Sono tornata all'IPM da qualche giorno, con l'obbligo di vedere una psicologa ogni martedì per almeno tre mesi. Peccato che le uniche persone con cui riesco davvero a parlare sono Carmine e Kubra, cioè gli unici che hanno la mia piena fiducia. Infatti sono agitata per domani, sarà il primo incontro e non ho idea di cosa fare o di come gestirlo da sola. Ho il terrore di tornare con la mente su quei momenti, l'ho fatto solo con Carmine in ospedale perché entrambi avevamo bisogno di parlarne e di iniziare a metabolizzare l'evento.
"Rosellina, andiamo forza" Maddalena entra con uno sguardo strano nella mia stanza e mi fa tornare alla realtà. Non capisco dove io debba andare dato che l'incontro è domani e non ho nessuno da incontrare.
"Che succede?"
"Devo accompagnarti giù..." non vuole davvero dirmi cosa succede e lo noto.
"Prima mi dici cosa devo fare" non ho intenzione di muovermi senza saperlo. Mi fa segno di sedermi un attimo ma non lo faccio, non voglio sedermi. Voglio solo sapere.
"Rosa, abbiamo fatto di tutto per tenere segreto quanto successo e lo sai. Ma purtroppo tuo padre è venuto a saperlo e vuole vederti a colloquio" sono pietrificata.
Mio padre è qui. E vuole vedermi.
"No"
"Rosa, sei minorenne e non puoi rifiutarti. Fidati che vorrei non doverti portare lì, dico davvero" mi prende la mano e la stringe, quasi con fare materno. E in questo momento mi chiedo se abbia famiglia, figli, in effetti non gliel'ho mai chiesto. Mi segno nella mente di chiederle qualcosa, magari quando sarò più tranquilla. Ma i miei pensieri tornano subito alla persona che mi sta aspettando di sotto, e dalla quale vorrei scappare.
"Però deve durare poco. Mi vede e me ne vado. Non sono tenuta a dirgli niente"
"Sei libera di stare anche in silenzio. Decidi tu piccolina"
La strada verso la sala dei colloqui sembra infinita, e mai come oggi vorrei sprofondare e ritrovarmi lontana da qui. Appena entro sento un'aria molto tesa e non solo per il clima di terrore che genera mio padre, ma anche perchè donna Wanda è seduta con la sua aria altezzosa, che ora inizio ad apprezzare, in attesa di suo figlio. Ci scambiamo uno sguardo d'intesa e lei mi accenna un lieve sorriso e stranamente mi sento un po' più calma, come se avessi una spalla in più al mio fianco. E come se avesse percepito la mia tensione, una mano accarezza la mia e la stringe, non c'è bisogno che mi giri per capire che Carmine è entrato nella stanza ed è la sua mano ad aver cercato la mia come una calamita.
"Io sono qua Tarantè" mi sussurra all'orecchio prima di sedersi di fronte a sua madre. Una soddisfazione nasce dentro di me quando sposto lo sguardo su mio padre e lo vedo impassibile e visibilmente irritato dalla scena che ha appena visto. Mi incammino verso di lui e respiro profondamente mentre mi siedo dando le spalle alla postazione di Carmine.
"Neanche mi saluti?" sinceramente neanche gli rispondo, anzi mi giro a guardare la finestra e quel che si vede del paesaggio.
"Rosa, sono tuo padre e devi ascoltarmi. Io sono quello che decide e se mi avessi dato retta questa cosa non sarebbe successa. è colpa di quello se..." al solo riferimento a Carmine mi giro di scatto verso di lui con occhi pieni di rabbia. Ogni desiderio di stare in silenzio svanisce.
"Non ti azzardare. Che cazzo ne sai tu di cosa è successo? Di come mi sento? Per me non esisti più da un po'" sento gli sguardi su di noi, in particolare uno.
"vedi? Ti ha messo contro di me"
"Tu Carmine non devi neanche nominarlo. Prenditela con me, che sono sangue del tuo sangue se ci tieni. Ma tutto questo, è solo colpa tua" mio padre mi guarda con disprezzo.
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IO E TE, SU QUELLA SPIAGGIA
RomanceRosa e Carmine sono due anime che si sono trovate, e ora sono più uniti che mai. Riusciranno a raggiungere quella spiaggia fatta di felicità?