My sick master

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-P-padrone?- mormoro, svegliandomi per l'improvviso caldo assurdo. Mi sta stringendo, un po' più forte del solito, quasi si stesse aggrappando a me. Ha le sopracciglia aggrottate e un adorabile broncetto gli piega le labbra, dalle quali fuoriescono dei bassi lamenti. Sembra che stia facendo un brutto sogno. Avvicino una mano al suo viso, accarezzandoglielo per calmarlo. Ha le guance bollenti, la fronte brinata di sudore e dei leggeri tremiti lo scuotono. Comincio seriamente a preoccuparmi...
-Padrone...padrone si svegli!- dico dolcemente baciandogli la punta del naso, anch'essa calda come il sole d'agosto.
-Ah! T-taka-chan?- balbetta sbattendo le palpebre. Gli occhi sono lucidissimi, come se stesse per mettersi a piangere, ed è stranamente pallido.
-Mi aspetti qui...-
-No, non andare già via! La colazione può aspettare...non importa se ti sei svegliato tardi.- mi richiama. Gli scopro la fronte dai capelli arruffati e ci poso le mie labbra fredde.
-Torno subito. Vado solo a prendere il termometro...sembra che lei abbia la febbre.-
-L-la f-f-febbre?- dice battendo i denti e sbiancando ancor di più. Annuisco calmo, sciogliendomi dalla presa gentile del suo palmo, e vado di sotto, ancora in pigiama. Recupero un termometro dalla cassetta di pronto soccorso in bagno, passo a fare un saluto veloce alle cuoche e torno da Suzuki, che nel frattempo ha avuto almeno la decenza di mettersi una maglietta.
-Eccomi tornato...forza, apra la bocca.- dico, prendendo in mano la situazione. Gli metto la parte in metallo sotto la lingua e aspetto qualche secondo. Il mercurio schizza subito in alto, non ho bisogno di altre prove.
-Padrone...si è preso una bella influenza! Le ho sempre detto di dormire con almeno un paio di pantaloni addosso ma non mi ascolta mai!-
-Stai zitto...- borbotta punto sul vivo incrociando le braccia.
-Non si preoccupi, mi occuperò io di lei.- sorrido sereno. A queste parole, del tutto involontarie, riesce a stendere le labbra in un sorrisino incerto.
-Mi dia solo un minuto per vestirmi, vado a prenderle qualcosa di mangiare e torno.- dico dirigendomi verso i miei soliti abiti, appoggiati sulla sedia.
-Ah, Taka...per oggi puoi metterti quello che vuoi. Dovrebbero esserci delle t-shirt e dei jeans nella seconda anta...- mormora pigramente, tirandosi le coperte fino al mento. Mi trattengo dal saltellare come un idiota e mi cambio, mettendomi finalmente dei vestiti normali.
-Ragazze, Suzuki ha la febbre!- annuncio entrando in cucina. Le tre mi guardano stralunate.
-Non mi ricordo neanche l'ultima volta che è dovuto rimanere a letto....penso sia stato anni fa. Gli sarà preso un coccolone! Non ci è abituato....- commenta Kimiko buttando via la vecchia colazione e sostituendola con qualcosa di più sano per il povero malato al piano superiore.
-Sembra molto debole, non ha neanche la forza di comandarmi a bacchetta.- dico, non riuscendo a frenare una risatina compiaciuta. Passerò qualche giorno molto tranquillo...
-Quindi che farai oggi?- mi chiede Charlotte.
-Gli starò accanto. Tutto il giorno.- sussurro arrossendo, finendo di tagliare in spicchi l'arancia che ho in mano. Le tre si scambiano qualche sguardo eloquente, per poi miagolare in coro:
-Sembra che qualcuno si sia innamorato!-
-Ma cosa dite?! Smettetela!- esclamo in fiamme. Metto tutto su un vassoio con le gambine (per poterlo poggiare più comodamente al letto) e torno da Suzuki.
-Ecco a lei...- cinguetto posandoglielo sulle ginocchia.
-Cos'è questa roba?- borbotta spostando con la punta della forchettina la macedonia.
-La sua colazione.- rispondo, benchè la risposta sia abbastanza ovvia.
-Dove sono i pancakes? Voglio i pancakes. O una ciambella. Con la glassa al cioccolato!- dice sognante. Altro che tranquillità! Saranno giorni terribili!
-No padrone, se vuole guarire in fretta deve assumere un sacco di vitamine. Dai, guardi, non è così male.- cerco di consolarlo almeno un poco, gattonando al suo fianco e prendendone una forchettata. Fingo una faccia goduriosa, mangiando con gusto (evitando con attenzione le fragole).
-Dica aaaah!- ridacchio facendo l'aeroplanino con la posata. Mi guarda con un sopracciglio alzato sospirando, per poi stare al gioco, schiudendo le labbra e lasciandosi imboccare.
-Visto? Non era difficile! Ora beva il suo the e poi le chiamerò un dottore.- sorrido posando la forchetta nella ciotolina ormai vuota con un tintinnio.
-Un dottore?!- ripete spaventato stringendo spasmodico l'orlo del copriletto. Annuisco fissandolo curioso.
-No! Taka, ti prego!- strilla mettendosi una mano sulla bocca.
-C'è qualcosa che non va?- chiedo accarezzandogli una spalla.
-Io...io non voglio nessun dottore...non posso semplicemente prendere un'aspirina?- mormora buio.
-Padrone, non sappiamo che cos'ha...-
-Curami tu.- alza lo sguardo.
-Io....non...-
-Te ne prego.- continua prendendomi le mani. Mi sta supplicando con gli occhi. In questo momento mi ricorda tanto un cucciolo, abbandonato ed indifeso; ha davvero paura?
-Posso provarci...ma se peggiorerà sarò costretto a chiedere l'aiuto di qualcuno.- sospiro infine.
-Oh, grazie mille Taka-chan!- esclama abbracciandomi e baciandomi in ogni dove.
-Si fermi...si fermi! Mi attaccherà l'influenza!- rido staccandomelo di dosso. Porto i piatti da lavare in cucina, delegando il compito a Irine, e porgo una lista della spesa scritta molto in fretta a Charlotte, incaricata di andare a far compere prima di pranzo. Recupero una mascherina medica da far indossare a Suzuki, un paio di libri dalla biblioteca sotteranea (di cui non ero a conoscenza), una scatoletta di antidolorifici generali. Gli do una delle pastiglie da buttare giù con un bicchiere d'acqua, lo avvolgo in un'ulteriore coperta e gli passo la mascherina.
-Voglio dormire un po'...- mormora con gli occhi che si chiudono praticamente da soli. Dato il leggero raffreddore che lo intasa penso sia meglio lasciargli bocca e naso liberi, almeno mentre dorme, per non ostacolargli la respirazione già difficoltosa di suo. Allo stesso tempo non mi va di lasciarlo solo...ma non voglio ammalarmi pure io! Faccio passare i due elastici dietro le orecchie, aggiustando la carta morbida bianca sul ponte del naso. La abbasso giusto un secondo per potergli baciare la guancia arrossata sussurrando:
-Buona dormita!-
Rimango sdraiato al suo fianco, pettinandogli delicatamente i capelli con le dita e canticchiando di tanto in tanto delle vecchie ninne nanne insegnatami da mia madre ogni qualvolta lo vedo agitarsi nel sonno. Quando si sveglia sta peggio di prima, trema, batte i denti ed a malapena parla.
-T-taka...ho t-tanto f-f-freddo...- balbetta cercando con una mano il mio viso. Porto qualche altra coperta ed un piccolo asciugamano imbevuto di acqua fredda da appoggiargli sulla fronte per abbassargli la temperatura.
Charlotte torna dalle compere, con delle medicine adatte, minestre e tisane.
Mi prendo cura di lui per tutto il giorno, e anche per quelli seguenti, somministrandogli i vari medicamenti e preoccupandomi di non fargli mancare nulla.
-Taka..mi fa male tutto...non mi sento più i muscoli.- mugola dopo il terzo giorno a letto. La febbre gli si è abbassata notevolemente, ha ancora solo qualche tacca che va e viene, ma il raffreddore persiste, con conseguente mal di gola.
-Posso fare qualcosa per lenirle almeno un po' il dolore?- chiedo sedendomi sul bordo del materasso.
-Non lo so...- borbotta tristemente.
-Che ne dice di un massaggio?- sorrido scrocchiando le dita.
-Lo sai fare?- chiede alzando un sopracciglio. Annuisco convinto prendendogli la mano e premendo i polpastrelli su di essa per dimostrarlo.
-Si tolga la maglia e si stenda a pancia in giù.- sussurro alzandomi per andare ad abbassare le tapparelle. Accendo le due candele rosse sul mio comodino, già leggermente consumate, per illuminare fiocamente la stanza. Mi assento per qualche minuto, il tempo di andare a lavarmi accuratamente le mani e di andare a recuperare un'olio profumato per rendere tutto più piacevole anche all'olfatto.
-Ora si rilassi e non pensi a nulla....- mormoro chinandomi contro il suo orecchio. Lascio cadere qualche goccia di olio sul palmo, per poi distribuirle su entrambe le mani strofinandole l'una contro l'altra. Parto dalle spalle, soffermandomi sul trapezio e sul retro del collo, scendendo poi verso l'interno delle scapole, percorrendo la spina dorsale fino alla vita, dove torno su, premendo forte con i pollici, lasciando stare, per ora, i fianchi praticamente inesistenti. Mi dedico alle braccia, di nuovo alle spalle e ridiscendo all'altezza dei lombi.
-Mhm...sei bravissimo...- sospira sorridente. Non rispondo, mi limito a sorridere anche io, prendendo con due dita l'orlo dei pantaloni della tuta, per non sporcarli troppo, e abbassandoglieli fino alle caviglie, per poi sfilarglieli, senza malizia. Questa volta parto dal basso, massaggiandogli delicatamente i piedi, un 41 abbastanza importante, poi più su, fino ai polpacci fini ma ben allenati, sempre più su, raggiungendo le cosce altrettanto magre. Un'altro sospiro di piacere mi comunica di star facendo bene il mio lavoro. Mi piace toccare il suo corpo, è ben proporzionato, i muscoli evidenti ma non troppo, pompati al punto giusto. La sua pelle è liscia e morbida come seta, di quel colore vagamente ambrato che tanto mi piace. Decido di tornare a curarmi ancora un po' delle spalle, mi siedo quindi all'altezza dei suoi reni, piegandomi di tanto in tanto a posargli qualche bacio delicato sul collo e sulle guance. Faccio gocciolare ancora un po' d'olio direttamente sul suo corpo.
-Ah..è freddo...- dice con voce roca, per via del mal di gola.
-Sssssh..- lo distraggo con un'altro bacio, questa volta sulle labbra. Alleggerisco la pressione, fino a farla diventare carezze, lente, intime, dolci.
-Taka-chan...otterai l'effetto contrario in questo modo...- mi avverte con delicatezza ridacchiando.
-Perchè? Non la sto rilassando?- chiedo in finto tono innocente. Lascio scivolare la mani fra il suo stomaco e il materasso, sdraiandomi su di lui, chinandomi fino a sfiorargli l'orecchio con le labbra. Cedo al desiderio di farle scorrere su tutto il suo corpo, abbandonando una scia di baci lungo la sua spina dorsale. Lo vedo trattenere un brivido serrando gli occhi. Facilitate dall'olio che ormai cola sulle coperte, le mie mani scendono ancora, fino a toccare l'elastico spesso dei boxer.
-Taka...- mi riprende nuovamente alzandosi sui gomiti e guardandomi da sopra la spalla.
-Sì?-
Mi attira a sè intrecciando la sua lingua con la mia.
-Padrone è ancora malato...sarebbe meglio non...-
-Non mi interessa. Nel caso dovessi ammalarti almeno potrò ricambiare il favore...-
-Mi sta forse ringraziando?-
-Non è abbastanza ovvio?- ride rispondendomi con una domanda.
Non posso fare a meno di arrossire almeno un po'.
-Che ne dice di una doccia?- chiedo notando i miei avambracci e il copriletto completamente ricoperti di olio. Annuisce lentamente alzandosi in piedi.
-A-avrei dovuto mettere un asciugamano sul letto per non sporcare...sono mortificato...-dico mesto notando l'enorme macchia.
-Non preoccuparti...le farò portare in lavanderia. Torneranno come nuove.- mi rassicura baciandomi la tempia.
-Vado a lavarmi. A dopo.- annuncia dirigendosi a passo malfermo verso il bagno.
-È sicuro di farcela da solo?-
-Tranquillo.- sorride prima di uscire dalla camera. Cambio il letto, arrotolando la biancheria sporca per portarla di sotto nelle ceste del bucato. Decido di andare a sciaquarmi le mani per levare ogni minima traccia di unto. Apro la porta del bagno, lasciando uscire un po' di vapore caldo.
-Hey! Chiudi la porta, che freddo!- si lamenta Suzuki affacciandosi dal vetro appannato.
-Mi scusi...-
Faccio come mi è stato detto e apro l'acqua del rubinetto, insaponandomi per bene fino ai gomiti.
-Taka...puoi passarmi quell'asciugamano là?-
Me lo sta chiedendo, non ordinando come al suo solito. Rimango piacevolmente colpito da questo cambio immprovviso. Mi tratta con molta più gentilezza da un paio di giorni a questa parte, una volta ha addirrittura aggiunto un "per favore" quando mi ha visto leggermente infastidito da una sua richiesta. Glielo porgo senza guardare. Mi afferra il polso.
-Padrone, quella sarebbe la mia man-...- ridacchio, bloccandomi a metà nel sentirmi tirare sotto l'acqua.
-Padroneee! Cosa le salta in mente?!- strillo divincolandomi.
-Suvvia, è solo un po' d'acqua!- ride.
-Mi si sono bagnati tutti i vestiti...- lo fulmino prendendo fra due dita l'orlo della maglietta che indosso.
-Un buon motivo per toglierli..- mormora abbassandosi alla mia altezza e prendendomi i fianchi.
-Cos-..!-
Mi ritrovo costretto contro una delle pareti bagnate della doccia, le sue labbra premute con forza e violenza sulle mie. Mi sfila la maglietta e i pantaloni, ormai fradici, con foga, senza smettere di baciarmi. L'astinenza si fa sentire...
Mi sfilo anche le mutande, rimanendo completamente nudo. Gli prendo il viso fra le mani piccole e lo bacio appassionatamente. Ne sentivo la necessità, erano giorni che non ci davamo un bacio decente.
-Ho bisogno di fare l'amore con te. Voglio sentirti mio, mio e basta. Voglio stringerti, senza alcun abito d'intralcio, e farlo con te. Voglio sentire le tue unghie graffiarmi la pelle e la tua voce ripetere il mio nome fra un gemito e l'altro.- sussurra sincero prendendomi in braccio.
-Sono suo e di nessun'altro. Faccia ciò che più desidera con il mio corpo.- ansimo.
Mi poggia contro il muro, tenendomi per la vita con una mano, le mie gambe che avvolgono la sua. Mi prepara come al solito e, una volta assicuratosi di non farmi più male, mi penetra lentamente. All'inizio è sempre e comunque un po' spiacevole ma si preoccupa di masturbarmi delicato per distrarmi. Una volta rilassato, comincia ad affondare dentro di me, strappandomi dei lunghi gemiti di puro piacere tanto atteso, il tutto speziato e reso piccante da tanti, ma tanti, morsi. Ovunque, sulle spalle, sul collo, sulle guance, sul petto, aggiungendo quel tocco di passione irruenta che mi affascina tanto. I movimenti si fanno sempre più sconnessi, meno cadenzati, i respiri più pesanti. Gemiamo labbra contro labbra, le fronti appoggiate l'una contro l'altra, gli occhi che si cercano per legarsi e non mollarsi più. In questo momento sono completamente in balia di lui, di quegli ansiti tanto profondi quanto fragili, di quegli occhi che possono stendere con una sola occhiata un'intera sala di uomini d'affari ma che sanno anche essere tanto dolci, permettendomi di perdercimi dentro e sguazzare in tutto quel verde smeraldino, che quando mi desidera si tinge di quella nota dorata che mi mancava vedere, rendendoli caldi e liquidi come la cioccolata che bevevo tutti gli anni intorno a Natale quando uscivo con gli amici. Lo amo, lo amo con tutto il cuore, più di quanto io abbia mai amato nessun'altro. Il che mi fa riflettere su quanto io possa essere masochista, sotto certi aspetti. Sono davvero riuscito ad innamorarmi del mio stesso carnefice? Dell'unica persona che non mi rispetta, che mi considera a malapena come essere umano? È una storia che non mi porterà a nulla, se non alla sofferenza.
-A cosa pensi?- mi chiede ansante baciandomi delicatamente il lobo.
-Cosa? A nulla...-
-Sicuro? Mi sembravi un po' sovrappensiero...-
-Davvero, non si preoccupi.- sorrido zittendolo con un bacino a fior di labbra. Ricomincia a spingere più convinto, forse cercando di distrarmi ancora per qualche minuto da quel qualcosa a lui sconosciuto che mi frulla per la testa.
-P-padrone...io sto per...- lo avverto appoggiando la fronte nell'incavo fra il collo e il trapezio.
-Anche io...- mormora introfulandosi con il naso fra i miei capelli, ormai bagnati. Veniamo circa nello stesso momento, soffocando i gemiti con un lungo bacio.
-Ci siamo sporcati tutti...dovrò rilavarmi. Ma ne è valsa la pena.- ridacchia prendendo un po' di bagnoschiuma sulle dita e cominciando ad insaponarmi lo stomaco. Una doccia velocissima, un'ancor più veloce asciugata e torniamo in camera a vestirci. Indossiamo entrambi la tuta per poter stare comodi (io sono costretto ad indossarne una di Suzuki alla quale ho risvoltato gli orli dei pantaloni) e ci stendiamo a letto per qualche coccola "after-sex". Suzuki finisce con l'addormentarsi nuovamente, sfinito. Rimango immobile, bloccato fra le sue braccia, per non svegliarlo, fino a quando il sonno non ha la meglio, trascinando anche me nel mondo dei sogni.

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