Capitolo 6

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Ogni tanto buttava un occhio nel sedile passeggero dove sedeva Tania

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Ogni tanto buttava un occhio nel sedile passeggero dove sedeva Tania. Sembrava rilassata dal suo punto di vista. In realtà la ragazza sentiva uno strano senso di claustrofobia in macchina con lui che riusciva ad infastidirla con poche parole e allo stesso tempo farla rabbrividire con uno sguardo.
Teneva il gomito sul finestrino, e con la testa che ciondolava sul suo pugno chiuso osservava le strade buie di Medellín.
"Hai mai rischiato la vita facendo questo lavoro?".
Lui non rispose. Era rimasto un attimo sorpreso da quella domanda. Nessuno aveva mai osato cercare di entrare nella sua sfera di vita personale.
La risposta era abbastanza ovvia comunque: tutti in Colombia rischiavano la propria vita ogni giorno ormai. Era un susseguirsi di sparatorie nei bar, per le strade, di bombe nelle città e sugli aerei.
Non esisteva neanche più un angolo sicuro in quella parte di sud America.

"È vero che usi le prostitute come tue informatrici? Non è un po' pericoloso? Per loro dico...".
"Te l'hanno detto i tuoi amichetti del Blocco di Ricerca?".
In realtà anche lui sapeva che tutti ne erano a conoscenza. Sì, era pericoloso, e un paio avevano anche perso la vita facendo questo giochetto, ma sapevano che cosa rischiavano. In più lui sapeva essere molto persuasivo, essendo pur sempre un gran bell'uomo e forse l'unico che in realtà non le trattasse come delle puttane. Alla fine erano semplicemente delle donne con cui si scambiava dei favori: loro andavano a letto con i Narcos cercando di ottenere informazioni per lui e lui in cambio le proteggeva e offriva loro passaporti falsi. Con l'aggiunta di un ottimo sesso per scaricare la tensione accumulata nel fare quello che facevano.
"No simpaticone, non me l'hanno detto quelli del Blocco di Ricerca. Ho visto sta sera come si comportavano quelle donne e, beh, ho fatto due più due".
Non era vero, glielo avevano ovviamente detto quelli del Blocco di Ricerca, ma non voleva dargli la soddisfazione di avere ragione.

Peña stava per riaprire bocca quando girò di colpo il volante a sinistra facendo sbandare la macchina per un secondo nella corsia opposta.
Tania aveva appena emesso un gridolino eccitato che lo aveva spaventato e colto di sorpresa (cosa che difficilmente gli capitava).
I suoi riflessi avevano avvertito il pericolo, ma la ragione di quell'urlo era completamente diversa.
"Ma sei impazzita?" gridò lui arrabbiato e ancora con il fiato corto per lo sbigottimento.
"No, alza ti prego, adoro questa canzone".
Alla radio era appena passata Dos Gardenias e la ragazza sentì il disperato bisogno di cantare a squarciagola quella canzone.
Peña, ancora turbato, sbuffava infastidito. Erano nel bel mezzo di una guerra e lei si permetteva di cantare come se la gente non morisse tutti i giorni per strada. Ma forse era solo lui che la vedeva così. In fondo la maggior parte dei suoi colleghi si scambiavano battute divertenti, passavano le feste felici con la propria famiglia, trovavano il tempo per rilassarsi un po' e liberare la mente. Mentre lui non era fatto così. Lui non riusciva ad essere sereno sapendo la terrificante realtà che stava vivendo quel Paese. Non si sentiva veramente felice da un'eternità di tempo. Solo Murphy riusciva a farlo ridere e a fargli staccare la testa per qualche ora durante le loro bevute. Forse perché tutti e due la vivevano allo stesso modo.
Avere quella ragazzina così giovane e spensierata di fianco a lui in macchina lo fece sentire un po' responsabile per lei, perché avrebbe voluto anche lui essere così: vivere tutto così intensamente come faceva lei, che aveva le palle per non farsi mettere i piedi in testa e allo stesso tempo per lasciarsi andare ai pochi momenti tranquilli che la loro vita gli concedeva.
Alla fine non era lei a infastidirlo, era il fatto di non riuscire ad essere come lei che lo logorava dentro.
In quel momento, l'agente Peña, si rese conto che avrebbe dovuto proteggere quella ragazzina dallo schifo che la attendeva e mantenere puro quel desiderio di assaporare la vita che aveva dimostrato appartenerle fin dal primo giorno che si erano incontrati.

Raggi di luna e dita sul grillettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora