Capitolo 14 - Scusa

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"Dove sei?"

Il telefono vibra mentre sono da sola nella squallida camera dell'hotel più vicino alla stazione che abbia trovato con così poco preavviso. Ho gli occhi rossi, gonfi e lucidi dal pianto, a stento leggo il nome del mittente. Ma riconosco senz'altro la sua foto profilo. Decido di non risponderle.
Sono estremamente delusa. Mi sento usata, presa in giro. Eppure come può svanire così tutto ciò che ci siamo dette in questi mesi. Davvero ha significato così poco per lei? Io le ho mostrato le mie cicatrici, lei le sue. Ho abbassato la mia corazza. Mi sono mostrata fragile. Mi sono resa fragile, e quando ho deciso di lasciarmi accarezzare da quelle soffici e dolci mani, mi è arrivato uno schiaffo in pieno viso. Perché Fede?
Mi hai donato la luce per poi ricacciarmi nelle tenebre.
Mi sento come un fazzoletto nel vento, volevo solo rimanere nella tasca tua.
I versi di questa canzone che ascoltavo un po' di tempo fa tornano prepotenti a galla nella mia mente, non hanno mai avuto così tanto senso.
Mentre continuo ad asciugarmi le lacrime sento il mio cellulare che torna a squillare. Il suo numero compare sullo schermo. Ignoro ancora. Prendo una felpa della Freddy e un leggins nero dalla valigia e vado a farmi una doccia veloce, domattina prenderò un treno che mi porterà a casa. Rivedere i miei amici, la mia famiglia, tutte le persone a cui tengo, non potrà che farmi bene. Forse ho bisogno di staccare da tutto per almeno ventiquattrore, dopodiché partirò con gli instore, le interviste, le ospitate. E non vedo l'ora. Sembra un sogno. Tutto perfetto, o quasi.
Sì perchè la perfezione si sarebbe raggiunta con te al mio fianco. Ma hai preferito lui. Anzi, hai preferito non scegliere. Una lacrima solitaria mi scorre lungo il viso. L'asciugo rapidamente e ricaccio le altre dentro.
Guardo il telefono. Ci sono innumerevoli messaggi di Federiva che mi chiede di risponderle al telefono e cinque chiamate perse.
Stai di nuovo scappando dai problemi Nina.
Ma stavolta è diverso, sono ferita, arrabbiare, profondamente delusa e innamorata.
Ma è davvero la cosa migliore ignorarla?
Forse no. Forse dovrei darle il modo di chiarire. Io a lei ci tengo tanto, troppo. Forse più che a me stessa.
E mentre porto avanti questo dibattito con la mia testa, mentre tengo ben saldo il telefono tra le mani, quest'ultimo ricomincia a squillare. Lo guardo.
È lei.
Lo lascio suonare per una decina di secondi, indecisa sul da farsi. Su chi ascoltare. E alla fine vince sempre lui.

"Pronto?"

Un sospiro sorpreso mi accoglie dall'altro lato del telefono. Probabilmente credeva che la sua chiamata sarebbe andata a vuoto come le precedenti.

"Angelina! Finalmente, ero così preoccupata. Come stai?"

Sentire la sua voce preoccupata smuove ulteriormente qualcosa in me. Non posso obbligarmi ad odiarla.

"Fisicamente bene."

Le rispondo distaccata.

"Dove sei? Possiamo parlare? Sono stata una stupida, permettimi di rimediare, ti prego."

Sento la sua voce spezzata dalle lacrime. Un fendente al petto. Non riesco a negarglielo.

"Ti mando la posizione."

Dico fredda per poi staccare la chiamata ed inviare il messaggio promesso alla romana.
Non so se verrà a piedi o in auto, ma in entrambi i casi l'hotel non è molto distante. Decido di prendere il telefono, l'accendino ed il pacchetto di sigarette ed uscire fuori al balcone della stanza, che affaccia sull'entrata della struttura, e che quindi mi permetterà di vedere l'arrivo della corvina.
Fumo una sigaretta dopo l'altra, lasciando alla nicotina il tentativo di calmarmi, invano.
Dieci minuti dopo intravedo la sagoma della ragazza che ormai riconoscerei ovunque. Infatti, poco dopo, sento il mio cellulare squillare ed il suo nome riempie lo schermo. Non le rispondo ma decido di recarmi direttamente nel cortile.

"Fede."

Sussurro quando sono alle sue spalle, mentre lei era intenta ad ascoltare gli squilli d'attesa del cellulare.

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