Rendi possibile l'impossibile

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POV'S Harry
Devo trovare un argomento, un qualcosa su cui fondare una conversazione che può essere interessante per entrambi. In realtà io sono più che curioso di sapere di più su di lei. Lei sembra diversa, è una semplice ragazza acqua e sapone e vederla così mi fa uno strano effetto. Decido di chiederle sulla sua vita, cosa le piace fare e cosa detesta. Per la seconda volta scelgo un argomento banale ma non mi interessa, mi incuriosisce.

-Allora, ti andrebbe di parlarmi un pó di te?

Le parole mi escono a stento, c'era un silenzio imbarazzante che andava rotto. Forse, con una domanda più "intelligente", ma andava rotto.

-Non c'è molto da sapere su di me. Sono figlia di due persone, due "genitori" non presenti nella mia vita. Quando ho un problema, quando sto male loro non lo sanno. E no, non è colpa mia perché non dico loro ciò che accade nella mia vita. Sono loro troppo distanti da me, dalla mia realtà. La scuola va bene, certo, non sono il massimo ma me la cavo. Odio vedere gli altri ottenere facilmente, in maniere a dir poco disgustose, ciò che io ho sudato per ottenere. Ma questa è la vita è ce ne dobbiamo fare una ragione, si va avanti.

Risponde così e io rimango immobile, non so cosa dire o cosa fare.

POV'S Kate
Le parole escono come uno sfogo liberatorio, non c'è modo per fermarle. Harry è immobile e mi ascolta, veramente. Pensandoci bene, quanto è importante avere qualcuno che ci ascolta? Qualcuno che c'è sempre nel momento del bisogno? Non so ma Harry lo sta facendo, mi sta ascoltando e riesco ad immaginare quanto quelle parole lo abbiano turbato. Finalmente mi risponde.

-Sei una ragazza forte, guardati. Non tutti riescono a parlare di ciò che accade nelle loro vita in questo modo e tu...tu lo hai fatto.

Mi dice, con un filo di voce tra stupore e tristezza.

È questo il punto, io non ne ho mai parlato con nessuno. Ho sempre tenuto tutto dentro, tanto, a chi dovrebbe importare? Con Harry è diverso. Non ha parlato il cervello, ma il cuore. Cervello e cuore: due organi, due fattori, che ho sempre saputo controllare. Hanno sempre "lavorato" insieme per superare tutte le difficoltà. Se penso di fare qualcosa, la faccio. Non importa quanto il cuore possa farsi male, se ne farà una ragione perché è abituato. Un cuore che non ha mai avuto una giusta importanza, ferito e mai curato.

-Oltre lo studio, cosa ti piace fare? Cosa ti rende felice?

Harry mi tira fuori dai miei pensieri.

-A me piace ballare, mi rende felice e mi permette di non pensare. Nel mondo del ballo non c'è ragione, solo sentimento. Sogno fin da piccola di essere qualcuno nel mondo del ballo ma inizio a non credere nel modo dei sogni, sta diventando una trappola. Una illusione. È impossibile raggiungere ciò che io voglio e ne sono consapevole.

Rispondo, sicura di ciò che dico.

-Rendi possibile ciò che secondo te è impossibile, credici. Perché dovresti uscire dal tuo mondo fatto dei tuoi sogni? È vero, illude e ferisce. Ma ti aiuta a non perdere la speranza.

Harry ha capito tutto. Ha capito cosa c'è che non va. Decido di non parlare oltre, non è importante.

Arriviamo vicino l'edificio Ormai è tardissimo e devo, purtroppo, salutare Harry.

-Grazie per avermi accompagnata. È stato un gesto davvero dolce.

Gli dico, aspettando una sua risposta.

-Di nulla, figurati. Mi piace la tua compagnia. Ecco, prendi, questo è il mio numero. Chiama quando vuoi.

Harry è stato dolce. Decido di dargli il mio numero. Sono consapevole che, orgogliosa e insicura come sono, non lo chiamerò mai.
Fatto ciò lo saluto ed entro a scuola.

You will never walk alone from nowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora