Capitolo 13

52 2 4
                                    

I ricordi di dieci anni prima invasero la mente di Xavier il quale stava fumando una delle sue fidatissime sigarette nel giardinetto sul retro della casa. Si trovava sdraiato a terra a guardare le stelle coperte dal fumo che abbandonava la sua bocca.
Il funerale lo aveva reso particolarmente giù di morale nonostante la cerimonia fosse di una persona mai vista.
Il cielo era dipinto di blu e le stelle erano numerose e luminose quella sera, Xavier allungò la mano libera come in un tentativo di afferrarne una.

-Com'è la vita lassù, Hunter?-
Chiese alla stella più luminosa.

-Da quando sei andato via, il mondo ci è totalmente crollato addosso- inspirò un po'di fumo per poi buttarlo fuori -A me, a Ryder e soprattutto a Kendall...-

Il moro smise di parlare non appena sentì dei passi familiari avvicinarsi a lui. Rimase in silenzio fino a quando Taylor si sedette al suo fianco, nessuno dei due proferì parola. La ragazza occhialuta strinse le ginocchia al petto e le abbracciò malinconica, Xavier nel frattempo non aveva smesso di fissare la stella.

-Poco fa ho parlato con Ryder- sussurrò la ragazza - Vi ringrazio di esser venuti al funerale di Luis, ho apprezzato veramente tanto il vostro gesto-

Il moro prese un respiro profondo: -Devi dirmi qualcos'altro?-

Taylor si strinse ancor di più e deglutì:-Ryder mi ha detto che dovete andare via, è così?-

Il giovane chiuse gli occhi e sospirò passandosi la mano sul viso nel mentre acquistò una posizione seduta.

-Mio fratello ha il brutto vizio di parlare troppo-

-E tu invece di non parlare affatto...-

-È un difetto?-

I due si guardarono senza dire niente, poi Taylor alzò la testa osservando il cielo stellato.

- Anche a me piace guardare le stelle, mi danno tranquillità-

-Io guardo sempre solo una stella-
La voce di Xavier era pacata.

- La Stella Polare? È la stella più brillante di tutte in effetti -
Sorrise Taylor.

-No, non è la Stella Polare- Xavier si portò l'ennesima sigaretta alla bocca -È Hunter-

La riccia, delicatamente, bloccò l'amico dall'accendersi la sigaretta posando la sua piccola mano sul polso del moro che fermò il suo gesto.
I ricordi entrarono nella mente del giovane con violenza costringendolo ad assumere la stessa posizione della ragazza posando la fronte sulle ginocchia. Taylor lo guardava senza sapere come comportarsi in quella circostanza, era la prima volta che vedeva un accenno di vulnerabilità da parte di lui.
Le spalle di Xavier cominciarono a tremare e istintivamente la coinquilina lo abbracciò facendolo rimanere sorpreso da quel gesto.

-Avete perso anche voi una persona importante?-

-Era come un fratello... Nostro padre lo ha ucciso-

Taylor, senza staccarsi dall'abbraccio, sgranò gli occhi rimanendo pietrificata dalla notizia e Xavier si accorse, com'era ovvio che sarebbe successo, dell'incredulità che aveva colpito la coinquilina dalla quale si divise.

-Scusa, ti ho messo in difficoltà- si schiarì la voce -Non avrei dovuto dirti una cosa simile, mi dispiace-
La voce del moro era spezzata nonostante cercasse di nascondere il dolore e la debolezza che stava provando in quel momento.

-N-no Xavier, non devi scusarti... Non hai nulla di cui- -

-Lascia perdere, ho parlato senza pensare- Xavier si alzò seguito dallo sguardo di Taylor -Comunque sì, io e Ryder dobbiamo andare via e stavamo cercando il modo migliore per dirtelo, ma ci ha già pensato mio fratello-

-Dove stai andando?-
Si alzò Taylor.

-A dormire, penso sia ora. Buonanotte-

La castana rimase da sola nel suo giardinetto, non c'era neanche una decorazione per esterni a tenerle compagnia in quel momento nel quale non capiva il perché si trovasse da sola.
Rimurginò sulla conversazione mentre anche lei si avviò dentro l'abitazione:"Avrò fatto o detto qualcosa che non andava?".
Raggiunse la sua camera dove Sam la aspettava sul suo letto con il telefonino in mano: -Cosa vi siete detti fuori?-

-Ma che fai, origli?-

-No, altrimenti non c'era bisogno di chiederti di cosa avete parlato-
Sorrise Sam posando il cellulare sul comodino per poi mettersi seduta incrociando le gambe.

-Come ti senti?-

-Ancora scossa per Luis, non riesco a pensare ad altro...-

-È naturale Tay, è appena... Successo, non puoi pretendere di poter già superare una cosa simile-

Taylor annuì e si sedette di fronte all'amica la quale le strinse le mani affettuosamente: -Vedrai che un giorno riuscirai a...-

-Non voglio parlarne, scusami-

-Capisco- sospirò Sam -Ma posso sapere almeno cosa vi siete detti tu e Xavier in giardino? Domani sera devo tornare a New York, vuoi lasciarmi col dubbio per altri sei mesi?-

Taylor si sciolse la coda di cavallo e si massaggiò la cute per il fastidio che stava provando per aver tenuto i capelli legati in quel modo.

-Non so se posso, alla fine si è confidato con me e si è subito pentito, quindi non credo sia una cosa di cui posso parlare-

-Va bene va bene, non voglio insistere-
Fece un cenno con la mano Sam come per scacciare la sua curiosità.

Nel frattempo irrequieti nella loro stanza, i due gemelli si stavano silenziosamente preparando le loro borse; massimo un paio di giorni, pensarono, e dovevano sloggiare da quella casa.
In cuor loro, ad entrambi dispiaceva il solo pensiero di abbandonare Taylor, tuttavia non avevano altre alternative per poter salvare la loro pelle e soprattutto proteggere la loro amica. Una vita era già stata ingiustamente portata via, i gemelli non volevano avere altre vittime sulla loro coscienza.

-Dovremmo salutarle?-
Domandò Ryder.

-No, sicuramente renderebbero la nostra fuga più difficile- rispose il moro -Aspettiamo domani-

-Domani?-

-Si, quando Taylor accompagnerà Sam all'aeroporto, noi saremo già spariti dalla circolazione. Niente saluto, niente addio-

Forzandosi di accettare l'idea del fratello, Ryder chiuse il suo borsone scuro per poi posizionarlo all'interno del loro armadio; rimase immobile per qualche secondo osservando l'oggetto appena posato, i pugni erano serrati dalla rabbia e dispiacere che stavano torturando la sua mente e il suo cuore... Tutto quel che stava accadendo, portava solo brutti ricordi.
Ryder, improvvisamente, sobbalzò non aspettandosi il tocco da parte del moro il quale posò una mano sulla sua spalla, i loro sguardi color oceano si fissavano lucidi dalle lacrime che stavano trattenendo e i loro occhi si chiusero solamente quando entrambi si strinsero in un fraterno abbraccio; questo durò una manciata di secondi che sembrarono interminabili per loro i quali speravano di poter fermare il tempo. Sapevano che dovevano fuggire lontano, di nuovo, abbandonare tante altre persone che li avevano aiutati per evitare di metterle in pericolo e alla lunga lista di nomi di queste, si aggiunse quello di Taylor. La riccia fu l'unica che i fratelli non trovarono la forza di soggiogare, l'unica che veramente si sarebbe ricordata per sempre di loro e ai fratelli questo pensiero non li metteva per niente a proprio agio.

I miei coinquilini sono vampiri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora