La tua mano nella mia

552 18 2
                                    


Carmine

Sto in isolamento da ieri sera, e ci devo restare per altri due giorni.

So che ho sbagliato, ma non ci ho visto più. In quel momento tutto mi sembrava nero. In quel momento vedevo solo Rosa a terra, da sola, in una scena che avevo già vissuto.

Rifarei tutto, ogni pugno sferrato contro il suo viso e ogni calcio. Mi sento in colpa di non essere arrivato prima e di non aver potuto evitare tutta la sofferenza a Rosa, non oso neanche immaginare quanta paura avesse e cosa ha subito.

Vorrei spaccare tutto ma devo contenermi, devo stare calmo per poter uscire al più presto e andare da lei. Ora lei ha la precedenza su tutto e io non posso stare qua.

Immerso nei miei pensieri sento dei passi avvicinarsi e so benissimo chi è. L'unica persona che mi conosce in ogni mio stato d'animo e che mi ha realmente stato accanto in tutte le fasi negli ultimi anni.

Il comandante arriva davanti alla mia cella e si ferma guardandomi con una faccia stanca, mista di sentimenti diversi. Lui è come un padre per me, anzi il padre che non ho mai avuto, e di conseguenza soffre e gioisce per me più di chiunque altro. In questo momento è distrutto, come non esserlo dopo quello che è successo. Se nessuno fossi arrivato in quel momento, non posso pensare a cosa sarebbe successo, a cosa avrebbe fatto a Rosa e solo il pensiero mi fa salire il vomito.

"Carmine, come ti senti?" chiede il comandante entrando nella cella, già sa la risposta alla domanda ma ci prova comunque.

"Me lo dica lei. Come dovrei stare? eh?!" ho una rabbia dentro che vorrei esplodere "Quello stava per violentare Rosa e lei mi chiede come sto? Quello gli ha messo le mani addosso, e lei mi chiede come sto?" le lacrime escono da sole.

"Carmine, sai perchè ti trovi qua in isolamento. E sai che la tua reazione avrebbe avuto conseguenze" cerca di mantenere la calma e mi viene quasi da ridere alle sue parole.

Tutti credono di sapere cosa penso, cosa provo, cosa dovrei fare, ma la verità è che non sanno niente. Il comandante vuole aiutarmi e mi rendo conto, ma adesso l'unica cosa che voglio è vedere Rosa, stringerla e toglierle ogni dolore.

"Comandà, io l'unica cosa che so è che l'avrei ucciso a quello. Sono entrato in bagno e il mio cervello si è azzerato. Ho visto Rosa per terra indifesa, che piangeva e lui..." deglutisco piano "Non ci ho visto più. Rosa, la mia Rosa era in pericolo e avrei fatto qualsiasi cosa per salvarla. So che molti non capiscono o non accettano quello che ci lega, e non riesco neanche a spiegarlo a parole. Se solo le succedesse qualcosa..."

"Provaci. Dirlo ad alta voce non può fare altro che aiutarti" è una cosa che neanche Rosa ha mai sentito a parole, ma lo sa perchè sente il mio cuore e capisce ciò che provo.

"Forse mi sono innamorato di lei da quella spallata in corridoio, o forse quando cercò di uccidermi nello sgabuzzino, sta di fatto che c'è sempre stata una calamita tra noi. Quando la guardo vedo il mio mondo, il mio destino... vedo una mamma per Futura. Una mamma che anche Nina amerebbe, perché Rosa ama nostra figlia. Più lei fa la dura più esce il suo vero animo. E io non posso vivere senza lei, non posso sapere che sta male e che non posso proteggerla. Io -" le parole mi si bloccano in gola.

"Carmine quello che hai appena detto è una delle cose più belle e mature che io ti abbia mai sentito pronunciare. Ma ti dico anche che sei un ragazzo di 17 anni che ama una ragazza, e siete giovani... amare significa soprattutto capire di non poter essere imbattibili, di non poter proteggere sempre quella persona perché non tutto dipende da noi. La cattiveria non dipende da noi. Ma amare significa anche accogliere il dolore e rimarginare le ferite insieme, stringere la mano ed esserci. Semplicemente esserci. Ora Rosa non ha bisogno che tu sia invincibile, ma che tu ci sia e basta" queste parole mi entrano in testa come un ritornello. E mi parte un senso di ansia dallo stomaco, devo andare da lei. Ora.

IO E TE, SU QUELLA SPIAGGIAWhere stories live. Discover now