccio a mettermele?! C'è anche una giarrettiera di pizzo, ma nulla mi scandalizza più ormai. Non dopo questo colpo basso. In un primo momento di panico mi tuffo nell'armadio di Suzuki alla ricerca di un paio di boxer, anche suoi, ma potrei starci dentro due volte da quanto mi sono grandi. Alla fine mi rassegno ad indossare quello che mi è stato consegnato e scendo, bordeux per la vergogna, al piano terra.
-Takanori, com-...! Iiiih ma come sei vestito?!- esclama Charlotte vedendomi entrare in cucina.
-Lasciamo perdere...- sibilo a denti stretti, appollaiandomi su uno sgabellino accanto ai fornelli. Irine viene ad accarezzarmi il viso ancora struccato mormorando dolcemente:
-Hai dormito poco stanotte? Hai delle occhiaie da far paura...ti preparo un bel caffè, così ti riprendi, ok?-
Annuisco pacamente appoggiandomi con entrambi i gomiti al bancone.
-Grazie...- biascico, la voce ancora impastata di sonno. Dopo pochi minuti mi ritrovo una tazza fumante colma di espresso davanti al naso. Emana un aroma delizioso. Lo sorseggio con calma. Dopotutto, per ora, non ho nulla da fare.
-Ci vorresti spiegare perchè sei vestito in quel modo?- ritenta Kimiko, con fare più cauto.
-E già che ci sei cerca di giustificare anche tutto quel frastuono al piano di sopra ieri notte...- ridacchia Charlotte, voltandosi subito dall'altra parte a riordinare le stoviglie.
-Mi sorprende il fatto che tu riesca ancora a sederti...- dice con tono malizioso Irine passandomi accanto.
-Io...cosa?!- esclamo stizzito, stringendo più forte la tazzina. Le tre si asciugano le mani in uno strofinaccio e si siedono intorno a me, fissandomi attente.
-Cosa volete ora..?- borbotto cercando di guardare da un'altra parte.
-Dai, raccontaci...com'è stato? È davvero così bravo come si dice in giro?-
-Alcuni "rumors" garantiscono che sia un dio del sesso!-
-E non solo!-
Avvampo e mi nascondo dietro le ciocche di capelli castane. Cazzo, credevo che fossimo soli...
-Su, siamo tue amiche...non c'è bisogno di vergognarsi!- mi incoraggia Kimiko. Mi mordo il labbro.
-Sì, è bravo...molto bravo.- sospiro infine.
-Oh e che avete fatto?- chiede Charlie tutta esaltata.
-Ma che...?! Volete anche i dettagli tecnici come il diametro e la lunghezza?!- esclamo esasperato. Le ragazze scoppiano a ridere.
-Sarebbero ben graditi...- cerca di dire Kimi fra le lacrime. Accavallo le gambe per non far crescere ulteriormente la tensione là sotto. "Non devo immaginarmi cose strane, non devo immaginarmi cose strane, non devo immaginarmi cose strane,..." mi ripeto.
-È ben dotato. Fine. E ora non fatemici più pensare, grazie.- borbotto fissando il fondo di caffè che si muove da una parte all'altra, in sincrono con il tremore delle mie mani.
-Uuhu sembra che qualcuno qui sia geloso....tranquillo non te lo tocchiamo neanche con un dito!- mi patta sulla testa Irine.
-Non sono geloso! Solo...baah, lasciamo perdere.- taglio corto. Non mi va di star lì a spiegare queste "cose da maschi" a quelle tre.
-E questi abiti provocanti?-
-È lui che mi obbliga a metterli. Me li fa trovare al mattino in camera da letto e io sono costretto a vestirmi così.-
-Beh...si vede che gli piace lasciare ben poco all'immaginazione mentre lavori. Scometto che ti fissa quel bel "bum bum" che ti ritrovi ogni volta che ti abbassi.- ride ancora Charlie.
-Dipende per cosa si abbassa...- mormora Irine tirandole una gomitata divertita.
-Beh, in quel caso si inginocchierebbe, no?- si tortura il labbro con i denti l'altra, cercando di non scoppiare a ridere. Kimiko soffoca un risata nel grembiule. Sono l'unico a non capire? Dopo un po', colgo il doppio senso.
-TU! BRUTTA PERVERTITA!- urlo, mettendomi una mano sulla bocca scandalizzato.
-Ehi, non sono io quella che si fa il proprio capo!- mi prende in giro mostrandomi la lingua.
-Ehm scusate?- mormora qualcuno bussando sullo stipite. È Hyori.
-Takanori, il signor Suzuki mi ha detto di dirti di andare ad aiutare Shion in giardino.-
-Shion?- chiedo posando la tazza nel lavandino.
-La giardiniera.- sorride lei. Tiro giù l'orlo della gonna, raddrizzo la giarrettiera e sospiro:
-D'accordo. Noi faremo i conti dopo!- le fulmino con lo sguardo.
Una ragazetta giovane, dai lunghi capelli neri legati in due trecce, un grazioso cappello di paglia in testa e una camicia a quadri blu e bianchi mi attende seduta sul bordo della fontana. Deve essere lei Shion.
-Sei tu Takanori?- mi chiede alzando un sopracciglio. Annuisco.
-Oh, mi aspettavo un ragazzo...-
-Lo sono!- esclamo, cosciente di non essere molto credibile con la gonna ed i tacchi. Superato l'imbarazzo iniziale, si rivela essere una ragazza molto dolce e gentile, come tutti i dipendenti di Suzuki. Anche se continuo a non capire perchè sono l'unico maschio...
-Allora...ti spiego, in realtà non devi fare granchè. Devi solamente guardare cosa faccio ed essere poi capace di replicarlo uno di questi giorni. Ma se proprio ti da fastidio stare con le mani in mano, puoi innaffiare i fiori.-
Prendo l'annaffiatoio che mi porge. Oh beh, meglio che rimanere rinchiuso con quelle tre pazze fino all'ora di pranzo.
Potiamo qualche siepe, rastrelliamo il prato dalle foglie e dai petali e puliamo la fontana. Poi ci dedichiamo ai cespugli di rose rosse che circondano la villa.
-Dobbiamo controllare tutte le rose ad una ad una e se vediamo un petalo marcio o sul punto di cadere dobbiamo strapparlo, ok? È un lavoro noioso ma va fatto. Il signor Suzuki tiene tantissimo alle sue rose, non osare mai prenderne una senza il suo permesso.-
Ci mettiamo al lavoro uno accanto all'altra. Non so come, finimmo con il parlare ancora di Suzuki. Stava diventando il fulcro dei miei pensieri quell'uomo...non che la cosa mi dispiacesse.
-Non si sa molto della sua vita privata...durante quelle poche interviste non fa altro che parlare di affari e soldi. Sembra una persona molto materialista.- commento.
-Non gli piace far trasparire molto del suo passato dato che non è stato granchè...- mormora Shion.
-Uh?-
-Non dovrei dirtelo, ma mi sembri un bravo ragazzo. E da quanto ho capito tu e il signor Suzuki "ve la intendete", quindi suppongo che sia giusto che tu sappia qualcosa su di lui.-
-Sono tutt'orecchi!- la incoraggio.
-La madre del singor Suzuki abbandonò il figlio ed il marito quando Suzuki era ancora piccolo, per ragioni non conosciute. Il padre si mise a lavorare, lavorare e lavorare, fino a costruire l'azienda "Suzuki". Un'azienda modesta, certo, ma che produceva del buon materiale. Quando il signor Suzuki diventò maggiorenne confessò al padre la sua omosessualità e quest'ultimo lo cacciò di casa. Il ragazzo si mise a fare qualche lavoretto nel weekend per guadagnare un po' di soldi, almeno per poter mangiare e pagare l'affitto del monolocale nel quale abitava. Qualche anno dopo, il padre di Suzuki morì e l'azienda, con tutti i suoi soldi, andò in eredità all'unico figlio, in quanto parente più vicino contattabile. Suzuki ci si mise d'impegno, andò ad abitare nella vecchia villa (per poi farla ingrandire e ristrutturare) e lavorò fino allo sfinimento per portare avanti quello che suo padre aveva costruito con tanto sforzo. In poco tempo, grazie al suo carattere da stratega e ad un fiuto per gli affari rimasto sopito per tutto quel tempo, l'azienda crebbe in modo esponenziale, diventando ricchissima e acquistando un sacco di clienti. Da quando l'attuale Mr.Suzuki prese le redini della situazione in mano, nessuno seppe più nulla del direttore "Suzuki". Decise di non rilasciare fotografie e per un primo periodo neanche interviste. In seguito accettò a lasciarsi fare qualche domanda, ma esclusivamente via telefono o via e-mail. Chiunque facesse domande "scomode" o fin troppo personali, veniva gentilmente mandato a quel paese personalmente da Suzuki. Grazie alla sua voce profonda, è sempre riuscito a farsi passare per una persona molto più anziana. E ora continua a lavorare con lo stesso impegno di una volta, permettendosi qualche lusso in più. Come un "tuttofare" con cui divertirsi...-
Frecciatina. Distolgo lo sguardo cercando di non offendermi troppo. Magari anche a lei piace Suzuki ed è semplicemente un po' gelosa.
-E tu come fai a sapere tutte queste cose?- le chiedo. Apre la bocca per rispondermi ma Hyori ci interrompe.
-Takanori! Il signor Suzuki sta per tornare e ti vuole al cancello ad attenderlo. Vai a prepararti!- mi intima.
-Che cosa..? Tra quanto?!- esclamo passandomi le mani sul viso ancora struccato.
-Hai dieci minuti.-
Mollo tutto quello che sto facendo e corro all'interno. Mi catapulto nel bagno, pettinandomi i capelli con le mani. Un'altro pacchettino mi attende, posto sul bordo del lavandino, accanto al sapone per le mani. Un'altro dei suoi biglietti è allegato.
"Oh, ma quanti regali per il piccolo Takanori!
Lo sai che mi piace quando metti in evidenza quell' "adorabile gioiellino del creato" che ti ritrovi sotto al naso..."
Un brivido mi attraversa e il ricordo di quel giorno mi investe come un treno. Prego soltanto che abbia usato quelle parole a caso e che non ci sia una replica. Non mi va di venire legato di nuovo....
Lo scarto e un rossetto di Chanel fa la sua comparsa fra le mie mani. È un rosso molto scuro, quasi viola. Suppongo che voglia che lo metta. Lo applico con attenzione cercando di seguire al meglio la forma delle labbra. Dice sempre che mi preferisce quando mi trucco pesante, quindi aggiungo anche un bel pò di ombretto nero sulle palpebre. Il rombo della macchina si fa più vicino. Lancio i pennelli nella trousse e torno in giardino.
-Bentornato padrone.- sorrido quando scende dalla macchina.
-Buongiorno Taka-chan!-
Si sporge verso di me.
-Non mi dai neanche un bacino?- miagola accarezzandomi il collo.
-Ma...qui davanti a tutti?- chiedo guardandomi la punta delle scarpe. Mi fissa con fare ovvio. Spero solo che Irine, Charlotte e Kimiko non stiano guardando, o nessuno mi salverà dalle loro battutine. Mi aggrappo alle sue spalle e, alzandomi sulle punte dei piedi, gli do un bacio a fior di labbra. O almeno, era quello che volevo fare. Ma Suzuki mi afferra per la vita e mi obbliga ad intrecciare la lingua con la sua.
-Ti stanno bene i miei regalini...- ridacchia tenendomi fra le sue braccia. Lascia scivolare una mano sotto la gonna.
-E hai indossato tutto quello che ti ho ordinato di mettere...bravo, mi hai stupito.- mi sussurra. Il suo fiato caldo appanna i piercings che mi decorano l'orecchio sinistro.
-P-padrone...la prego...- balbetto. Finalmente mi lascia andare, soffermandosi a guardare il cielo.
-Che bella giornata...sai, mi piacerebbe mangiare fuori oggi. Nel gazebo.- commenta.
-È una bella idea! Vado a prepararlo.-
Voglio soltanto allontanarmi da lui il prima possibile. Finchè mi tocca o mi bacia quando siamo soli non mi da troppo fastidio...ma qui, sul posto di lavoro, non riesco a tollerarlo!
Recupero bacchette, bicchiere, tovaglioli e sottopiatto in cucina. Faccio per andare ad apparecchiare all'esterno, quando Charlotte mi bracca sulla porta.
-Fermo lì!- esclama brandendo un mestolo.
-Ah! Che c'è?- chiedo.
-Cos'è questa storia che ora vi sbaciucchiate anche in pubblico eh?- cerca di non mettersi a ridere. Sbuffo alzando gli occhi al cielo.
-E digli di tenere le mani a posto, almeno davanti a noi! I vostri "giochetti" fateli in camera da letto, grazie.- ride Irine mettendomi le mani sulle spalle.
-Non cominciate anche voi...c'è già lui che mi è sempre appiccicato. Non necessito di altri stalker.- sospiro.
Charlie si fa da parte per lasciarmi passare.
-Su, stiamo solo scherzando, non ti offendere! Ora vai che se non ti sbrighi quell'altro si innervosisce...e addio divertimento stanotte!-
Non riesco a trattenere una risatina. Saranno anche troppo invadenti ma non riesco ad essere arrabbiato con quelle tre pesti!
Torno nella parte posteriore del giardino, dietro alla casa, dove Suzuki mi sta già aspettando seduto su una delle sedie in vimini che accerchiano un tavolino bianco. Apparecchio velocemente la tavola e vado di corsa a prendere il pranzo.
-Ecco a lei.- sorrido lasciandogli il piatto davanti. Mi siedo accanto a lui, ormai sapendo che non posso andare da nessuna parte.
-Com'è andata la riunione di stamattina?- chiedo per spezzare il silenzio.
-Mhm...noiosa. Non c'eri tu. Ti avrei volentieri portato con me, ma dormivi così bene e non mi andava di svegliarti. Sorridevi.-
-Oh, grazie mille...- mormoro guardando altrove.
-Era il minimo che potessi fare dopo averti fatto stare sveglio ieri notte...- ridacchia. Il colore delle mie guance si abbina ormai a quello delle rose che circondano la villa. Finisce di mangiare e, come di consueto, mi prende sulle sue ginocchia e mi culla leggermente tenendomi i fianchi per non farmi cadere, muovendo le gambe come un cavallo al trotto, come faceva mio padre quando ero piccolo. Poso una mano sulla sua, accarezzandogliela con il pollice. Lo trovo un momento molto intimo, siamo solo io e lui, in mezzo al verde, che ci tocchiamo dolcemente. Non potrei desiderare altro, a parte un paio di pantaloni...
La sua destra scende, scende e scende ancora, fino ad arrivare dove la gonna si interrompe lasciando spazio alla mia pelle, che si diverte a stuzzicare con le unghie.
-Non hai freddo?- mi chiede.
-No...-
-Eppure hai la pelle d'oca...- sussurra. Reprimo un tremito serrando al mascella.
-N-non si preoccupi...sto benissimo.-
Mi slaccia il bottoncino di madreperla che mi chiude il vestito, proprio sotto al collo, e mi gira verso di lui.
-Mi piace guardarti in viso quando godi...- dice con un sorrisino da pervertito. Le spalline scivolano giù con facilità, e le labbra di Suzuki sono subito ai miei capezzoli. Lascia scorrere la lingua attorno ad essi, prima di prenderli fra i denti e tirarli. Il mio cuore manca un battito. Cosa sta facendo?! Perchè così all'improvviso?! Era tutto così dolce, perchè deve rovinarlo....ma non lo posso rifiutare. Non quando mi tenta in questo modo.
Aumento la presa sui suoi capelli, rischiando di strapparglieli, e lo attirò di più a me per invogliarlo a continuare.
Sento l'erezione crescere negli slip e credo che se ne sia accorto, data la gonna molto corta, ancor più sollevata dalla posizione. La sua dote mi preme contro l'intimità, vagamente mascherata dai jeans, ma comunque molto evidente. Quando la stessa mano che mi aveva slacciato il vestito si mette a giocare con l'orlo di pizzo delle mutandine che indosso non riesco a trattenere un:
-Oh santi Kami....-
Mi slaccia la giarrettiera, nella quale continua ad incastrarsi con l'orologio, e mi tira un po più su la gonna, fino a farla arrotolare intorno ai miei fianchi. Continuando a mordermi e baciarmi il collo, mi porta una mano al suo petto, invitandomi ad aprirgli la camicia. La sbottono con uno strattone, troppo preso per star li a slacciare bottoncino per bottoncino. La cravatta è già finita per terra, così come la cintura. Gli apro la zip e mi struscio contro la stoffa dei boxer, l'eccitazione che mi appanna la vista. Lui non mi sembra da meno, date le guance arrossate, il respiro affannoso e il rigonfiamento in bella vista. Mi fa appoggiare la testa nell'incavo del suo collo e si avvicina al mio orecchio con le labbra schiuse.
-Che cameriere lussurioso...ti sei forse dimenticato di essere al lavoro?- mi sussurra tra un sospiro e l'altro.
-Se è così che svolgi le tue mansioni solitamente penso proprio che dovrò licenziarti...- continua sfiorandomi con la punta delle dita la schiena nuda. Non riesco neanche a replicare, scosso dai fremiti.
-Un bravo dipendente risponde sempre al proprio capo!- mi riprende mascherando una risata.
-S-sì padrone...- ansimo infine.
-Bravo...- mormora baciandomi sulle labbra un'altra volta. Apre leggermente la gambe e mi fa inginocchiare fra di esse.
-Che cos-...?- cerco di dire, prima di venir subito zittito con due dita in bocca, che mi sfregano lentamente sulla lingua.
-Sai che cosa voglio...- sorride mordendosi il lato del labbro gonfio. Sì, non sono stupido, ho capito.
-Ma...qui?- chiedo guardandomi intorno.
-Tanto siamo soli...nessuno verrà a disturbarci, non ti preoccupare.-
A queste parole, seppur diffidente, mi convinco ad abbassargli mutande e pantaloni quel che basta per liberare la sua erezione. Suzuki piega la testa all'indietro, un rantolo sommesso gli sfugge dalle labbra. Lo stringo delicatamente alla base con una mano, posando un bacio sulla punta, per poi impegnarmi a lavorare con la lingua. La lascio scorrere un po' ovunque, non troppo attento, curandomi invece di guardare Suzuki negli occhi per tutto il tempo. Prendo il suo membro in bocca, per quanto mi è possibile, e inizio subito a pompare veloce.
-Oh, Taka...- geme intrecciando le dita nei miei capelli. Lascio che affondi nella mia bocca quanto gli pare, appoggiandomi al suo interno-coscia, le palpebre abbassate. Dopo una decina di minuti, annoiato, scosto la sua mano gentilmente, deciso a finirla lì. Mi stacco giusto un secondo, solo il tempo di alzarmi, dargli un'altro bacio alla francese e riabbassarmi. Con un sospiro mi riavvento su di lui, cercando di prenderlo tutto fino in fondo. Reprimo il solito conato di vomito iniziale, giochicchio con i testicoli e finisco il mio lavoretto di bocca ingoiando tutto.
Mi rialzo asciugandomi le labbra con il dorso della mano, quel gusto spiacevole che ancora persiste sulla mia lingua.
-Woow...- mormora Suzuki tenendosi la testa con una mano.
-Taka, mi gira la testa, seriamente...mi hai fatto impazzire.- continua poi, attirandomi a lui.
-Dovresti farlo più spesso...-
Ingoio rumorosamente la saliva e mi allontano in tutta fretta.
-Ho...ho bisogno di andare a sciaquarmi la bocca...- sussurro intimorito.
"E di andare a levarmi un certo fastidio là sotto." aggiungo mentalmente.
-Vai pure...ah, ma non osare toccarti! Fa parte del gioco!- ammicca.
"Cazzo..." penso. Come farò a rimanere in questa condizione per tutto il giorno?! Con indosso una minigonna attillata, per altro!
Torno in cucina a bere un bicchiere d'acqua e ne aproffitto per sbarazzare e riportare i piatti sporchi all'interno.
-Ehm...Takanori...hai una macchia di.."roba bianca" qui...- mi avverte Kimiko nel modo più delicato possibile indicando un punto accanto alla clavicola, mentre io mi impegno a prosciugare il lavandino. Abbasso lo sguardo arrossendo violentemente.
-COS-?! NON È NIENTE DI STRANO, LO GIURO!- strillo subito pulendomi con un fazzolettino. Le tre ridono di gusto.
-Quale dessert è migliore di un bel...- comincia a dire Charlie.
-ZITTA! NON LO DIRE!- urlo di nuovo. Esco come una furia, incrociandomi con Suzuki proprio sul pianerottolo.
-È successo qualcosa Taka?- mi chiede vedendomi in fiamme.
-No, nulla...- mormoro con un sospiro.
-Bene...ho un lavoro da farti fare.-
Alzo lo sguardo attento e concentrato.
-La mia macchina ha bisogno di una bella insaponata...quindi, mentre io me ne sto in ufficio a fare qualche telefonata, tu la lavi qui fuori. L'ho già fatta parcheggiare al centro del piazzale con tutto il necessario accanto, quindi non dovresti avere problemi. E oggi è pure una bella giornata! Sappi che non sarò più così magnanimo...-
-Grazie...- borbotto schioccandogli un bacio sulla guancia, ancor prima che me lo chieda lui.
-Ehi aspetta un secondo!- mi riacchiappa per la vita, tastandomi per bene sotto la gonna. Trasalisco.
-Ok, tutto a posto. Volevo sotto controllare la situazione...- ridacchia, salendo le scale. Esco nel piazzale che precede la fontana, borbottando fra me e me. La Jaguar è lì ad aspettarmi, lucida come non mai. Siamo sicuri che abbia seriamente bisogno di una lavata? Mhm, questa storia mi puzza...
Ma un ordine, è un ordine. Quindi mi ci metto d'impegno e lavo, strofino, lucido fino a farla splendere. Parto dal retro, passando poi alle portiere e infine al cofano. Dopo circa un'oretta Suzuki mi raggiunge.
-Sono venuto a vedere a che punto eri...- si giustifica.
-Finisco di passare il lucido sul cofano, poi faccio i vetri, una spolverata all'interno e dovrei aver finito.- spiego velocemente continuando a pulire.
-Ooh, d'accordo...- ma non accenna ad andarsene. Rimane a qualche passo di distanza a dondolarsi da un piede all'altro, guardandomi. O meglio, squadrandomi. Mi abbasso ad asciugare i cerchioni con un panno e un leggero sospiro lo abbandona. Mi si è alzata la gonna, cavolo...
Mi rimetto in sesto, bagnandomi leggermente l'orlo del vestito per via delle mani umide.
Mi sto innervosendo, seriamente. Quand'è che la smetterà di fissarmi? "Mai" credo che possa andare. E queste dannate scarpe da cubista non aiutano. Alzo il secchio dell'acqua per portarlo dall'altra parte della macchina, appoggiandomi per un secondo sul cofano, a metà strada, per riprendere fiato. Non l'avessi mai fatto. Il secchio scivola, colpendomi in pieno e slozzandomi dalla testa ai piedi. Suzuki ridacchia. Non riesco a trattenermi dal dirgli:
-Hey! Non fa ridere, ok?- per ricordarmi solo dopo con chi sto parlando.
-M-mi scusi...n-non intendevo dire quello che ho detto...- mi scuso infatti subito dopo. Ma Suzuki non accenna a smettere di sghignazzare. Guardo in basso e noto con orrore che il vestito è diventato tutto, completamente, trasparente, oltre che attillatissimo.
-Potresti concorrere per "Miss maglietta bagnata"!- continua a ridere.
-M-miss?!- balbetto sentendo il sangue andarmi alla testa. Sono più infastidito dal "miss" che non da tutto il resto...
-Oh su...non ti sarai mica offeso?- mormora inchiodandomi contro la portiera. Abbassa lo sguardo, mordendosi il labbro alla vista dei miei capezzoli turgidi ben evidenti. Incrocio le braccia sul petto per nasconderli, ma vengo rimesso in posizione dalle sue mani grandi.
-Stai fermo...- mi sussurra leccandomi il collo, dove ancora si può notare un leggero alone violaceo, reduce dall'ultimo succhiotto.
-Ah...!- socchiudo gli occhi quando un morsetto dato con gli incisivi mi stuzzica la pelle appena sotto alla mascella. La portiera alla quale sono appoggiato si apre di colpo e Suzuki mi spinge dentro alla macchina, bloccandomi contro i sedili con il peso del suo corpo. La richiude in tutta fretta con la punta della scarpa e riprende a baciarmi tutto il corpo.
-C-che sta facendo?!- esclamo spaventato. Siamo in mezzo al piazzale, per Dio!
-Zitto.- ordina, mettendomi la mano sulla bocca come al suo solito. Fa tutto da solo, le dimensioni ristrette della macchina che mi impediscono di muovermi. Un'altra lappata da sopra la stoffa ai due bottoncini di carne scura e arriva subito al dunque. Si infila due dita in bocca e le lubrifica velocemente. Ma bastano quei semplici movimenti per risvegliare in me il desiderio che mi divorava fino ad un'ora fa. Sento il membro pulsare negli slip, troppo stretti per contenerlo. Me li sfila senza troppi complimenti e mi alza la gonna fino all'ombelico, stuzzicandomi subito con due dita,slacciandosi i pantaloni con l'altra mano, che abbandona il mio viso. Sforbicia un paio di volte ed è già dentro di me. Troppe poche per una dimensione come la sua. Urlo di dolore.
-S-scusami...- sussurra prendendomi per la vita. Mi aggrappo al suo collo e allaccio le gambe intorno al suo corpo. Comincia a muoversi lentamente, poche spinte cadenzate ma profonde. Io continuo a lanciare sguardi ai finestrini, preoccupato che qualcuno possa passare e vederci.
-Mhm non sei concentrato...-
Mi da due colpi di reni di quelli che ti spostano di qualche centimetro da tanto sono forti. Trattengo un altro gemito, la prostata più stimolata che mai. E poi ne arriva un altro, un altro e un altro ancora. Comincio ad ansimare seriamente, inarcando di tanto in tanto la schiena in degli spasmi di piacere. La macchina dondola al ritmo dei nostri sospiri. Non duro molto, mi bastano una decina di minuti sotto ai suoi tocchi intensi per venire.
-Oh D-dio...- gemo affondando il naso nella sua camicia, ormai sporca del mio seme.
Sentendo i miei muscoli stringersi e contrarsi su di lui, dopo altre due spinte si riversa in me con un grugnito soffocato.
Respiro profondamente un paio di volte per calmarmi.
-Dai, andiamo a farci una doccia...- sorride sfilandosi da me. Usciamo dalla macchina tutti sudati e scombinati.
Mi prende in braccio con le gambe aperte tenendomi da sotto le cosce. Lo abbraccio dolcemente, baciandogli la punta del naso.
Saliamo al piano di sopra e ci infiliamo nella doccia insieme, per la prima volta. Suzuki mi insapona la schiena e i capelli e io faccio lo stesso con lui.
-Credo che dovremmo portare la sua camicia in tintoria...- dico timidamente.
-Non ti preoccupare, la farò smacchiare, in un modo o nell'altro.- mormora accarezzandomi i capelli bagnati. Mi bacia un'altra volta, sotto l'acqua corrente.
-Mi fai una tenerezza assurda quando sei struccato. Sembri un bambino...e in momenti come questo non riuscirei mai a farti del male.- dice stringendomi forte. Lo lascio fare, beandomi della sua pelle morbida, calda e profumata a contatto con la mia.
Quando finalmente riemergiamo dal vapore, mi avvolge con lui in un grande asciugamano candido.
-Oh, padrone...- sospiro. Quante volte avrò ripetuto questa frase? Non lo so di preciso quante, ma so di per certo che sono molte, forse troppe.
-Shhh, non dire nulla...- sussurra appoggiando la sua fronte contro la mia e chiudendo gli occhi. È molto più dolce rispetto al suo solito "stai zitto". Il suo cellulare, abbandonato sul bordo del lavandino, squilla.
-Dannazione...- borbotta lasciandomi andare.
-No, torni qui...-
-Ci metterò solo un secondo.- sorride dandomi un buffetto sul mento. Afferra un altro asciugamano, risponde al telefono:
-Moshi moshi?- ed esce in corridoio.
Rimango a attenderlo seduto sul bordo della vasca, giocando con l'acqua che ancora rimane sul fondo, sguazzandoci dentro con i piedi. La porta si apre.
-Fatti bello! Usciamo a cena!- esclama rientrando.
-Cosa? Perchè?- chiedo non capendo in un primo momento.
-Takashima ci ha invitati ad andare a mangiare con lui in un ristorante di lusso italiano che ha aperto in centro.-
-Oh, bello!-
-Già...e cerca di abituarti al cibo!- mi fa l'occhiolino.
-Aspetti...cosa?!-
-Sh, basta domande ora! E cerca di fare in fretta!- mi spinge verso lo specchio, ficcandomi fra le mani il nuovo rossetto e il phon per capelli.
"Oh, non importa..." penso mettendomi al lavoro ed occupandomi per prima cosa dei capelli. Mi preparo come al solito, eccezzion fatta per la piega, che, invece di essere mossa e morbida come sempre, è liscissima e lucida. A dir poco perfetta.
-Sei pronto? Ho bisogno del bagno!- esclama Suzuki bussando un paio di volte.
-Sì, arrivo!-
-Oh, eccoti qua! Ti ho lasciato i vestiti sul letto, ci vediamo di sotto.-
"Fa che sia qualcosa di decente..." prego aprendo di scatto la porta della camera da letto. Una giacca elegante blu scura e un paio di pantaloni abbinati mi attendono. Sì, esatto, pantaloni! Esulto silenziosamente per un minuto buono e mi vesto felicissimo. Scendo al piano inferiore quasi volando.
-Wow Taka! Stai davvero bene!- si complimenta stupito Suzuki quando mi vede. Sorrido compiaciuto gongolando non poco e mi abbasso a mettermi le scarpe che mi porge. È un modello simile a quello che usa lui, nere, lucide, con la punta ben pronunciata. Mi mette le mani sulle spalle e mormora:
-Ma i regali non sono ancora finiti oggi...chiudi gli occhi.-
Faccio come dice e qualcosa di freddo mi cinge il collo. Abbasso lo sguardo: è una collanina in argento, con una T scritta in corsivo a fargli da ciondolo.
-Ta dah!- ridacchia baciandomi la nuca delicatamente.
-È...è bellissima!- sorrido.
-Forza, andiamo! Takashima diventa irritabilissimo quando lo si fa aspettare.- mi esorta prendendomi la mano.
Andiamo in centro città, girando per una buona mezz'ora in tutte le stradine possibili.
-Uff...ma dove cavolo è?- borbotta Suzuki stringendo il volante.
-Provi a girare da quella parte.- consiglio indicando un angolo.
-Ci siamo già passati di là, Takanori. Stai zitto e lasciami concentrare.-
-Giri di là, le dico! Si fidi di me per una volta.- esclamo.
Sbuffando, finalmente gira da quella parte e il cartello del ristorante che stavamo cercando brilla davanti ai nostri occhi.
-Bravissimo Taka-chan!- mi schiocca un bacio sulle labbra entusiasta. Lo guardo tutto orgoglioso dicendo tra me e me:
-Visto?-
Entriamo nel locale soffusamente illuminato mano nella mano, un po' intimoriti. È una sala molto ampia, con tanti tavoli decorati da fiori rosa tutti vicini e un pianoforte, con musicista annesso, in un angolo.
-Takanori! Suzuki!- ci chiama qualcuno sbracciandosi da in fondo alla stanza.
-Oh ecco Takashima.- dice Suzuki con un non so che di scocciato nella voce. Credo che avrebbe preferito uscire solo con me. Ci sediamo con lui.
-Eccovi qua, finalmente! Siete in ritardo...non è che vi siete persi a fare "qualcosa" in macchina, vero?- ridacchia sarcastico.
Avvampiamo entrambi strillando:
-No!-
-I signori desiderano ordinare?- ci interrompe il cameriere dal forte accento italiano che si avvicina, blocchetto alla mano e penna dietro l'orecchio. Devo fare uno sforzo per non lasciare che la mascella mi cada per terra: è una specie di dio greco! Alto, spalle larghe, ben piazzato, capelli mossi neri, pelle abbronzatissima, occhi azzurro ghiaccio, sorriso smagliante e seducente. Suzuki si accorge del mio sguardo di puro e semplice apprezzamento e mi assesta un bel calcio nello stinco, seguito da un'occhiataccia offesa.
-Sì, prendiamo il menù di pesce e una bottiglia di vino rosso.- comanda per tutti Takashima.
-Ok, le vostre ordinazioni arriveranno fra poco.- sorride l'altro andandosene.
-Ehi, aspetti! Che cos-..!- cerca di richiamarlo Suzuki.
-Fidati di me, caro! Ho preso il menù più costoso...- lo rassicura Takashima.
-I-il più costoso?!- balbetta l'altro sbiancando.
-Esatto! E ora smettila di ripetere tutto quello che dico!-
Il vino arriva e ce ne versiamo tutti quanti un bel bicchiere.
-Kampai!- esclama Takashima alzando il suo.
-Kampai!- rispondiamo noi ridendo.
Beviamo parlando sommessamente della festa dell'altra sera, sorvolando su alcuni dettagli che sarebbe meglio tener segreti al festeggiato. Dopo i primi due sorsi le guance di Suzuki cominciano a tingersi di un bel rosso rubino e gli occhi gli si lucidano, come se avesse la febbre. Gli tocco infatti la fronte con il dorso della mano, preoccupato.
-Che fai, Taka?- mi chiede spostandomela gentilmente.
-Nulla, è tutto rosso...mi sembrava che avesse la febbre...-
-Stai tranquillo, sto benissimo.- ridacchia, ma la sua voce è strana, un po' impastata e leggermente più acuta del normale.
Gli antipasti giungono; niente di che, qualcosa che sembrano dei gamberi sfilettati posati su un letto di insalata verde, carote e cipolla tritata finemente. Li finiamo in due bocconi e attendiamo il primo piatto, che arriva poco dopo, ovvero spaghetti allo scoglio. A dir poco deliziosi, anche se avrei preferito la pasta leggermente più al dente. E così altri due bicchieri di vino ci vengono versati tra un boccone e l'altro. Comincio a sentirne l'effetto, seppur molto leggero. Takashima invece sembra essere perfettamente lucido, colloquia simpatico anche con i camerieri e rimane ben composto. Vorrei poter dire lo stesso di Suzuki, ma purtroppo non è così. Scoppia a ridere per qualsiasi cosa, è diventato appiccicoso e mieloso e capisce poco o nulla non appena parliamo ad una velocità un po' più elevata del solito. È definitivamente ubriaco. Non credevo che reggesse così poco l'alcool!
-Come sei vestito bene oggi, Takanori!- si complimenta Takashima, notando solo ora la mia mise.
-Grazie...- mormoro imbarazzato con un sorrisino.
-Eeeh, hai visto che bellino che è oggi il mio Taka-chan?- si mette in mezzo Suzuki sbaciucchiandomi voluttuosamente una guancia.
-Anche se devo ammettere che senza vestiti è ancora meglio!- ride da solo, a voce altissima.
-Sssh, padrone! Non dica queste cose, la prego!- sussurro tappandogli la bocca con un dito.
-Su, lo sappiamo entrambi che anche tu mi preferisci senza nulla addosso!- ridacchia avvinghiandosi a me e accarezzandomi il petto lasciato scoperto dalla scollatura profonda della giacca.
-Padrone!- lo riprendo un'altra volta.
-E dai...dammi un bacio, baby...- piagnucola avvicinandosi con le labbra contratte. Ma che gli prende?!
Mi alzo di scatto, facendolo quasi finire per terra, annunciando stizzito:
-Io...io...io vado in bagno!- e scappo da quel maniaco. Rimango qualche minuto chiuso in uno dei cubicoli, appoggiato alla porta. Mamma mia, quando beve diventa ancora più pervertito del solito....
Con un sospiro, mi decido a tornare al tavolo.
-Oh, sei tornato finalmente!- esclama quando gli passo accanto, non senza allungarmi una volgare pacca sul sedere. Ci sta prendendo gusto, eh?
Reprimo un brivido e mi risiedo al mio posto, il secondo piatto già sotto al naso: grigliata di pesce. Mangio anche quella, sentendomi quasi scoppiare.
-Uffa, non mi piacciono i totani...- lo sento lamentarsi, e poi aggiungere porgendomi la sua forchetta:
-Taka...di aaaah!-
Mi ficca in bocca a forza la posata, quasi strozzandomi.
-Mpfh...p-padrone, sta forse cercando di uccidermi?!- borbotto con la bocca piena. E lui ride. Ovvio. Gli sequestro il bicchiere di vino, appoggiandolo dall'altra parte del tavolo.
-Forse è meglio che lei beva solo acqua...-
-Takaaa! Ridammi il mio bicchiere!- piagnucola come un bimbo.
-Takanori ha ragione, sei ubriaco bello.- si aggiunge Takashima. Suzuki lo guarda offeso facendo il broncio. È insopportabile quando fa così...
Finiamo di cenare tranquillamente, Suzuki messo temporaneamente fuori gioco dalla sua assenza di alcool. Si offre addirittura di pagare per tutti, nonostante il conto sia a dir poco salatissimo.
-Mhm, io vado un secondo a lavarmi le mani...voi intanto uscite pure. Un po' di aria fresca non potrà che fargli bene.- dice Takashima, guardando l'amico preoccupato.
-Smettetela! Ho detto che sto bene, mai stato meglio!- strilla indispettito.
-Sì, sì, certo...ora però noi usciamo, eh?- lo spingo gentilmente all'esterno, onde evitare altre figuracce. Non credo che verremmo più a mangiare qui.
Aspettiamo accanto alla macchina Takashima, il biondo che non la smette nemmeno per un secondo di palparmi e baciarmi un po' ovunque.
-Padrone la smetta. Siamo in mezzo alla strada.- dico un po' più duro del solito.
-Mh, dai Taka-chan...voglio solo darti un bacino qui...e uno qui...e un altro qui....- sussurra ficcandomi la lingua in gola. Lo stacco da me schifato. Vengo per fortuna salvato da Takashima, che torna da noi in tutta fretta chiedendomi:
-Avete bisogno di un passaggio? Non credo che lui sia in grado di guidare.-
-Non si preoccupi, riporto a casa io questa spugna...- ridacchio.
-Eh? Di che state parlando? Io non vedo nessuna spugna qui...- borbotta Suzuki perso nel suo mondo.
-Bene, allora ci vediamo!- ci saluta il castano.
-Arrivederci, signore.- sorrido cordialmente, trascinando l'ubriacone sul sedile del passeggero.
-Oh, Taka-chan...ho così sonno...-
-Sì, ora la riporto a casa e tra dieci minuti potrà riposare.-
Neanche a dirlo, dopo trenta secondi un russare abbastanza fastidioso riempie l'abitacolo. Dorme con la testa appoggiata al finestrino e la bocca spalancata fino a quando non fermo la macchina nel giardino.
-Padrone, si svegli. Siamo arrivati.-
-Eh? Cos...che...dove siamo?- mugola.
-Venga, la porto in camera da letto.- sospiro mettendomi un suo braccio intorno alle spalle.
-Uuuuh e che andiamo a fare in camera da letto? Non ti facevo così intraprendente Taka...- ridacchia con gli occhi sempre più lucidi. Mi fa quasi pena a vederlo così.
-Andiamo a dormire, padrone. Ha bisogno di stendersi e chiudere gli occhi.- lo assecondo.
-Ma io non ho sonno!-
-Se, certo...ne riparliamo di sopra.-
Lo porto in camera, lo spoglio completamente, sempre con le sue risatine a farmi da sottofondo, e lo metto sotto alle coperte. Mi cambio anche io e mi stendo accanto a lui. Neanche il tempo di girarmi a spegnere la lampada sul comodino e ridistendermi che il suo russare sommesso mi fa vibrare i timpani. Gli accarezzo una guancia e gli bacio la fronte sussurrando il mio solito:
-Buonanotte padrone.- ma non aspettandomi una risposta. Gioco un po' con i suoi capelli morbidi fino a quando non mi addormento, un ultimo pensiero che continua poi a tormentarmi nel mondo dei sogni:
"E se mi stessi affezionando a lui?"

Note:
Potete odiarmi.
Ci ho messo un botto di tempo a scrivere questo capitolo -.- È stato un parto mamma mia! Vi dico solo che è l'una e ho finito di scriverlo venti minuti fa! L'ho riletto velocemente, corretto qualche parte e sperato che non facesse completamente schifo...quindi spero che almeno vi piaccia ;-: (con tutto il sangue che ho pianto per finirlo...)
Tra poco vedrete anche il primo capitolo di "Bloody Desire", la mia prima fan fiction horror (ovviamente sempre incentrata sui Gaze-chan e tutta dal punto di vista del mio amato Akira *love forevah for him*)! E anche quella, stesso discorso, spero che vi piaccia perchè mi ci sto impegnando davvero tanto (ho già buttato giù tutta la storyline e verrà una FIGATA secondo il mio modesto parere...in più, ho pensato a una bella cosina per poterla rendere ancora più cruenta e splatter...eheheh).
Ok, ora sarà meglio che vada a dormire un pò o domani mi sveglierò con delle borse sotto gli occhi da far invidia a Gucci (chi coglie la citazione si merita un biscotto).
Alla prossima!

Reichan :3

oh, my master...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora