CAPITOLO TRE Jasmine

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Sistemo bene lo zaino in spalla mentre vengo sorpassata da un ragazzo all'apparenza alto un metro e 95 centimetri che si fa largo tra tutti gli altri ragazzi, che maleducazione nemmeno impegnarsi a chiedere un semplice permesso come siamo arrivati a questo punto? Alzo le spalle cercando di non farci caso, anche perchè non avevo la minima idea di chi fosse e sarebbe stato inutile creare dei drammi per uno stupido ragazzino maleducato quindi decido di raggiungere Michelle andata avanti prima di me mentre ero al telefono con Vicky. Non ci metto molto a trovarla ma dato che ha imparato a conoscermi dal primo sguardo del 28 agosto riesce a capire che sono turbata e non ci mette molto a fare la fatidica domanda: "Tutto ok Jas? Sei strana, o meglio il tuo viso ha un'espressione strana"

"Sta tranquilla Michy tutto ok solo che mi sono soffermata ad osservare un ragazzo un tantino maleducato tra la folla di studenti all'ingresso ma sto bene, davvero" Michelle annuisce capendo il mio disagio ed entrambe guardando l'orologio che segna ormai le ore  8 e 50 minuti decidiamo di avviarci in aula magna per il discorso di inizio anno. L'aula era a dir poco immensa, troviamo senza problemi due posti, sistemiamo le nostre cose e ci sediamo senza alcun dilemma, iniziamo a parlare con calma e nel frattempo veniamo raggiunte da altri studenti che come noi devono intraprendere l'avventura del primo anno universitario, uno di loro in particolare però attira la mia attenzione e lo scorgo nel resto della folla cercando di ricordarmi dove lo avessi già visto. Ma certo! Era il ragazzo che avevo notato all'ingresso dell'Università! Finalmente dopo una piccola frazione di secondo riesco a vederlo in faccia e ne rimango ipnotizzata, lineamenti a dir poco perfetti, delle labbra simmetriche che sembrano disegnate, e dei capelli castano chiaro perfettamente ordinati. Resto immobile a fissarlo come se fossi una completa mongoloide, e a riportarmi alla realtà è Michy che mi tocca la spalla ridendo: "Ehilaà terra chiama Jasmine Marles sei ancora tra noi o stai ancora osservando quel ragazzo super carino, e devo dire sexy, che è appena entrato?" Senza pensarci due volte mi giro di scatto verso la mia amica che non smette di ridacchiare e per l'imbarazzo che sto provando vorrei tanto sprofondare in un buco nero senza fine. "Sei tutta rossa lo sai vero?" annuisco chiudendo gli occhi cercando di ritrovare un secondo di stabilità, mi capitava spesso di arrossire e di diventare una sottospecie di peperone davanti a tutti, anche per una situazione di poco conto ed ogni volta era uno strazio.

Quando ero piccola nel periodo delle scuole elementari per recitare una poesia a memoria la mia era una lotta contro gli occhi di tutti che avevo addosso, in più dovevo non solo combattere con me stessa per l'ansia che provavo, ma anche contro la maggior parte di compagni che avevo contro, oltre a qualche mia compagna che continuava a darmi supporto c'era anche il mio vecchio migliore amico. Ricordo poco di lui siccome ci siamo fatti compagnia solo per cinque anni, si chiamava Lucas, ma ci siamo separati all'inizio delle medie poichè lui si è trasferito in un'altra città per ragioni di lavoro di suo padre. Era uno dei pochi su cui potevo contare, era poco più alto di me, occhiali rettangolari azzurri e mi augurava sempre un imbocca al lupo nelle interrogazioni. Dall'ultimo giorno delle elementari non ho più avuto notizie di lui eppure di tanto in tanto continua a tornarmi in mente senza alcuna ragione. Ho provato a cercarlo su tutti i social, ma non ricordando il cognome è davvero difficile così ho lasciato perdere.

Mentre ero spersa nei miei vecchi ricordi il discorso di inizio anno era finito ma anche non avendo ascoltato più di tanto non me ne faccio un problema siccome non gli attribuivo poi così tanta importanza, saluto quindi la mia coinquilina con la promessa che ci saremmo viste poi in pausa pranzo e inizio a cercare la mia aula per la prima lezione di biologia e genetica.

Attraverso il corridoio con le mie gambe che non smettono di tremare, e cerco di focalizzarmi su qualcos'altro come qualche cagnolino o non so i miei libri, insomma ogni cosa mi sarebbe andata a genio pur di scacciare il pensiero di dover entrare in un'altra aula. Cammino a testa china e senza rendermene conto in meno di due minuti sono a terra con una grossa mano porsa davanti i miei occhi da un volto fin troppo familiare e non mi basta molto per inserire questo giorno tra i peggiori di sempre.

Un'amore nato anni faDove le storie prendono vita. Scoprilo ora