Capitolo 27

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"Non sei la persona che ci aspettavamo di avere qui"

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"Non sei la persona che ci aspettavamo di avere qui".
"Beh, nemmeno voi siete esattamente il tipo di persone con cui desideravo avere a che fare".
Era ovvio che non si piacessero, tuttavia tra le due vi era un inimmaginabile forma di ammirazione.
Tania vide fin da subito nella signora Moncada una donna forte che riusciva in qualche modo a farsi rispettare in un mondo fatto a misura per gli uomini.
Dall'altra parte Judy si trovò di fronte ad una ragazzina coraggiosa, fin troppo consapevole del peso delle proprie scelte.

Tania si era fatta scortare in quella villa meravigliosa da Don Berna che l'aveva trattata come una conoscente di una vita.
A quel punto la ragazza aveva fatto facilmente 2+2.
Era ovvio fosse un informatore di Javier ed era ancora più ovvio che li tenesse d'occhio.
Questo implicava la conoscenza, fin troppo approfondita, di alcuni dettagli intimi tra i due collaboratori della DEA.

"Vi darò le informazioni che volete, ma ho delle regole".
Tania era furba, e lo avevano capito anche gli altri. Don Berna ne era rimasto felicemente sorpreso, e non riuscì a non comprendere come quello stronzo apatico di Peña avesse fatto a prendersi per una ragazzina così. Gli dava filo da torcere.

La signora Moncada si era seduta sul divanetto di fronte al suo, accavallando le gambe e stirando un sorriso stupito da sotto la sua sigaretta fumante.
Aveva aperto le braccia in segno di ascolto e alzato leggermente il sopracciglio sinistro a sfidarla.
"Non si uccidono innocenti e disarmati".
Nessuno dei presenti si guardò tra di loro, ma Tania riuscì a percepire il volto dei fratelli Castaño indurirsi e i pugni chiudersi.
Quando capì che nessuno aveva qualcosa da obiettare proseguì.
"Voglio protezione, per me e i miei colleghi".
"Sono sicuro che Peña avrebbe chiesto la stessa cosa nei tuoi confronti, se non fosse stato così fottutamente stupido da non accettare".
Tania ignorò l'uscita infelice di Don Berna, nonostante l'omone l'avesse tratta fin da subito con riguardo, come se fosse un amico di vecchia data di Javi.

"E voglio la Quica. VIVO".
Tutti i presenti sapevano ciò che la Quica aveva fatto a quella ragazzina innocente. A dir la verità sapevano proprio ogni cosa di tutto ciò che accadeva a Medellín e la sua richiesta gli sembrò più che legittima.
"In cambio vi darò tutto ciò che vi serve, ma niente informazioni sulla merce e sui voli di Escobar. L'obiettivo è prenderlo e ucciderlo. Non aiutare i vostri affari".
Ennesima dimostrazione della sua intelligenza che infastidì leggermente l'ego femminile di Judy.

"Muy bien. Bienvenida en Los Pepes".
Le due donne si erano strette la mano in un gesto che avrebbe fatto rabbrividire anche il diavolo.
Era fatta.

Uscita dalla casa, con la stanchezza di chi ha retto un grande sforzo emotivo e mentale, Tania si accese una sigaretta.
Il rumore dell'accendino che le illuminò parzialmente il viso nella notte coprì il suono di tacchi in arrivo alle sue spalle.
"Sai, sei molto meno stupida del tuo amato agente".
"O forse solo più ingenua".
Un aspirata di fumo prima di riprendere a parlare colmò quel silenzio rumoroso.
"Forse sì...Ma secondo me sei semplicemente più ferita".
A quella parola Tania si voltò verso Moncada a cercare una spiegazione sul suo volto, ma la donna non si era girata nemmeno sentendosi osservata. Guardava dritto davanti a sé a testa alta.
"Javier avrebbe più motivazioni di me per essere qui".
"Eppure non c'è...Perché sei qui piccola?".
Tania non sapeva se sentirsi più offesa per come era appena stata chiamata o per come lei parlava dell'agente Peña.
"Non dirmi che sei qui per mettere fine alla sofferenza della Colombia...Sei troppo intelligente per diventare socia di un organizzazione di Narcotrafficanti solo per la bontà d'animo...".

Raggi di luna e dita sul grillettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora