"Dormi ancora un po' ragazzina".
Tania aveva quasi sobbalzato nel letto nel sentire la sua voce assonnata giungere alle sue orecchie.
"Non ci riesco".
Riposava ad occhi chiusi ancora nudo di fianco a lei, mentre Tania, con la testa appoggiata al braccio lo guardava e gli accarezzava i capelli che gli ricadevano sul viso.
Peña si alzò su un gomito e le lasciò un bacio leggero sulla guancia prima di lanciare un'occhiata alla sveglia sul comodino.
5:36.
Si rimise steso sul materasso e le attorcigliò la vita con un braccio.
"Javi?".
"Mh?" Aveva mugulato lui.
"Secondo te riusciremo davvero a prendere Pablo Escobar un giorno?".
Quella domanda le bruciava in gola da tempo, tuttavia temeva di risultare tropo ingenua nel porla.Aveva aperto gli occhi anche lui accompagnato da un sospiro profondo.
Non aveva una risposta a quel dubbio, ma Tania lo stava guardando come una bambina curiosa e spaventata, intenerendo la sua espressione dura.
"Non lo so Tania. Nessuno sa come andrà a finire, ma devi credere che sia così, se no tutto questo non avrà avuto un senso".
Lei annuì e si lasciò andare sul suo petto caldo distratta dai suoi pensieri grazie al suo battito cardiaco.*
Quel giorno Tania era di riposo e avrebbe trascorso la sua giornata insieme a Connie, come accordato il giorno prima.
L'agente Peña era uscito dall'appartamento per dirigersi al lavoro solo dopo aver bevuto la sua solita tazza di caffè e aver lasciato un ammonimento a Tania di non distruggergli l'appartamento. Ammonimento a cui lei aveva risposto alzando il dito medio.Era in macchina, rilassato dalla piacevole notte passata con la sua collega, quando il suo telefono iniziò a squillare.
Sullo schermo lesse il nome di Maria.
Non ne era in vena, non quella mattina, così lasciò che il telefono continuasse a suonare.
Solo alla terza chiamata di fila decise di rispondere, anche con un filo di preoccupazione, alla chiamata.
"Javi, ehi, passa da me, ho una cosetta che potrebbe interessarti...".
Il suo tono pareva malizioso, come sempre. Quindi l'agente non si interrogò direttamente se si trattasse di una questione lavorativa o di piacere.
Cambiò direzione e si diresse al bordello.*
Entrato nell'appartamento fu assalito dalla figura della prostituta che cercò disperatamente in lui un bacio.
La scansò leggermente, non desideroso di ricevere quel tipo di affetto da qualcuno che non fosse quella maledetta ragazzina che gli aveva fatto perdere la testa.
Delusa, Maria indietreggiò, ferita nell'orgoglio. Non era abituata a uomini che non apprezzassero la sua compagnia, e non ricevere attenzioni dall'uomo che desiderava maggiormente la colpì nel profondo."Non ho molto tempo. Che hai per me?". Era tornato ad essere lo stronzo che aveva conosciuto anni prima.
Lei si avviò in una stanza adiacente a quella in cui si trovavano e gli fece cenno di seguirla.
Seduta su un letto, che l'agente Peña conosceva molto bene, vi era una ragazza dai lunghi capelli castani.
All'entra di quell'uomo si era alzata silenziosamente, cercando gli occhi di Maria."Maritza ti presento Javi".
L'agente stava in piedi con le mani ai fianchi a squadrare quella timida ragazza, cercando una risposta da solo a tutte le domande che gli frullavano in testa.
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Raggi di luna e dita sul grilletto
General FictionL'Agente Peña aveva sempre vissuto pensando solo ed esclusivamente a prendere Pablo Escobar e avrebbe usato qualsiasi mezzo per farlo. Mai si sarebbe immaginato che durante quella guerra contro il narcotraffico avrebbe trovato qualcuno in grado di c...