Quando il mondo crolló

Capitolo 5

Ci disse che se tutto andava bene, con qualche giorno di riabilitazione sarei uscito tranquillamente. Quindi una notizia buona dietro l'altra, uscito da quell'inferno, potevo andare ad aiutare Martina a sistemare casa. Decisi di andare un po' prima, in modo da finire entro una giornata. Peccato che non si rivelò una buona idea, perché trovai Martina completamente stampata sulle labbra di un ragazzo. E per di più questo ragazzo le stringeva il culo così forte che sembrava la dovesse tirare su. Ero in moto, ma neanche mi fermai, se solo mi fossi fermato dio mio cosa avrei potuto combinare. Martina se ne accorse di me, perché dal finestrino vidi che si girò, riconobbe la moto e si mise le mani nei capelli. Tornai a casa non subito, cercai di sfogarmi un po' andando in moto, poi raggiunsi il mio gruppo, ma si vedeva troppo che ero agitato come mai. Ero una bomba pronta a scoppiare, e l'unica cosa che quei due non dovevano fare, l'avevano fatta. Mi vennero a cercare un città, non so cosa volessero dirmi, ma quando li vidi, non ragionai più. Mi tennero fermo, perché comunque avevo raccontato a qualcuno quello che era successo, ma più mi tenevano fermo e più mi incazzavo sempre più. Le prime parole di martina furono: "non è come pensi..." Ci fu attimo di silenzio, seguito dalla mia risposta: "vattene". "Amore seriamente non è..." Non fini manco la frase, che partii io ad urlare a squarcia gola dicendogli: "Amore? Hai ancora il coraggio di chiamarmi Amore?! Dopo che mi hai tradito davanti ai miei occhi, dopo quello che mi hai detto qualche giorno fa in ospedale, vuoi anche chiamarmi Amore?! Vattene e porta il tuo amichetto via con te, prima che non meni entrambi!". Si stupirono tutti di quella frase. Io non avevo mai menato una ragazza, ne avevo mai pensato di farlo, ne lo avevo detto persino per scherzo. In quel momento, ero così furioso che tutte le mie regole si erano oscurate. Ma naturalmente la stupidità umana non finiva mai...