My gentle and a little bit possessive master...ehm maybe

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-Takanori...Suzuki ti cercava.- esorta Hyori entrando in cucina.

-Uh? Che vuole?- chiedo immerso fino agli avambracci nell'acqua schiumosa.

-Non saprei di preciso...l'ho visto vagare per i corridoi e gli ho chiesto che stava facendo. Mi ha detto che ha qualcosa di importante da comunicarti. Probabilmente ora sarà nel suo ufficio.-

Guardo di traverso Irine.

-Non ti preoccupare, vai pure. Finisco io.- sorride con un cenno. Mi asciugo le mani in uno straccio, abbasso le maniche della camicia e corro subito da Suzuki riallacciandomi i primi bottoni della camicia. Tutto preso a litigare con l'ultimo bottone, quello giusto sotto il nodo della cravatta, non guardo dove metto i piedi, sbattendo in pieno contro il suo petto.

-Oh! Taka-chan! Ti ho cercato ovunque!- esclama prendendomi al volo.

-Mi dispiace, stavo lavando i piatti con Irine.- mi scuso chinando la testa. Dopo l'ultima tortura mi guardo bene dal farlo innervosire, non vorrei incombere in una nuova punizione. Ma oggi il mio padrone sembra particolarmente allegro.

-Non importa...vieni con me, devo dirti una cosa.- sorride pattandomi sul capo.

-Devo preoccuparmi?- chiedo con una mezza risata, prendendogli la mano.

-Nah, ti piacerà!-

Saliamo le scale in silenzio, rintanandoci nel suo ufficio, sulla solita sedia, io accoccolato sulle sue gambe.

-Allora...come forse già sai questo è un periodo alquanto "fertile" per gli affari, il che comporta una miriade di appuntamenti, riunioni, clienti, sopratutto all'estero. Sai questo cosa significa?- spiega giocherellando con le punte arricciate dei miei capelli. Scuoto la testa accarezzandogli la nuca. Adoro ascoltarlo parlare, con quella sua voce profonda e calma, posso approfittarne per perdermi nei suoi occhi color sottobosco e fissare le sue labbra piegarsi e schiudersi per mostrare i due incisivi leggermente sporgenti, bianchi e lucidi.

-Viaggi! Tantissimi viaggi! Io non amo spostarmi dal Giappone, ma qualche volta posso fare un'eccezione. Sopratutto se tu vieni con me.- ridacchia dandomi un buffetto sulla punta del naso.

Spalanco la bocca con gli occhi che brillano. Un viaggio!

-Quando si parte?- chiedo eccitatissimo.

-Vedo che l'idea ti garba! Si va in Italia bambina, a Roma.- una veloce occhiata all'orologio da polso – E dovremmo sbrigarci, tra tre ore dobbiamo trovarci in aereoporto.-

Mi fa smontare con una pacca sul sedere, alzandosi subito dopo ed agguantandomi per i fianchi.

-Andiamo a preparare le valigie.- esclama, lasciando scivolare la mano un po' più in basso. Non cambierà mai. Andiamo in camera da letto, dove Suzuki prende due valigie da sopra l'armadio e le poggia sul letto entrambe aperte.

-Io ti passo i vestiti, tu li pieghi e li metti via, ok?-

Annuisco, scrocchiando le dita. Piego camicie, giacche, pantaloni, qualche jeans, altri abiti dalle dubbie forme e colori come una macchina, impilandoli ordinatamente e poi bloccandoli con gli elastici.

-Vai a prendere le trousse in bagno, ti aspetto qui.- mi ordina ricontrollando velocemente i bagagli. Prendo le due pochette, ne riempio una con i miei trucchi, le mie creme, spazzolini e dentrificio, e l'altra con il dopobarba, il profumo, il gel e la schiuma da barba di Suzuki. Prendo un paio di spazzole per capelli al volo e torno di là. Ficco anche quelle in borsa, vicino alle scarpe, prese e scelte da Suzuki. Mi da il permesso di cambiarmi, vista la temperatura non proprio altissima, dandomi un paio di skinny blu scuri a vita alta, degli stivaletti alla caviglia, un maglioncino a V nero molto scollato da infilare nei pantaloni e la mia solita giacca doppio petto in feltro. Come al solito, mette in risalto la mia virilità con una classe innata. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 15, 2016 ⏰

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