Oggi è il giorno del ballo di Takashima. Sono un po' nervoso, a dirla tutta. E molto preoccupato dal vestito che Suzuki sceglierà di farmi mettere.
Per una volta é lui a svegliarmi. Mi scuote dolcemente baciandomi la guancia.
-Taka-chan...é ora di svegliarsi.- sussurra. Grugnisco qualcosa di sicuramente poco elegante agitandomi un poco fra le coperte.
-Mhm...ancora cinque minuti...- borbotto con la faccia affondata nel cuscino.
-Takanori!- mi riprende ridendo. Mi alzo di scatto, rischiando di tirargli una testata, i capelli tutti davanti agli occhi e il trucco mezzo sciolto.
-Padrone! Oddio! Che ore sono?!- chiedo in panico. Un'altro ritardo, non me lo perdonerà mai!
-Calmati Taka...sono io che mi sono svegliato prima del solito. Non riuscivo a dormire...- si siede accanto a me.
-Perchè?- chiedo, dimenticandomi per un secondo di star parlando con il mio capo.
-I soliti incubi...- delega con un gesto noncurante della mano, quasi volesse scacciarli via. Lo guardo piegando la testa di lato. Si morde il labbro scuotendo leggermente la sua. Capisco che non vuole parlarne. Atterro con un balzo sul tappeto morbido posto sotto al letto, per venir subito fermato da una mano che mi trattiene per il polso.
-Ehi, Taka...che ne dici se per oggi ci prendiamo la giornata libera e stiamo un po' insieme?-
-C-che cosa?- chiedo non capendo in un primo momento.
-Che ne so, andiamo a fare un giro in città, cerchiamo qualcosa da metterci per stasera, un aperitivo e poi alla festa di Kouyou. Non te ne sarai dimenticato?-
-No, ovviamente no.-
-Quindi, ci stai?- mi fissa speranzoso senza mollare il mio braccio.
-Sì...per me va bene.- sospiro infine, cosciente di non avere altra scelta. Sorride, gli occhi che gli brillano da tanto è felice. Non pensavo fosse così entusiasta all'idea di uscire con me, dopotutto sono solo il suo "tuttofare", come mi chiama lui.
-Vai di sotto ad avvertire Charlie, Kimi e Iri che oggi a colazione non ci siamo. Ti porto nel mio bar di fiducia in centro!- esclama alzandosi anche lui e cominciando a scegliere cosa mettersi. Prima di scendere, una visitina al bagno non me la toglie nessuno. Mi lavo la faccia per eliminare ogni minima macchia nera e cerco di pettinarmi alla bell'è meglio con le dita. Avrò tempo dopo per prepararmi...
Corro di sotto con una strana luce a dipingermi il viso, che non passa innosservata.
-Takanori, è successo qualcosa di bello?- mi chiede infatti Kimiko non appena entro in cucina.
-Eh? No, perchè?- chiedo lisciandomi la maglia del pigiama.
-Hai un sorriso che ti va da un orecchio all'altro e sono solo le sette del mattino!-
-Oggi Suzuki mi porta fuori...non ci saremo tutto il giorno, suppongo che abbiate la giornata praticamente libera.- ridacchio lezioso. Le tre si guardano alzando le sopracciglia.
-A quanto pare qualcuno ha fatto colpo...- dice in tono allusivo Charlotte.
-Cosa?! No! Non è vero!- strillo diventando tutto rosso.
-Sì, sì, certo...come vuoi tu.- ride Irine passandomi accanto e soffermandosi a picchiettarmi un paio di volte sulla testa.
-Baaah...- sbuffo tornando in camera.
Suzuki mi aspetta davanti alla porta, già vestito di tutto punto con la sua solita camicia bianca aperta per metà e le maniche arrotolate fino ai gomiti, e un paio di jeans strappati sulle ginocchia. Mi fa strano vederlo vestito in modo così casual, abituato al solito completo nero.
-Ti ho lasciato i vestiti sul letto...vado a darmi una rinfrescata.- dice indicando l'interno della stanza con un dito.
Ok, ora sì che sono preoccupato. Conoscendolo mi avrà preparato un tubino stracorto di pailettes fucsia...
Invece devo ricredermi, trovo soltanto dei jeans chiari lunghi fino al ginocchio, abbastanza attillati, e una t-shirt nera, stretta anch'essa. Non saranno i vestiti più virili del mondo, ma almeno non devo indossare la gonna per uscire. Suzuki viene a bussare.
-Taka? Sei pronto?-
-Sì, arrivo!-
Esco dalla stanza e lui mi prende una mano facendomi fare una giravolta.
-Proprio come pensavo ti stanno da dio.-
Arrossisco compiaciuto: mi piace quando mi fa i complimenti, mi fa sentire speciale.
-Su, hai il bagno libero. Ti lascio mezz'oretta, poi voglio trovarti in salotto armato di borsetta e occhiali da sole.-
Annuisco convinto e mi infilo nella stanzetta di marmo. Cerco di rendermi decente, un po' di trucco sugli occhi, un po' di lacca sui capelli e sono pronto. Afferro la borsa e gli occhiali al volo passando davanti all'attaccapanni all'entrata. Arrivo in perfetto orario, addirittura qualche minuto prima di Suzuki, che mi guarda ammirato.
-Complimenti...- mormora. Un'altro sorrisino e siamo pronti per uscire.
-Fermo lì! E quelle cosa sono?- mi chiede fissando accigliato le mie scarpe da ginnastica.
-Cos'hanno che non va? Sono comode.- rispondo guardandole a mia volta.
-Appunto...mettiti queste.- ordina lanciandomi un paio di decolette tacco 12, in vernice nera. Dovevo immaginare che ci fosse qualcosa sotto! Non poteva essere tutto così bello! Me le cambio velocemente trattenendo un lamento.
Scendiamo nel garage sotteraneo, dove una ruggente Jaguar lucida e nera ci attende.
-Wow...- soffio. Che macchina della madonna!
-Questo è il mio piccolo gioiellino...prego, sali.- spiega aprendomi la portiera. Monto su e Suzuki mette in moto.
Guida per venti minuti scarsi e la parcheggia in centro, tra gli sguardi invidiosi della gente. Scendo dalla macchina traballando su quei dannati trampoli che mi ha obbligato a mettere.
-Sei costretto a prendermi la mano se vuoi riuscire a camminare...- sorride porgendomela. Mi ci aggrappo, stringendola forte e finalmente riesco a muovere qualche passo. Camminiamo fino ad un piccolo bar, abbastanza elegante, con gli interni color crema, i divanetti di pelle scura lungo tutte la pareti e dei tavolini rotondi intorno ai quali sono sedute varie persone, per lo più gruppetti di signore sulla cinquantina andante.
-Ma guarda un po' chi si rivede! Mr. Suzuki!- lo saluta il barista da dietro il bancone.
-Mao! Quanto tempo!- gli risponde con un sorriso.
-Oh, ma chi è questa piccolina che ti accompagna?- chiede sorridendomi. Delle piccole rughette gli si formano intorno agli occhi. È uno dei tanti vecchietti dolci che popolano il Giappone.
-Lui? Oh, è un mio amico.- risponde rilassato, marcando per bene la parola "lui". Uno sguardo accigliato alle mie scarpe, com'era previsto, e un altro sorrisino tirato.
-Che cosa prendete?-
-Due cappuccini e due brioches.- sceglie Suzuki senza interpellarmi. Oh, non importa...
-Colazione all'italiana, eh?- ridacchia il vecchio.
-Già, dovrò abituarmici...- sospira Suzuki. Che cosa intende dire?
Ci sediamo in un angolo, vicino ad una delle colonne che tiene in piedi il locale, e dopo poco arrivano le nostre ordinazioni. Mangio in silenzio, non sapendo cosa dire. Non ci siamo mai ritrovati da soli in pubblico, non so come comportarmi.
-Quando sono presenti altre persone hai il permesso di chiamarmi Mr. Suzuki o solo Suzuki, se proprio dovesse suonare strano. Da soli, io rimango sempre il tuo padrone.- sussurra tra un morso e l'altro. Annuisco.
-Taka...hai della marmellata sul naso...- mi avverte, questa volta a voce più alta, scoppiando a ridere. Prende un fazzolettino di carta e mi pulisce, facendomi arrossire. La gente mi prenderà per un idiota...
-G-grazie...- balbetto.
-Ma guarda qua! Hai la maglia piena di briciole! Sei proprio un disastro...- continua a ridere, spazzolandomi con le mani. Io non lo trovo affatto divertente, mi sta facendo fare una figuraccia, ma tant'è...
Mi guardo un po' in giro: nessuna faccia pietosa o accigliata, solo tanti visi inteneriti.
-Che carini...- sento bisbigliare.
Mi stringo nelle spalle cercando di nascondere le guance in fiamme.
-Su, non c'è bisogno di vergognarsi Taka-chan!- esclama dandomi un buffetto sul naso.
"Sì, invece..." penso, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi maliziosi per non arrossire ancora di più.
Finiamo di fare colazione e, seppure in silenzio, tutta l'attenzione non accenna a distogliersi da noi. Ci alziamo per andarcene, non senza prima salutare Mao. Passo accanto ad un paio di tavoli nell'uscire dal bar e una delle ragazze sedute sussurra alla sua amica:
-Speravo in un bacio...-
-Anche io...che peccato. Hai visto come lo guardava il biondo?-
-Sì, se lo stava mangiando gli occhi!-
Che cosa?! Loro non avranno mica pensato che noi due...?!
Elaboro solo qualche minuto dopo, già seduto in macchina, la seconda parte della conversazione. Veramente Suzuki mi guarda in "quel" modo? Ne dubito altamente. Mi considera alla pari di un giocattolino, un oggetto senza sentimenti con cui divertirsi.
Ci fermiamo per la seconda volta, questa volta davanti ad grande un centro commerciale.
-Che ci facciamo qui?- chiedo incuriosito saltando sul marciapiede.
-Shopping!- esclama cingendomi i fianchi. Lo guardo stranito, alzando gli occhiali da sole per bloccarmi i capelli.
-Non mi dire che non ti piace...- dice accarezzandomi distrattamente una guancia con il dorso delle dita.
-No, no...anzi!- lo rassicuro.
-Benissimo! Allora andiamo!- mi spinge verso l'entrata.
Giriamo per i vari negozi fino all'una di pomeriggio. Fuori dall'ufficio, Suzuki è una persona piacevole, tutto il contrario del manipolatore in giacca e cravatta. È il classico ragazzo perfetto, quello bellissimo e gentiluomo con cui tutte vogliono uscire. Ride, scherza, gioca e si diverte, facendo divertire anche me. Porta lui tutte le buste, rifiutandosi di "farmi sostenere un tale peso", come dice lui.
-Sono solo un paio di magliette, posso farcela!- mi ero lamentato.
-Sh, non si discute! Hai già la borsetta.- mi aveva zittito con un dito sulle labbra.
Tiro fuori il borsellino per pagare gli ultimi acquisti, ma Suzuki me lo impedisce un'altra volta, buttandosi fra me e la cassiera con la carta di credito in mano.
-Ma padr-....ehm...Suzuki, hai già pagato tu prima!- esclamo correggendomi all'ultimo secondo. È stranissimo potergli dare del tu.
-E pagherò anche ora! Su, su, vai ad aspettarmi fuori!-
-Ma io...-
-Sloggiare!- mi da una leggera pacca sul sedere. Sussulto arrossendo di colpo e trotterello in tutta fretta fuori dal negozio. Non può fare una cosa del genere in pubblico! È...è...è volgare! Quel che è successo ieri notte mi passa davanti agli occhi, un susseguirsi di immagini a dir poco raccapriccianti, ma che mi fanno sorridere come un idiota. Perchè? Non lo so.
-Ehi, che hai da ridere tanto?- chiede Suzuki raggiungendomi nella "hall".
-Niente, niente...- borbotto. Noto che tiene in mano due sacchetti invece che uno.
-Cosa c'è lì?- domando indicando "le compere misteriose".
-Una sorpresina.- ridacchia furbo nascondendo il tutto dietro la schiena. Ora sì che sono preoccupato.
-Hai fame?- mi stringe le spalle con fare protettivo.
-Un po'.-
-Andiamo a mangiare qualcosa, mhm?- sorride.
Mi porta in un ristorantino non troppo impegnativo anche se molto carino, sembra essere uscito da una fiaba. Personalmente, lo trovo anche romantico. Ci danno un tavolo all'esterno, circondato da graziosi cespugli di rose bianche. Una cameriera con una candida divisa e un sorriso smagliante prende le nostre ordinazioni.
-Kampai!- ride Suzuki alzando il bicchiere di vino rosso verso di me. Rispondo allo stesso modo.
-Guarda che dolci...- sussurra una signora a suo marito, seduta dietro di lui. Sì, posso dirlo. Questa è una scena davvero dolce.
Mangiamo insieme, per una volta, e la cosa non mi dispiace. Anche qui Suzuki si rivela essere uno che ci sa fare. Mi versa il vino, quando torno dal bagno si alza per spostarmi la sedia, mi ascolta e ride educatamente ad ogni mio intento di battuta. A dir poco adorabile. Finito di pranzare, torniamo alla macchina. Faccio per aprire la porta, Suzuki che ancora indugia sul marciapiede.
-Mh....Taka? Ti va di andare a fare una passeggiata? Non mi va di tornare già a casa.- mi chiede guardando per terra, dondolandosi da un piede all'altro.
-Ehm....ok.- acconsento alzando le spalle indifferente.
Ci dirigiamo verso un parco tradizionale di ciliegi in fiore.
-Wow...che bello!- esclamo estasiato con il naso per aria. Approfittando della mia distrazione, mi afferra la mano e si avvicina di più a me. Sposto lo sguardo sulle nostre dita intrecciate, le guance che si tingono di rosso. Mi alza il mento con l'indice e mi posa un bacio leggero e asciutto sulle labbra. Faccio un salto reprimendo uno strillo.
-Ma...che ho fatto?- chiede offeso.
-N-non davanti a tutti, la prego. Se dovesse vederci qualcuno?-
-Non me ne fregherebbe niente. Se ho voglia di baciarti lo faccio e basta. - annuisce convinto, continuando a stringermi la mano. Rimango basito dalle sue parole.
Riprende a camminare in silenzio, trascinandomi fra gli alberi, io che fatico a stargli dietro per via dei tacchi.
-Suzuki....SUZUKI!- lo richiamo fermandomi di colpo.
-Che c'è?!- chiede esasperato. Faccio qualche passo verso di lui, mi alzo sulle punte dei piedi, appoggio le mani sul suo petto e gli do un lungo bacio.
-Neanche a me interessa se la gente ci vede.- sussurro contro sue labbra. Le sue sopracciglia di addolciscono in una curva gentile, i palmi vanno a posarsi sulle tasche posteriori dei miei jeans. Non può proprio farne a meno, eh?
Si guarda in giro e, non appena passa una madre con due bambini, si abbassa a baciarmi nuovamente. Conclude lo spettacolo prendendomi il labbro inferiore fra i denti a tirandolo. Mi metto a ridere scuotendo leggermente la testa. Che scemo...
La giovane mamma si affretta a superarci, coprendo gli occhi ai figli, provocando una fragorosa risata di Suzuki.
-Torniamo a casa a prepararci?- propone asciugandosi le lacrime.
Annuisco. Mi piace il fatto che mi chieda sempre cosa mi va di fare: potrebbe tranquillamente obbligarmi a seguirlo ovunque lui voglia.
Faccio a malapena in tempo a chiudere la porta di casa che Suzuki mi è già addosso.
-P-padrone?- chiedo, schiacciato contro la parete.
-Sta zitto.- dice semplicemente, sbacciuchiandomi disordinatamente il collo.
-Ma non dovevamo andare a prepararci?- chiedo dopo un po' annoiato.
-Ho detto "Sta zitto", Taka.- ripete, questa volta tappandomi la bocca con la sua. Fa qualche passo indietro, senza mollarmi neanche per un secondo, e poi ancora un paio. Cadiamo pesantemente sul divanetto del salotto. Suzuki mi sovrasta e infila una mano sotto la maglia, il pollice dell'altra sul mio mento per obbligarmi ad aprire la bocca. Si sporge verso le mie labbra e io gli vado incontro, intrecciando le dita nelle ciocche che gli scendono sulla nuca. Non è un bacio romantico, affatto, anche se potrebbe sembrarlo. È semplicemente famelico, carico di desiderio, un tango sensuale di cui la mia lingua conosce già i passi. Suzuki si unisce alla coreografia, coordinando i suoi movimenti con i miei. Lascio che stupri le mie labbra cariche di rossetto a morsi, che esplori ogni angolo più anfratto della mia bocca. Si lascia scappare un grugnito soffocato, spostando sempre più in basso le mani, fino alle natiche, dove conficca con forza le unghie. Mi stacco giusto un secondo per gemere, prima che lui si avventi di nuovo su di me. Uno dei due palmi abbandona il mio lato b per andare a slacciarmi l'unico bottone che mi chiude i pantaloni. E poi, niente. Semplicemente si rialza in piedi, sistemandosi la maniche della camicia scese per metà.
-M-ma...- mi alzo sui gomiti.
-Dovevamo andare a prepararci, no? Muoviti, altrimenti arriviamo in ritardo. Ti aspetto di sopra.- ridacchia facendomi l'occhiolino.
"Kami-sama, quanto lo odio quando fa così..." sospiro fra me e me rivestendomi. Salgo nella nostra camera, dove Suzuki si sta già vestendo per la festa di Takashima. Indossa una camicia di seta rossa scura, dei pantaloni neri, tenuti su da un bel cinturone con una grossa fibbia argento (posso immaginare cosa ci fa con quella cintura....sembra essere molto pesante), un paio di scarpe a punta, nere anch'esse, e un mantello viola con l'interno rifoderato di altra seta rossa.
-Oh, eccoti!- esclama vedendomi entrare, impegnato ad allacciarsi un nastro nero intorno al collo. All'ennesimo fiocco che si disfa da solo, vado da lui e lo prendo per il colletto. Glielo rifaccio velocemente, un altro veloce bacino sulla punta del naso e vado a sedermi sul letto, in attesa di ricevere i miei vestiti. Perchè so che non potrò sceglierli.
-Tieni! Io vado a truccarmi e pettinarmi di là. Dopo passa a farti ammirare.- dice lanciandomi il sacchettino misterioso che tanto mi aveva fatto tribolare quest'oggi. Sapevo che era per me, ci avrei scommesso. Lo svuoto sul letto, è tutto nero e rosso. Sembra che Suzuki abbia abbinato il mio outfit al suo...
Mi vesto in fretta e vado a specchiarmi. Il vestito lungo, attilato e rosso fuoco che ha scelto è davvero bello! Segue le forme del corpo gentilmente, fasciandole, la schiena lasciata nuda, la stoffa che va a ricongiungersi poco sotto le fossette di Venere, chiudendosi con qualche centimetro di corsetto. Sarebbe anche di classe, se non fosse per lo scandaloso spacco laterale che arriva fino all'attaccatura della coscia, messa in risalto dalle calze a rete e un bel paio di volgarissimi reggicalze in pizzo rosso, coordinati alla biancheria intima, che Suzuki si è preoccupato di comprarmi. Ovviamente sono costretto ad indossare i soliti tacchi a spillo in vernice. Sarà difficile ballare stasera...
Faccio per andare verso il bagno, sperando di trovarlo libero, e vado a scontrarmi proprio contro Suzuki.
-Oh Taka! Fatti guardare...- mi tiene le spalle.
-Magnifico, come sempre d'altronde.- mormora dopo avermi fatto l'ennesima radiografia. Lo osservo per bene anche io. Ha tirato indietro i capelli con il gel, un'unica ciocca sexy che gli ricade al centro della fronte. Un look da infarto. Si è addirittura truccato, ha appensantito le occhiaie, aggiunto del sangue finto al lato delle labbra e sul collo e schiarito la pelle. Quando mi sorride noto che ha addirittura messo i canini finti! Posso dire di sapere da cosa si è travestito senz'altro. Wow, sarò accompagnato da un bel vampiro tenebroso...
-Che ci fai ancora qui? Non c'è bisogno di fissarmi! Avrai tutto il tempo di esaminarmi per bene stasera...vai!- ridacchia imboccando le scale.
Mi chiudo nel bagno, mi trucco anche io e lego i capelli in uno chignon laterale disordinato. Nonostante la mise imbarazzante, mi piaccio!
Lo raggiungo di sotto, camminando sicuro sui miei tacchi vertiginosi.
-Chiudi gli occhi.- sussurra sorridente. Qualcosa di morbido mi si posa intorno al collo e qualcos'altro viene pinzato al mio chignon. Mi guardo nello specchio all'entrata: un lungo boa di piume nere mi scende lungo i fianchi ed un fermaglio di piume e pietre luccicanti mi adorna i capelli.
-Okay, ora possiamo andare!- esclama Suzuki porgendomi la mano. Riprendiamo la macchina e, durante il lungo viaggio, oso domandare:
-Scusi...potrei sapere da cosa dovrei essere travestito io?-
-Ma da donna, ovviamente!- scoppia a ridere da solo. Io non lo trovo divertente. Affatto.
-Ehi, non ti offendere! Sei la mia dama, ok? Non una donna qualsiasi.- cerca di consolarmi vedendo la mia faccia imbronciata. Le cose non migliorano, ma evito di lamentarmi. Non si sa mai.
-Ecco siamo arrivati...- mormora guardando fuori dal finestrino. Altro ereditiero, altra villa, ovviamente. Un'enorme casa in marmo bianco torreggia al centro di un giardino rigoglioso, un cancello dorato a dividerla dalla strada. Un uomo inguainato in un completo blu scuro ci si avvicina, una cartelletta in una mano, l'altra ad accendere e spegnere l'auricolare.
-Nomi?- chiede semplicemente.
-Mr. Suzuki e la mia accompagnatrice.-
-Prego entrate. Mi avevano avvertito della vostra presenza. Il signor Takashima vi sta aspettando all'entrata.-
-La mia accompagnatrice?- domando guardandolo storto, una volta lontano da orecchie indiscrete.
-Potevo portare solo una donna con me. Quindi tu te ne starai zitto e buono. Cerca di non farti scoprire.-
-E se qualcuno prova a parlarmi?-
-Difficilmente rimarrai da solo, ti sarò sempre accanto. Ma nel caso in cui dovesse succedere fai finta di non capire il giapponese. Ti lasceranno stare.-
Annuisco sospirando. Speriamo che non succeda nulla di brutto...
-Suzuki-chan!- esclama Takashima correndoci incontro. Come al solito, stritola Suzuki in un abbraccio spezza-costole.
-"Suzuki-chan"?! Kouyou!- esclama inorridito cercando di levarselo di dosso.
-Alla fine sei venuto! Oh, sono così contento! E hai portato anche Takanori.-
-Già, lei è la mia dama.- lo fulmina con lo sguardo.
-Sì, sì, ho capito.- agita una mano noncurante e si avvicina a me aggiungendo a voce più bassa:
-Stai davvero bene vestito così...-
-E-ehm...grazie...- sussurro, un'altra occhiataccia di Suzuki mi trafigge. Mi trascina dietro il primo muro che trova.
-Che cosa ti avevo detto?! Siamo entrati da due minuti e hai già infranto l'unica regola che ti avevo prefissato! NON PARLARE! Non mi sembra così difficile!- sibila con il viso a due centimetri dal mio.
-Ma...Takashima sa chi sono. Non c'è bisogno che mi nasconda da lui.- cerco di giustificarmi.
-Ho detto "nessuno"! E "nessuno" comprende anche Takashima! Non me ne frega niente se ti conosce già, tu con lui non ci devi parlare! Hai capito?-
-Padrone...non mi dica che è....geloso?- balbetto.
-Io? Geloso? Pff. Perchè dovrei?- sbotta arrossendo di colpo, per poi ricomporsi e ordinare duro:
-Ora torniamo di là. Non voglio sentirti pronunciare neanche una parola, se non te lo dico io.-
Respira profondamente e indossa uno dei suoi falsi sorrisi perfetti.
-Andiamo a prendere qualcosa da bere...-
Mi porge una flute di champagne frizzante e un piatto con qualche stuzzichino. Ci mettiamo un po' in disparte a bere, osservando le altre coppie. Alcuni si scatenano sulla pista ballo, altri rimangono a fare da tappezzeria come noi, altri ancora, nascosti da vasi di piante sparsi in giro per la sala, preferiscono "divertirsi" in privato. Takashima ci intercetta e torna da noi.
-Che ne pensate? Non male eh?- domanda orgoglioso.
-Sì, bella festa...- borbotta Suzuki, ben più interessato a fissare il suo bicchiere ormai vuoto.
-Su, non state qui appiccicati al muro. Voglio vedervi ballare! Forza forza forza!- esclama spingendoci al centro della sala.
-Cos-...ma io non...- cerca di lamentarsi Suzuki, ma è troppo tardi. La musica da discoteca sfuma e viene sostiuita da un valzer.
-Ehm...balliamo?- mi chiede imbarazzato. Già, imbarazzato! Non credevo che un ballo potesse mettere in difficoltà un uomo come Suzuki.
Intreccio le dita dietro la sua nuca, le sue mani sui miei fianchi, e ondeggiamo lentamente a ritmo. L'orlo del vestito fruscia contro il pavimento lucido. Non parliamo, io non ne ho il permesso, ci guardiamo negli occhi. Lo trovo un momento molto intenso, sembra quasi che le nostre iridi comunichino fra loro senza dire neanche una parola.
Apro la bocca per dire qualcosa, ma la richiudo subito mordendomi il labbro. Suzuki appoggia la testa sulla mia spalla.
-Dimmi...- sussurra.
-Potremmo fare una pausa, per favore?- chiedo. Le gambe mi fanno malissimo, quei tacchi mi stanno uccidendo.
-D'accordo...andiamo là.- acconsente indicando una poltroncina. Mi fa sedere e si accoccola sul bracciolo, un braccio intorno alle mie spalle per non finire a gambe all'aria.
-Ti stai divertendo?- mi chiede. Alzo le spalle. Non più di tanto, ma non mi dispiace stare qui, almeno vedo un po' di gente. Si china verso il mio orecchio.
-Anche io mi sto annoiando...che ne dici se andiamo a "giocare" un po' io e te da soli?- mormora roco mordendomi il lobo. Sento il calore salirmi alle gote.
-Dai, vieni...- mi prende la mano e mi riporta nel corridoio deserto dove mi aveva sgridato.
-Padrone...io non credo che dovremmo...potrebbe passare qualcuno da un momento all'altro!- borbotto tenendolo lontano con entrambe le mani.
-Mhm...solo due minuti...non passerà nessuno, stanno tutti ballando!- miagola cominciando a lasciarmi una serie di baci umidi lungo tutta la mascella.
-La prego...- mi lamento, ma lui mi tappa la bocca con la mano.
-Non costringermi a zittirti in questo modo...lo sai che mi piace sentirti gemere.- ansima contro il mio collo, mordendolo con i canini finti.
-Ah!- mugolo. Fa male, cavolo!
Si struscia contro di me, spalmandomi letteralmente sul muro, io che mi sciolgo ad ogni bacio.
-Sembra che ti piaccia, eh piccola?- mormora, la mia fronte appoggiata sul suo petto mentre cerco di non sfracellarmi a terra.
-Rispondimi: ti piace se faccio così?- chiede prendendomi il viso in una mano e stringendomi le guance, la sua coscia che preme fra le mie.
-Sì...- sussuro.
-E così?- mi costringe ad alzare la testa e mi lecca il collo con la punta della lingua.
-Oh, sì...- ansimo socchiudendo gli occhi. Mi aggrappo alla sua camicia e la stringo, sentendo il piacere crescere e soggiogarmi. Poi, di colpo, tutte queste belle sensazioni spariscono come una nuvola di fumo durante una giornata ventosa.
-Thò, hanno messo un altro lento. Andiamo a ballare!- mi fa segno con un dito di seguirlo. Io rimango ancora qualche secondo appoggiato contro la parete, respirando affannosamente, insoddisfatto come sempre. Non capisco perchè lo fa...si diverte a stuzzicarmi fino al limite e poi mi lascia lì, da solo, incompleto. Torno nella sala principale tremando leggermente. Spero solo che non si veda il rigonfiamento sotto al vestito...
La festa procede tranquilla, balliamo e beviamo ancora un po', Suzuki che con qualche fugace tocco di tanto in tanto riesce a non far spegnere il mio ardore. Festeggiamo Takashima, e dopo un pezzo di torta e un'altro bicchiere di vino, rimontiamo in macchina per tornare a casa. Dopotutto si sta facendo tardi e domani abbiamo il doppio del lavoro da fare.
Neanche il tempo di entrare che le sue mani sono di nuovo sul mio corpo. Ancora? Non ci esco più con lui se ogni volta che torniamo a casa non può fare a meno di toccarmi.
Mi prende da dietro, quasi mozzandomi il respiro, e lascia scorrere le labbra sulla mia nuca, opportunamente scoperta dai capelli. I canini di plastica affondano un'altra volta nel mio collo procurandomi un piacevole dolore che mi fa ansimare.
-Sei delizioso...- geme, premendosi ancor di più contro di me. Mi morde il lobo e scende con la lingua lungo il collo, fino alle clavicole dove si ferma. Mi gira e prende a tirarmi le labbra con i denti, le succhia fino a farle diventare gonfie, le nostre lingue che si scontrano circondate di sospiri. Si ferma di colpo, continuando però a tenermi il volto fra le mani.
-Vada avanti, la prego...- mormoro.
-Non qui...vieni con me.- e mi prende in braccio. Mi porta in camera da letto tenendomi come una principessa e, arrivati lì, mi butta sul letto, sedendosi subito a cavalcioni su di me.
-Non sai quanto ho desiderato strapparti questo vestito di dosso...- dice in tono roco, slacciando lentamente la zip laterale che mi chiude il tubino. La stoffa scorre leggera e liscia lungo le mie gambe, e io mi ritrovo ben presto completamente nudo, il mio Mr. Suzuki ancora da spogliare. Allungo le mani per togliere tutti quegli abiti superflui dal suo fisico statuario ma me lo impedisce. Preferisce spogliarsi da solo, una sorta di strip-tease esclusiva. Mi lecco le labbra per assaporarlo ancora un po' per poi mordermele voglioso. Dio, è uno spettacolo da infarto! Mi raggiunge fra i cuscini, le dita affusolate che continuano a toccarmi le braccia e le gambe, che vengono divaricate dolcemente.
-Succhia...- sussurra porgendomi due dita. E così faccio. Schiudo le labbra carnose, le prendo in bocca e mi impegno a leccarle a dovere, guardandolo negli occhi con fare provocante. Una volta ben lubrificate, le avvicina alla mia apertura. Faccio un respiro profondo, preparandomi al peggio. Ho paura che mi faccia male, rude com'è durante i nostri momenti piccanti. Mi afferra con forza la vita per tenermi fermo, aprendomi di più le gambe.
-Sei pronto?-
-Sì...- mormoro.
Il primo dito viola la mia intimità e un sonoro gemito, un po' di dolore, un po' per il piacere, mi abbandona. Un'altro sospiro di Suzuki e anche il secondo dito penetra nelle mie carni. Comincia a muoverle, sforbicia, entra ed esce, cercando di baciarmi le labbra spalancate da cui fuoriescono notevoli ansiti. Riuscirebbe a farmi venire anche ora, se solo continuasse per un po'.
-Vada avanti...- ripeto, ormai al limite. Voglio essere soddisfatto, ora.
-Dillo.-
Lo guardo confuso, continuando a respirare affannosamente.
-Dillo. Urla che mi vuoi.- e di nuovo quel suo sguardo intenso.
-Io...la voglio. La desidero più di ogni altra cosa.- cerco di dire.
-Ancora. Ripetilo ancora.- geme continuando a muoversi dentro e fuori da me con i polpastrelli.
-La voglio!- ansimo con più entusiasmo.
-Più forte!- mormora mordendomi una spalla.
-LA VOGLIO!- strillo buttando all'indietro la testa.
-Così mi piaci...- sorride, lasciandomi andare e trascinandomi giù dal letto.
-Appoggiati con le mani qui.- ordina indicando il bordo del letto opposto alla testata. Lo faccio. Mi prende i fianchi, le sue mani possenti aderiscono perfettamente alla mia pelle, quasi fossero state scolpite per essere poggiate lì.
-Mi faccia suo...- boccheggio senza fiato. Entra in me, lentamente, centimetro dopo centimetro. Mi sento pieno, completo e beato, come se avessi raggiunto per un secondo il paradiso. E invece, ad ogni spinta, sprofondo sempre più giù, crogiolandomi in questa lussuria così sbagliata eppure così goduriosa. Cerco di andargli incontro, mi spingo di più contro il suo corpo, inarcando la schiena. I nostri sospiri si trasformano in gemiti più consistenti che vengono presto coperti dalle mie urla di piacere. Il letto sbatte contro la parete cigolando. Suzuki aumenta l'intesità e la forza delle spinte, facendo schioccare rumorosamente le sue cosce contro le mie. Colpisce la mia prostata ripetutamente, le gambe mi tremano e i brividi mi scuotono. Si ferma completamente dentro di me e si allunga ad accarezzarmi lo stomaco, dondolando dolcemente. Stringo di più il bordo in ferro del letto fino a farmi venire le nocche bianche. Mi graffia la schiena con le unghie, altri fremiti mi attraversano.
-Non venire...- mi sussurra, sentendomi irrigidire. Cerco di pensare ad altro, non riuscendoci, ma mi trattengo. Una sua mano si insinua fra le mie gambe e mi afferra il membro. Tiro su la testa di scatto, precedentemente abbassata per riprendere fiato, spalancando occhi e bocca.
-N-non mi tocchi...- balbetto.
-Stai forse cercando di "lamentarti"?- chiede allusivo lui continuando a masturbarmi.
-N-no...Ah!- sospiro quando aumenta la velocità. Stringo i denti, contraendo tutti i muscoli, l'orgasmo di Suzuki che si riversa in me.
-Oh p-padrone!- strillo sporcando la mano di Suzuki e il pavimento con il mio seme.
Cado in ginocchio senza forze, continuando a tenermi aggrappato al letto. Suzuki mi raggiunge per terra abbracciandomi.
-Sei stato perfetto...- sussurra baciandomi la guancia. Mi butto fra le sue braccia, lasciando che mi culli come un bambino.
-Ti ho fatto male?- mi chiede accarezzandomi i capelli.
-No...non molto.- mi corrego.
-Scusa...- mormora alzandosi in piedi.
-Sono le due. Andiamo a dormire, se no chi si sveglia più domani mattina!-
Ridacchio e lo raggiungo sotto le coperte.
-Notte notte, Taka-chan.- canticchia accogliendomi contro di lui.
Non rispondo, già immerso in un sonno profondo.
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oh, my master...
FanfictionAttenzione: questa storia contiene scene di sesso gay...se non vi garba il genere, sloggiare! "-Inginocchiati per terra.- mi ordina mettendo i piedi sulla scrivania. Obbedisco. -Ora mettiti a quattro zampe....e prendi la lettera in bocca.- continua...