Capitolo 9

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"Tu lo sapevi vero?"Murphy la osservava con aria interrogativa

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"Tu lo sapevi vero?"
Murphy la osservava con aria interrogativa. Aveva appena visto uscire il suo collega di fretta e furia con la solita sigaretta appesa alle labbra.
Aveva provato a chiedergli che cosa stesse succedendo, ma Peña non si era nemmeno voltato.

"Di cosa stai parlando?"
"Di come funzionano gli interrogatori qua"
Improvvisamente capì. Non volle sapere come lo aveva scoperto, ma riusciva a comprendere la sua frustrazione.
"Se ti consola all'inizio neanche io ero d'accordo".
No, non la consolava. Era una questione di etica. Sì, erano dei criminali, ma torturandoli lo sarebbero diventati anche loro.

Tania quella sera non avrebbe voluto vedere nessuno. L'unica cosa che aveva intenzione di fare era passare una serata da sola a bere e a pensare, e il giorno dopo sarebbe andata direttamente a Bogotà, a parlare con Messina.

Seduta al bancone guardava persa il suo terzo bicchiere di whisky. Non era solita a bere. Le piaceva gustarsi del buon vino o farsi una birra, ma non era il tipo di ragazza che si ubriacava alle feste.
Tuttavia desiderava dimenticare quella giornata. Affogare la propria delusione nell'alcol in santa pace.

Girare da sole non era sicuro già negli Stati Uniti, figurarsi in Colombia.
Inoltre Tania aveva un aspetto molto particolare. Non sembrava affatto una colombiana, ma nemmeno una statunitense.
Aveva la pelle bianca come la neve e i capelli lunghi e rossi. Il suo volto era ricoperto di lentiggini e gli occhi erano verde oliva.
Non aveva un fisico da modella. Era ricoperta di lievi strati di grasso che si accumulavano sui fianchi, donandole un fisico a pera che risaltava bene le curve dolci del suo corpo. Era decisamente degna di attenzioni.

Un uomo si avvicinò un po' troppo al suo viso: "hola mi amor".
Il suo alito puzzava di alcol e sigarette, ma probabilmente anche quello di Tania in quel momento aveva lo stesso sapore.
Lei non si girò a guardarlo. A malapena lo sentì parlare. Era troppo affranta anche per litigare con un viscido come lui quella sera.

L'uomo magicamente sparì, senza che lei desse troppo peso alla cosa, lasciando il posto ad un'altra persona che si sedette sullo sgabello a fianco a quello di Tania.
"Vacci piano con il whisky o dovrò venire a raccoglierti affogata nel tuo stesso vomito".
Tania si voltò solo quando sentì quella voce calda e mascolina.
L'agente Peña era l'ultima persona che voleva vedere.

Si era sentito in colpa per le cose che le aveva detto quella mattina. Non se le meritava. In fondo quella ragazza faceva bene il proprio lavoro. Era sicuro che negli Stati Uniti fosse una delle migliori nel suo campo, ma non era preparata alla vita in Colombia.

Tania non si mosse, non aprì bocca e non si voltò a guardarlo. Era convinta che se avesse anche solo battuto le ciglia sarebbe esplosa in un tornado di emozioni contro il suo collega.
"Ti chiedo scusa per sta mattina. Siamo tutti un po' stressati. Le cose non stanno andando come vorremmo e questo ci porta ad essere facilmente irritabili".
In un altro contesto sarebbe rimasta stupita nel sentirlo ammettere di aver sbagliato, ma il quel momento delle sue scuse non ci faceva niente.

Bevve velocemente il suo ultimo sorso di whisky e si alzò di colpo dallo sgabello, come se improvvisamente fosse diventato lava.
Gli diede una spallata e si diresse verso la porta.
Solo quando fu fuori dal locale si rese conto che lui camminava ancora dietro di lei.
Fece finta di niente, fino a quando lui le afferrò il braccio e la voltò verso di lui.
La sua presa era salda, ma non da farle male. Trasmetteva il suo solito carattere autoritario che avrebbe fatto smuovere anche un albero.
Improvvisamente sentire la sua mano calda intorno al suo braccio la fece sentire come se si fosse scottata e si tirò indietro.
"Aspetta. Ascolta. So che siamo partiti con il piede sbagliato, ma tu che cosa faresti se ti trovassi davanti ad un uomo che con il suo silenzio è complice di aver ucciso tuo figlio, o tuo marito, o i tuoi genitori? Non ti chiedo di capirci, ma devi sapere che il mondo non si divide in buoni e cattivi".
Questa volta il suo tono era dolce ma severo, come quello di un padre che sta sgridando la figlia, ma solo per farle comprendere un concetto che non si potrebbe trasmettere con altri toni.
"Stai tranquillo Peña. Non ti devi giustificare, me ne torno negli Stati Uniti".

Raggi di luna e dita sul grillettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora