Capitolo 10

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Il weekend arrivò e con lui anche Sam. Accompagnata dai ragazzi, quel pomeriggio Taylor andò a recuperare l'amica all'Aeroporto Internazionale di Portland. Era emozionata, erano sei mesi che le due amiche non si vedevano; riuscivano ad incontrarsi solamente due volte l'anno per tre giorni compresi quello di arrivo e quello di ritorno.
I due fratelli si erano offerti di andare a prendere Sam all'aeroporto tanto che Taylor quella mattina avrebbe lavorato fino al pomeriggio, tuttavia la castana non poteva assolutamente mancare al suo arrivo e si era rifiutata categoricamente di aspettare a casa.
L'aeroporto era pieno zeppo di persone di ogni tipo, la maggior parte di questi non si fermava un attimo creando un continuo via vai; ognuno di loro trascinava con sé almeno una valigia o sorreggeva un bagaglio a mano e c'era un continuo vociferare incessante  che si mescolava agli avvisi automatici del luogo. Taylor si guardò intorno notando famiglie salutare i propri figli, amici pronti per partire insieme per vivere una nuova avventura e chi invece in solitario si dirigeva verso il proprio volo.
Xavier, per la presenza di così tanta gente, cominciò ad innervosirsi visibilmente mentre aspettava impaziente il momento per poter andare via.
I tre si trovavano al gate ad aspettare Sam la quale, dopo circa mezz'ora dal loro arrivo, si presentò accompagnata dalla sua grande valigia viola; gli occhiali da sole spostavano dal viso i suoi lunghi capelli corvini e il suo viso era perfettamente truccato con un make up leggero; per il viaggio, aveva deciso di indossare dei vestiti comodi optando per una camicia a quadri rossa, un top nero e leggins e scarpe del medesimo colore.
Appena gli sguardi delle due amiche si incrociarono, si sgranarono dalla gioia. Entrambe si corsero incontro abbracciandosi forti a se, come se avessero paura di rimanere separate per altro tempo ancora e i due fratelli osservavano la tenera scena in disparte.

-Finalmente sei arrivata!-
Disse Taylor prima di staccarsi dall'amica.

-Non sarei riuscita a sopportare un altro giorno di più senza poterti vedere, ti trovo veramente in forma!-

Le due risero ancora scambiandosi un  ultimo abbraccio, poi Sam afferrò la sua valigia e la trascinò con sé fino ai gemelli.

-Loro sono Xavier e Ryder, i miei famosissimi coinquilini-

I due ragazzi strinsero la mano alla corvina la quale ricambiò il saluto con un grande sorriso.
Ryder si offrì per portare la valigia della viaggiatrice, ma Sam gentilmente rifiutò la carineria ringraziando il biondo.
Le due amiche cominciarono a parlare senza mai fermarsi lasciando in disparte i due fratelli che le seguivano senza fiatare. Guardandole camminare vicine,  entrambi trovavano divertente la loro notevole differenza di altezza.

-Non vedo l'ora di passare una bella serata anche con voi ragazzi! Questa sera è d'obbligo goderci una birra tutti insieme!-
Sam si voltò sorridente verso Ryder e Xavier che accettarono senza opporsi: Ryder le sorrise ringraziandola dell'invito mentre Xavier alzò semplicemente le spalle.

La vibrazione del telefono di Ryder attirò l'attenzione del suo possessore il quale  sfilò l'oggetto dalla propria tasca dei suoi cargo; un messaggio si stampò sullo schermo di esso e quando il biondo finì di leggerlo, il suo sangue si gelò e un'onda di brividi pervase tutto il suo corpo. Con terrore si guardò in giro tenendo stretto l'oggetto nella sua grande mano. Deglutì non trovando intorno a sé la causa della propria agitazione e rilesse il messaggio:"Vi ha trovato, dovete sparire il prima possibile".

-Ryder, tutto okay?-

A risvegliarlo fu la voce annoiata del gemello il quale aveva già in mano una sigaretta pronta ad essere accesa fuori dalla struttura. Ryder sorrise a fatica mettendo il telefono da dove lo aveva preso e si grattò la nuca fingendosi imbarazzato.

-Non vi trovavo più, ecco perché sono rimasto indietro. Scusatemi-

Il biondo raggiunse il gruppetto con una breve corsetta e ignorò lo sguardo accusatorio di Xavier il quale aveva già capito che qualcosa non andava, conosceva il fratello come le sue tasche e sapeva benissimo quando  egli cercava di nascondere qualcosa.

Nel mentre Taylor, Sam, Xavier e Ryder si dirigevano alla macchina per tornare a casa, non troppo lontano dall'abitazione della prima, Luis stava tornando nella propria dopo aver finito delle commissioni che la madre gli aveva gentilmente chiesto di svolgere. Il cielo si stava scurendo e il tramonto era dipinto di rosa, le sagome nere degli uccelli che volavano su di esso lo facevano assomigliare ancor di più ad un dipinto.
Il giovane era incantato da quante sfumature potesse avere il cielo, ogni giorno vi era un colore diverso e ogni giorno pensava la stessa identica cosa: "Chissà di che colore sarà il cielo domani".
Il telefono gli squillò e non ci mise molto a rispondere:-Mamma?-

-Tesoro, dove ti trovi?-

-Sono quasi arrivato a casa-

-Tuo padre è tornato prima da lavoro e volevamo andare a cena fuori, ti va di passare una serata con noi?-

Luis sorrise come un bambino al quale gli avevano appena regalato una valanga di caramelle, non era solito riuscire a passare del tempo insieme ai genitori poiché tutti e tre erano impegnati tra lavoro e, nel caso suo, anche con lo studio.

-Certo mamma, torno subito! Mi sbrigo!-

-Tranquillo Tesoro, io e tuo padre ci stiamo ancora preparando, hai tutto il tempo anche tu di sistemarti. Ti aspettiamo a casa allora. A dopo, ti voglio bene-

-Ti voglio bene anche io, mamma. A tra poco!-

Felice, Luis chiuse la chiamata e accelerò il passo per poter arrivare prima dai genitori. Dalla via nella quale si trovava, imboccò quella di casa sua svoltando a destra; la villetta dove abitava si trovava a cinque casate più avanti.
Quando superò l'angolo, però, si scontrò con qualcuno di gran lunga più alto di lui e più robusto. Luis alzò lo sguardo incrociando quello severo dell'uomo e si pietrificò riconoscendo la lunga coda di cavallo brizzolata.

-S-scusi, non l'avevo vista. Mi perdoni-
Balbettò, agitato, il giovane.

-Sei il ragazzo che stava in macchina con la ragazza che mi ha quasi investito, non è così?-

Luis deglutì annuendo:"Cavolo che memoria che ha" pensò.

-C-ci dispiace, eravamo sovrappensiero quel giorno che- –

-Non mi interessa-

La parlata del giovane fu bruscamente interrotta dall'uomo il quale si avvicinò sempre di più all'esile figura. Lentamente Luis venne annusato dallo sconosciuto procurandogli ansia e imbarazzo, non vedeva l'ora che tutto quello finisse e di poter finalmente tornare a casa dai genitori.

-Hai il loro odore, anche se fievole. Dimmi ragazzo, per caso sai dove abita la tua amica?-

Luis, senza distogliere lo sguardo, scosse la testa mentendo al suo interlocutore; egli sapeva benissimo dove Taylor abitasse, ma quell'uomo non gli sembrava un individuo al quale potergli dare un'informazione simile.

-Stai mentendo-
Ringhiò l'uomo spaventando Luis.

-N-no signore,non sto mentendo! Io e lei siamo solo colleghi di lavor- –

Prima che egli potesse giustificarsi, l'uomo afferrò il ragazzo violentemente dal collo il quale sgranò gli occhi cominciando a lacrimare dalla paura.
La stretta si fece sempre più forte impedendo a Luis di respirare e   portandolo a stringere le mani sul polso dell'uomo in un disperato tentativo di liberarsi. Fu inutile.
Improvvisamente si sentì un suono secco, come se un ramoscello fosse stato appena spezzato in due; le mani del ragazzo penzolarono lungo il suo corpo il quale precipitò di peso sul marciapiede.
L'uomo superò il cadavere di Luis i quali occhi pieni di lacrime e dolore fissavano per l'ultima volta i colori accesi del cielo non potendo sapere mai più di che colore sarebbe stato lo stesso cielo il giorno dopo.

I miei coinquilini sono vampiri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora